Ispezione delle carni bovine: Fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti

17 Giugno 2014
La Pira: “I metodi attualmente in uso nella Comunità europea per scoprire la presenza di eventuali sostanze chimiche illecite nelle carni bovine non sono ottimali, e andrebbero integrati con nuove tecniche. È questa una delle conclusioni di un parere scientifico sull’ispezione delle carni bovine pubblicato qualche mese fa dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
Il problema è noto da molti anni. Alcune sostanze, come gli ormoni anabolizzanti usati per “gonfiare” gli animali e rendere la carne più tenera, non dovrebbero essere presenti. Altre come farmaci, pesticidi e metalli pesanti, possono essere presenti solo entro certi limiti. Per monitorare la situazione negli allevamenti, i paesi della Comunità europea attuano ogni anno un “Piano nazionale residui” che prevede un certo numero di analisi.
Il Piano, definito sulla base di precise direttive comunitarie, stabilisce quali sostanze cercare e con quale metodo. L’esito è sempre incoraggiante perché si usano metodi chimici superati che non permettono di identificare i trattamenti illeciti degli allevatori furbi. Il Ministero della salute italiano ha commissionato questa indagine basata sul metodo istologico da cui emerge una situazione decisamente meno tranquillizzante”.
Comunicato stampa
Secondo il piano di monitoraggio commissionato dal Ministero della salute, fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate. La percentuale deriva da indagini condotte con un metodo biologico (non ancora ufficialmente riconosciuto) alternativo alle metodiche chimiche, i cui risultati sono sempre molto tranquillizzanti. Con questa tecnica si individuano percentuali decisamente più elevate di bovini trattati, rispetto ai valori dei test chimici, arrivando a punte del 15%. Sono questi i risultati riportati nella relazione relativa al piano di monitoraggio compilata il 30 giugno 2014 dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che Il Fatto Alimentare è riuscito a visionare.

Dai rilevamenti effettuati in 18 Regioni (vedi tabella) risulta che 72 bovini rispetto ad un totale di 514 sono stati classificati come “sospetti” per la presenza di corticosteroidi. Per quanto riguarda il trattamento illecito con ormoni steroidei sessuali i casi “sospetti” sono stati 12 rispetto a un totale di 576 capi esaminati. L’ultimo dato riguarda i casi “dubbi” per trattamento illecito a base di corticosteroidi: 74 su 512 capi.
La relazione conclude dicendo: “Dall’attività di controllo svolta dalle18 Regioni aderenti al piano, emerge che il superamento della soglia di positività fissata coinvolge rispettivamente tre regioni nel caso dei tireostatici, sei regioni nel caso degli steroidi sessuali e 15 regioni nel caso dei corticosteroidi”. L’ultima nota riguarda la costante crescita delle positività negli ultimi cinque anni per quanto riguarda i corticosteroidi. L’incremento di cinque volte è notevole, ma è probabilmente dovuto al progressivo miglioramento del sistema di monitoraggio. Questo concetto è importante, ma indica che quasi il 15% dei capi presenti negli allevamenti italiani ha subito trattamenti illeciti negli ultimi 5 anni, anche se probabilmente il sistema va avanti da sempre e non è mai stato interrotto.
Il Fatto Alimentare ritiene che questi controlli debbano proseguire comunicando i risultati al grande pubblico, solo così si può moralizzare il mercato. Occorre inoltre denunciare le aziende agricole abituate ad usare trattamenti illeciti, visto che nella stragrande maggioranza dei casi non vengono “pizzicate”. Solo in questo modo si valorizza il lavoro degli allevatori onesti che, avendo in fase di macellazione rese inferiori, subiscono la concorrenza sleale degli allevatori furbi. Dire no ai trattamenti illeciti salvaguarda anche il buon nome e a qualità della carne made in Italy.
Redazione Newsfood.com