Il caro petrolio spinge i costi di produzione alimenti 9%
9 Aprile 2008
L’aumento dei prezzi delle materie prime e del petrolio spinge verso l’alto i costi di produzione degli alimenti che fanno segnare un aumento medio del 9 per cento per le imprese in agricoltura
con incrementi record per l’attività di allevamento e la coltivazione dei cereali come frumento, mais e riso. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che il gasolio ha
sostituito quasi completamente la benzina nell’alimentazione dei mezzi meccanici in agricoltura.
Oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, il caro petrolio colpisce sopratutto – precisa la Coldiretti – le attività agricole che utilizzano il
carburante per il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche per l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali.
Tra i fattori della produzione che hanno subito maggiori rincari ci sono anche i fertilizzanti ( 30,1 per cento), i mangimi ( 22,4 per cento) ed i carburanti ( 7,4 %), sulla base dei dati
Ismea relativi a febbraio 2008.
Poiché circa l’80 per cento dei trasporti italiani che avviene su gomma, a subire gli effetti del record nei prezzi del gasolio – continua la Coldiretti – è l’intero sistema
agroalimentare dove i costi della logistica incidono dal 30 al 35 per cento per frutta e verdura e assorbono in media un quarto del fatturato delle imprese agroalimentari.
La continua crescita dei costi di trasporto e degli altri costi logistici – sostiene la Coldiretti – mette a rischio la competitività delle imprese Made in Italy e che va affrontata con
interventi strutturali. Contro l’aumento dei prezzi del greggio va infatti percorsa con decisione – conclude la Coldiretti – la strada delle sviluppo delle energie alternative rinnovabili
recuperando i ritardi accumulati.