Pianeta Birra: qualità, ambiente ed emozioni per i locali vincenti
23 Febbraio 2008
Rimini – Alle birrerie italiane servono idee, ma anche una cucina ed un servizio migliori, l’evoluzione dei locali birrari è stata oggi al centro della giornata
inaugurale del 10° Pianeta Birra Beverage & Co, Esposizione internazionale di birre, bevande, snack, attrezzature e arredamenti per pub e pizzerie a Rimini Fiera fino al 26 febbraio.
Il talk show, che ha avuto luogo nell’area Costa Group, ha delineato lo sviluppo e del mondo dei locali legati alla birra e prospettato alcune interessanti linee guida per il futuro.
«La birra è arrivata da noi nel dopoguerra e i pochi locali erano essenzialmente «alla tedesca» – ha introdotto il moderatore Silvano Rumini, direttore della rivista Il
Mondo della Birra – Poi non se ne è parlato più di tanto fino agli anni ’70 quando improvvisamente ha vissuto un boom come prodotto internazionale dando vita alle cosiddette
Birroteche molto simili per gestione e prodotto alle enoteche. Con l’introduzione della data di scadenza lattine e bottiglie hanno ceduto il passo, negli anni ’80, alla birra alla spina e alla
moltiplicazione dei tipi di birra. Negli anni ’90 sono arrivati i pub a tema, per primi inglesi e irlandesi, e le aziende produttrici di birra hanno affiancato alla vendita della birra anche
progetti «chiavi in mano» per caratterizzare i locali. Oggi non si punta ad una tipologia precisa di locale e nei locali non si beve solo birra e questo prodotto deve convivere con
altri, per esempio il caffè, nell’ambito di spazi multifunzionali«
Quali prospettive dunque per i locali birrari? » Il locale birraio è indubbiamente in crisi d’identità e il prodotto birra va ricollocato – ha spiegato
Lorenzo Cannavale, giornalista esperto in architettura e design – I locali sono grandi e polifunzionali, c’è qualche birra alla spina ed è molta l’attenzione alle bottiglie e al
modo in cui si presentano. Il design del locale si riflette anche nella scelta delle bottiglie e nella loro presentazione. Tutto questo servirà certamente a svecchiare l’immagine della
birra perché le birrerie sono attualmente in un limbo e in Italia ci sono migliaia di locali da riconvertire. Le birrerie specializzate dovranno indirizzarsi su un prodotto di altissima
qualità con un servizio all’altezza. Più in generale questo tipo di locali dovrà tenere conto della grande evoluzione internazionale rispetto ai materiali e alle tecnologie
impiegati. Oggi in giro per il mondo i locali, pur ricercati da un punto di vista del design, sono molto meno freddi e molto più ricchi di richiami alla natura».
«Per essere al passo con i tempi occorrono qualità, ambiente ed emozioni». Queste le tre parole d’ordine di Pietro Biscaldi, Amministratore Delegato del Gruppo Biscaldi:
«Prima la birra era tedesca, poi anche inglese e sudamericana. Ad un certo punto si è arrivati quasi a collezionare le birre e l’offerta eccessiva ha creato problemi. Un tempo
bastava la birra per emozionare, poi la birra in abbinamento al cibo ma in Italia, a differenza di altri paesi come il Giappone, questa evoluzione non è stata sostenuta da un cibo di
qualità. La birra è solo un elemento della serata, non meno importante della cucina, del servizio e del design. I locali vanno studiati ma anche supportanti da un team di persone
perché senza un servizio professionale ed accogliente un locale non dura».
Ma secondo gli esperti esistono ancora ampi margini inesplorati per i locali birrari. «L’arredamento non conta più del 20% nel determinare il successo di un locale
e dunque occorre attribuirgli la giusta dimensione. Tenuto anche conto che l’arredamento ha sempre dei limiti, di budget o di tempistica – ha dichiarato Franco Costa, Presidente di Costa Group
– Ci sono spazi enormi di manovra ma mancano le idee e il gusto di sperimentare. Ognuno deve fare il proprio mestiere e non dovrebbero essere gli arredatori o i progettisti a dare spunti su
dove aprire un locale. Purtroppo è ciò che accade in Italia ed è un fatto molto sintomatico. Abbiamo aperto una panetteria all’Aeroporto di Roma e improvvisamente tutti si
sono ricordati che quello era un segmento ancora inesplorato. Tornando alla birra: in Italia non esistono vere e proprie birrerie negli hotel mentre all’estero vengono aperte e funzionano molto
bene. Dunque in Italia esiste una domanda potenzialmente molto forte ma manca un’offerta adeguata. Ci voglio idee che vanno supportate da qualità, serietà e attenzione verso il
cliente».
E la formazione va di pari passo con la sperimentazione. Nell’occasione è stato anche esplorato il rapporto tra birra e long drink proponendo degustazioni. «Il
tema della formazione è molto importante e ancora sottovalutato nel nostro paese – ha commentato Danilo Pimpinicchio, titolare della Diamond School Bartender – E pensare che all’estero
si fa formazione addirittura «a riserve», rivolta cioè a coloro che saranno chiamati a sostituire i dipendenti in malattia o in ferie, in modo da non abbassare il livello
qualitativo del servizio offerto ai clienti. L’innovazione sta anche nella contaminazione, per esempio creando cocktail e long drink a base di birra: l’unione tra il distillato di liquore e una
lager può dare risultati molto interessanti».