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Presentato il rapporto ARPAV 2006 «rifiuti e riciclo in Veneto»

By Redazione

12 Novembre 2007 – Il Veneto conferma il suo primato per quanto riguarda la raccolta differenziata e smaltimento di rifiuti urbani, è quanto risulta dal «Rapporto 2006
Rifiuti e Ricicli in Veneto» elaborato dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale. Secondo i dati, la produzione complessiva di rifiuti urbani nel 2006 è
stata di 2.359.000 tonnellate, con una percentuale di raccolta differenziata pari al 49%, ben oltre l’obiettivo del 40% fissato per il 31 dicembre 2007 dalla Legge Finanziaria 2007. Da
segnalare che il 73% dei Comuni ha superato il 50% di RD, a fronte di un dato medio nazionale del 24.3% e del 38.1% per le regioni del nord Italia. La provincia che si è impegnata di
più nel 2006 nella raccolta differenziata è stata Treviso (66 per cento dei rifiuti sono differenziati), seguita da Vicenza (52,8 per cento) Rovigo (55,3%), Padova (55,1 per
cento), Verona (45,4 per cento), Belluno (39,8%), Venezia (35,2%).

La raccolta differenziata ha funzionato maggiormente nei comuni che hanno adottato la raccolta porta a porta, mentre l’ultima posizione di Venezia è attribuibile alle peculiarità
della città lagunare e alla conseguente maggiore difficoltà nel recupero. Nel suo intervento l’Assessore Conta ha sottolineato che «è intenzione della Regione
arrivare alla dismissione delle attuali discariche, per sostituirle con forme alternative di smaltimento dei rifiuti», «non ci sono, infatti – ha proseguito Conta – garanzie circa
la sicurezza nel tempo delle discariche e nessuno sa quali sarebbero le conseguenze nel sottosuolo in caso di logoramento delle protezioni, soprattutto per quanto riguarda le falde
acquifere»: l’Assessore ha poi aggiunto che la Regione intende consolidare i già ottimi risultati conseguiti dal Veneto nel campo della gestione dei rifiuti urbani ed i particolare
nell’ambito della raccolta differenziata, che rappresenta a livello nazionale uno dei punti di eccellenza regionale in campo ambientale. «E’ nostra convinzione che il rifiuti rappresenti
una risorsa e che in questo senso dev’essere sfruttato per produrre energie alternative.

Purtroppo in questo campo troviamo molte difficoltà, soprattutto da parte di chi utilizza facili strumentalizzazioni per dire sempre e comunque no a qualsiasi soluzione, che ci
consentirebbe di uscire da un trand negativo che rende l’Italia energeticamente dipendente da altri paesi. Premettendo che un prerequisito assoluto ed essenziale dev’essere la sicurezza dei
cittadini e dell’ambiente, non vorrei che anche per i termovalorizzatori si ripetesse quanto accaduto per il nucleare. Per quel rifiuto – ha concluso Conta – oggi noi compriamo energia prodotta
da impianti nucleari di paesi confinanti o vicini. Sembra una beffa, ma se in uno di questi 153 impianti, malauguratamente, dovesse succedere qualcosa, ne pagheremmo comunque le conseguenze,
senza averne avuto alcun beneficio».

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