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REPUBBLICA.it del 21 settembre 2022 Intervista ad Achille Colombo Clerici, Presidente Assoedilizia

REPUBBLICA.it del 21 settembre 2022 Intervista ad Achille Colombo Clerici, Presidente Assoedilizia

By Giuseppe

 

 

LA REPUBBLICA del 21 settembre 2022 Intervista ad Achille Colombo Clerici

 Achille Colombo Clerici è presidente di Assoedilizia, la più antica (1894) e rappresentativa fra le organizzazioni sindacali dei proprietari immobiliari

 

LA REPUBBLICA del 21 settembre 2022 Intervista ad Achille Colombo Clerici

        di Andrea Greco

 

Riportiamo una interessante intervista al presidente di Assoedilizia, Colombo Clerici, sui problemi che da anni affliggono i proprietari di immobili in Italia. Nell’articolo di Andrea Greco, si cerca di fare chiarezza e si auspica un interessamento da parte del nuovo governo.

 

21 settembre 2022 LA REPUBBLICA.IT di Andrea Greco

MILANO – I proprietari di casa, che se messi insieme sarebbero a valanga il primo partito d’Italia, guardano con disincanto ai programmi elettorali dei partiti politici. Manca la “grande operazione di sistema”, qualcosa che, come il Superbonus, ha saputo muovere le moltitudini e far confluire risparmi verso “un settore che per il 60% è improduttivo a livello sia economico che fiscale”. Così parla Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, la più antica (1894) e rappresentativa fra le organizzazioni sindacali dei proprietari immobiliari.

Come valuta i programmi politici sulla casa dei principali partiti?

“Va fatta una premessa, perché il Paese mi pare abbia perso il punto focale in materia. La politica sulla casa si è incartata, dopo tanti anni di politiche che hanno portato a trasferire in una sfera di improduttività economica e fiscale il 60% dei cespiti, intendo le cosiddette ‘prime case abitate'”.

Che male c’è se gli italiani amano possedere l’abitazione? 

“Non è che sia un male. E’ un processo storico legato allo sviluppo del Paese nel Dopoguerra, ai grandi frazionamenti immobiliari degli anni ’70 e alle politiche pro inquilini come l’equo canone e i limiti allo sfratto introdotte successivamente. Il fatto è che oggi la Francia mette in locazione il 43% dei suoi immobili, la Germania il 46%, mentre l’Italia solo il 19%. Bisogna che il dato italiano si allinei con quello europeo, perché le case che vanno sul mercato delle locazioni generano frutti: vanno messe a norma, rese efficienti, sviluppano un indotto di lavori, favoriscono la mobilità abitativa, non ultimo portano redditi a chi le possiede e su questi il fisco prende la sua parte. Oggi invece l’80% degli italiani vive nella sua prima casa, non la vede come opportunità economica né si sogna di spenderci dei soldi, tanto meno per renderla più efficiente dal punto di vista energetico come l’Unione europea ci chiede”.

C’è troppa inerzia secondo lei? Eppure leggi come il Superbonus hanno trasformato l’Italia in un cantiere sempre aperto.

“Ma senza il Superbonus nessuno degli 1,2 milioni di condomini avrebbe mai mosso un dito. Il programma Fit for 55 prevede per l’Italia interventi da 100 milioni di metri quadrati l’anno per 10 anni: sono le dimensioni di una città come Milano. E l’Europa ha già chiesto agli Stati membri di ‘prevedere sanzioni effettive proporzionate e dissuasive per gli inadempienti’. Già a dicembre la Commissione Ue ha ipotizzato il divieto a vendere e ad affittare gli immobili non in regola: è un rischio che senza incentivi e misure pubbliche è reale”.

Le promesse elettorali dei partiti come si collocano in questo contesto?

“A me pare di notare che manchi una visione d’insieme sulla casa, una risposta di sistema capace di mobilitare. Penso alla legge Tupini, che nel 1949 esentò per 25 anni dalle imposte sui redditi chi costruiva appartamenti per la locazione, e contribuì a farne nascere 5 milioni. Sui singoli programmi, vedo due visioni distinte. Quella del Pd, focalizzata sugli aspetti di sussidiarietà e che prevede di realizzare 500 mila alloggi di residenza pubblica. In teoria non è sbagliato ma rischia di rimanere lettera morta, perché si tratta di un piano decennale che potrebbe costare sui 50 miliardi di euro complessivi. Anche M5s ha un piano di edilizia residenziale pubblica nel programma. Ma bisogna fare attenzione perché questi progetti vanno spesati, altrimenti nel mercato si ingenera incertezza che porta alla sfiducia: il fatto stesso di evocare più imposte patrimoniali o di successione sugli immobili, anche se non arrivano, ha forti effetti dissuasivi su chi potrebbe investire e non lo fa. Nella coalizione di centrodestra vedo più attenzione alla capacità del sistema immobiliare di produrre risorse, favorendo le locazioni, tenendo ferma la pressione fiscale e favorendo lo sgombero immediato”.

Voi apprezzate il superbonus, ma il governo uscente lo ha duramente criticato perché, come ha detto Mario Draghi, “i costi di efficientamento e i prezzi degli investimenti per ristrutturare sono più che triplicati, dopo che si è tolta la trattativa sul prezzo”. In più ci sono frodi per 6 miliardi. Come risponde?  

“Premesso che ovviamente vanno punite le truffe in materia, e aggiungo la poca sicurezza sui cantieri di certe imprese nate dall’oggi al domani, bisogna distinguere tra valutazione contabile, che si fa sul saldo costi-benefici di breve, e una valutazione prospettica, che si ottiene spostando un 15-20% del patrimonio immobiliare italiano nella sfera della produttività economica e fiscale. Tra l’altro, quando l’Europa ti avvisa che se non fai i cappotti termici i tuoi immobili non valgono più niente, è ovvio che sono opere che devi fare”.

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Fonte: Assoedilizia per Newsfood.com

 

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