Progetto UE, prodotti omeopatici per carne più sana

2 Settembre 2011
Tutelare la salute del bestiame negli allevamenti in maniera nuova: eliminando cioè i farmaci convenzionali, sostituendoli con prodotti di omeopatia e fitoterapia.
Questo il nucleo di un progetto-pilota, che verrà presto messo in opera dall’Unione Europea ma che già oggi spacca a metà i politici del Vecchio Mondo. Ai favorevoli, come
i capofila socialisti Ulrike Rodust e Luis Capoulas, si oppongono i contrari, guidati dai conservatori inglesi, per cui il tutto è “Una pazzia destinata a bruciare soldi”.
A livello burocratico, il progetto ha già superato lo scoglio della Commissione Agricoltura sotto forma di emendamento al Bilancio 2012 ed ora si prepara all’esame della plenaria. Quella
sotto esame è la prima fase, la fase-pilota, che userà un fondo di 2 milioni di Euro per spingere gli Stati dell’Unione ad usare omeopatici e fitoterapici. I risultati di tale
sperimentazione verranno poi raccolti ed usati per promuovere (o bocciare) la seconda fase.
Tutto ruota intorno a due nodi concettuali: il valore dell’omeopatia e la spesa richiesta.
L’idea che i farmaci negli allevamenti debbano essere quantomeno limitati è richiesta scottante, spesso all’ordine del giorno.
E’ materia recente una risoluzione di Paolo de Castro (PD) che sottolinea come i farmaci passino dall’animale all’uomo, indebolendo l’organismo e rendendolo più debole.
Il problema è l’effettivo valore delle alternative. Se cioè il sospetto verso i farmaci è tra le istituzioni di Bruxelles, non lo è altrettanto la fiducia verso i
metodi non convenzionali.
Per la dottoressa Carla De Benedictis, veterinaria e omeopata, l’omeopatia (o fitoterapia) “Può, certo, essere una componente rilevante nella prevenzione delle malattie animali
soprattutto laddove, come nel biologico, l’uso degli antibiotici è vietato come cura preventiva”. Forse più importante, il nuovo progetto UE consentirà di andare oltre una
contraddizione della legislazione comunitaria. Questa invita infatti a ridurre le dosi di farmaci tradizionali, ma non offre (ad oggi) opzioni diverse dal loro utilizzo.
E poi vi è la questione dei soldi, particolarmente delicata in tempi di crisi. A battere sul nervo scoperto, il draconiano Richard Ashworth, euroconservatore inglese. Per Ashworth, le
sperimentazioni sono “Cavolate” e si appoggia all’Associazione veterinaria britannica, secondo cui
“Gli effetti dell’omeopatia non sono provati”. Forse la via per la medicina alternativa è stata aperta: di sicuro, non sarà un percorso facile.
Matteo Clerici
ATTENZIONE: l’articolo qui riportato è frutto di ricerca ed elaborazione di notizie pubblicate sul web e/o pervenute. L’autore, la redazione e la proprietà, non
necessariamente avallano il pensiero e la validità di quanto pubblicato. Declinando ogni responsabilità su quanto riportato, invitano il lettore a una verifica, presso le fonti
accreditate e/o aventi titolo.