Milano, Castello Sforzesco: intervista a Gualtiero Marchesi

18 Aprile 2010
Mascia Maluta:
Gualtiero Marchesi, mostra a Milano al Castello Sforzesco, la sua storia e la grande cucina italiana
“La mia cucina vuole essere semplice, bella e buona” così Gualtiero Marchesi inaugura a Milano la mostra “Storia d’Italia.
Gualtiero Marchesi e la grande cucina italiana” allestita nelle sale del Castello Sforzesco, dal 17 aprile al 20 giugno 2010, che ripercorre sessant’anni di storia personale e professionale di
questo Maestro della Cucina Italiana che, ottant’anni all’anagrafe ma fisicamente almeno venti di meno, è un’icona di professionalità e di uno stile di cucina.
Ha saputo coniugare elegantemente la ricerca e l’innovazione negli accostamenti degli ingredienti ai sapori veri della tradizione della cucina italiana.
Il tutto è presentato in una deliziosa cornice di materiali e colori, che vanno dall’allestimento di piatti creativi ed originali fino ad arrivare alla rappresentazione in tavola,
come degna espressione di arte contemporanea.
La mostra è un lungo viaggio, che emoziona e coinvolge il visitatore, in un percorso dove incontra la storia di luoghi e di persone, nella trama di una vita contraddistinta dalla passione
e dall’amore per la ricerca di gusto e forma estetica.
Articolata in un’esposizione, che occupa tre sale, per un totale di circa settecento metri quadrati, in dimostrazioni pratiche sulle tecniche che insieme fanno il mestiere del cuoco e in una
serie di incontri su preparazioni, cibo e cucina, ha per leit motiv il numero sette:
i temi espositivi, come le note musicali della scala diatonica, come i giorni
della settimana o le pennellate dell’opera dell’artista Hsiao Chin, la copertina del menu del ristorante in Bonvesin de la riva e manifesto di un nuovo modo di pensare il pasto, come
successione di contrasti ed emozioni.
Gualtiero ci racconta le sue emozioni nel mettere in mostra una vita?
“Non pensavo di realizzare un progetto di questo genere, ma sono felice di
rappresentare, attraverso questa mostra, la mia storia e il filo conduttore che
ha segnato quello che ho sempre cercato di creare nella vita.
Una ricerca, attraverso curiosità ed esperienza, per fare cose sempre diverse e sempre migliori, in equilibrio fra il rigore ed il tentativo di “scanzonare” la parte più seria di
me. Mi piacerebbe che la gente imparasse ad apprezzare non solo la forma, ma anche la consistenza delle cose, che venissero da me non per dire che sono stati a cena da Marchesi, ma perché
hanno imparato qualcosa intorno al cibo ed all’arte di imbandirlo.”
Un noto critico definisce come opera d’arte la pulsione viscerale di un essere umano che dà forma a un’espressione di sé, ritiene che accada anche nella creazione di un nuovo
piatto?
“Credo di sì, quando ad esempio ho pensato ai Calamari con fondo nero, ho
voluto far realizzare appositamente un piatto con il fondo di colore nero, per
esaltare il contrasto fra il bianco del pesce e il nero della materia, o nel riso, oro e zafferano, quando ho introdotto un foglio di oro zecchino per ridurre il carattere rustico, esaltare la
semplicità e nobilitare il piatto con l’introduzione di eleganza.”
Dietro a un grande “cuoco” c’è sempre una grande donna?
“Assolutamente sì ed è mia moglie, compagna di vita e di passione per l’arte e la musica, mi ha insegnato a suonare il pianoforte ed è ritratta, come vede, in questa
scultura, che è per me davvero un ricordo speciale.”
Mascia Maluta per Newsfood.com