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Mangiare pistacchi riduce il colesterolo

Mangiare pistacchi riduce il colesterolo

By Redazione

Un’alimentazione che comprenda la giusta dose di pistacchi aiuta cuore ed arterie a difendersi dal colesterolo LDL (quello “cattivo”). E’ la tesi di una ricerca della Pennsylvania State
University, diretta dal dottor Colin Kay e pubblicata dal “Journal of Nutrition”.

Kay e colleghi hanno selezionato 38 volontari: 10 maschi e 18 femmine, tutti non fumatori e con moderati livelli di colesterolo LDL.

Tutti i soggetti hanno seguito una dieta occidentale, per due settimane; poi, sono stati divisi casualmente in tre gruppi. Il primo gruppo ha seguito una dieta povera di grassi, il secondo una
dieta con una porzione variabile (32-63 grammi/giorno) di pistacchi. Infine, il terzo gruppo ha ricevuto una dieta con l’aggiunta di una proporzione variabile di 63-126 grammi di pistacchi al
giorno. Il tutto per quattro settimane.

Al termine del test (durato 4 settimane) le analisi hanno mostrato come consumare pistacchi aiutasse il corpo a gestire l’assorbimento di grassi e diminuisse il colesterolo LDL. Inoltre, i
pistacchi avevano fatto aumentare il livello di antiossidanti (come luteina e g-tocoferolo) nel siero corporeo.

Conclude così il dottor Kay: “Il consumo di pistacchi in una dieta arricchita ha portato a un aumento di antiossidanti nel siero e una diminuzione del LDL ossidato rispetto alla dieta di
controllo. Questi dati suggeriscono che una dieta sana ricca di pistacchi ha un effetto benefico sul cuore. Per via degli effetti benefici su più fattori di rischio cardiovascolare ci si
aspetta di ridurre il rischio cardiovascolare globale al di là di quello ottenuto con la diminuzione del colesterolo LDL da solo attraverso l’abbassamento del colesterolo e dei benefici
degli antiossidanti contenuti nella frutta a guscio”.

Fonte: Colin D. Kay, Sarah K. Gebauer, Sheila G. West, and Penny M. Kris-Etherton, “Pistachios Increase Serum Antioxidants and Lower Serum Oxidized-LDL in Hypercholesterolemic
Adults”
, Journal of Nutrition  2010, doi:10.3945/jn.109.117366

Matteo Clerici

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