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Latte materno: quello di Milano più inquinato di quello di Napoli

Latte materno: quello di Milano più inquinato di quello di Napoli

By Redazione

Il latte materno delle donne di Milano è più “inquinato” di quello delle colleghe di Napoli.

Lo sostiene una ricerca dell’Università Cattolica (sezione Facoltà di Agraria) e dell’Ambulatorio Piccolo Daino (entrambi di Piacenza) e dell’Istituto Mario Negri di Milano,
diretta dalla dottoranda Maria Ulaszewska e del professor Ettore Capri.

La squadra del duo Ulaszewska-Capri ha preso in esame 63 madri: 23 piacentine, 20 milanesi e 20 napoletane. Le donne, tutte con stile di vita simile (no al fumo, cibi da supermercato e
nutrizione comparabile) sono state seguite durante il biennio 2008-09.

Le analisi condotte sul loro latte hanno innanzitutto rilevato come, rispetto al passato, siano diminuiti i livelli di inquinanti, come diossine, PCB ed altri agenti tossici. Come sostengono
gli studiosi, i dati rilevati pongono “I livelli di contaminazione italiani tra i più bassi in Europa” e perciò non devono provocare allarme: “Le diossine presenti nel latte
materno sono naturalizzate nel corpo umano. Basti pensare che le misure ottenute analiticamente sono molto più piccole di una mezza goccia di acqua in una piscina olimpionica e sono
molto inferiori ai limiti stabiliti dalla legge per i prodotti alimentari”.

Inoltre, il lavoro ha evidenziato la maggiore “purezza” del latte prodotto dalle signore partenopee.

Ma, sottolineano i ricercatori, è una questione puramente anagrafica. Le madri di Napoli esaminate erano semplicemente più giovani di quelle milanesi, e questo determinava una
minore contaminazione del loro organismo . E tale andamento è confermato dalle statistiche, secondo cui il primo figlio nel capoluogo lombardo arriva fra 30 e 40 anni, mente in quello
partenopeo l’età media è inferiore ai 30.

Va notato anche come la maggior parte delle sostanze inquinanti entrino nel corpo tramite alimentazione.
Spiegano così gli scienziati: “In generale, i contaminanti persistenti sono legati al cibo che contiene grasso, come pesce o carne, e a prodotti di origine animale. Ciò non vuol
dire che dobbiamo eliminare questi alimenti dalla nostra dieta, anzi il corpo va preparato per accogliere il bimbo”.

In ogni caso, conclude il team di ricerca, gli alimenti italiani hanno livelli di contaminazione più che tollerabili, grazie alle leggi dell’Unione Europea per la tutela del consumatore.

Matteo Clerici

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