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Il peperone di Pontecorvo diventa DOP

Il peperone di Pontecorvo diventa DOP

By Redazione

La tutela del Made in Italy di qualità registra un altro alloro internazionale. La Commissione Europea ha riconosciuto al peperone di Pontecorvo (prodotto nell’omonimo comune, in
provincia di Frosinone) lo status di alimento a denominazione di origine protetta (DOP).

E tale riconoscimento non è certo sprecato od esagerato: le origine del peperone di Pontecorvo (detto anche “corno di bue”) sono antiche e rinomate.

Le prime tracce dell’alimento risalgono al 1830, quando gli agricoltori della zona di Pontecorvo e comuni limitrofi (Lazio) iniziano a coltivare un peperone dalle caratteristiche particolari.
L’ortaggio ha una buccia sottile, che stimola la digestione, e di limitata quantità rispetto ai colleghi: in questo modo, a fine pasto ne rimane in bocca di meno. Inoltre, questo
involucro si lega al contenuto per generare un sapore particolarmente sapido. A livello cromatico, poi, nel vegetale predomina il colore rosso, nonostante la significativa presenza di striature
verdi, 40% della superficie.

A rendere speciale il Pontecorvo, il mix di tradizione agricola e particolarità geologici. I terreni della regione sono infatti ricchi di elementi nutritivi ed interessati da piogge
frequenti ed abbondanti.

Queste eccellenze non sono certo sfuggite ai residenti indigeni. Già nel 1889 vedeva la luce il Consorzio Agrario, tra i cui compiti figurava la coltivazione del cibo in esame. In
precedenza, l’Inchiesta Jacini sulle condizioni dell’agricoltura in Italia (1882) aveva riportato la presenza delle coltivazione. In base ai rapporti, il peperone di Pontecorvo era diffuso
nell’omonimo territorio, dove veniva considerato dai locali “Un gradito companatico”.

Matteo Clerici

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