ECONOMIA AGROALIMENTARE NUOVA PAC NUOVO ESECUTIVO UE

6 Marzo 2019
ECONOMIA AGROALIMENTARE ITALIANA E NUOVA PAC EUROPEA 2020-2027Ceves, il Centro Studi Ricerche Vino&Cibo fondato nel 1991 alla Cattolica di Piacenza e poi staccatosi, da anni sta chiedendo una nuova Politica Agricola. Lo chiede sia al Governo italiano che all’Europa attraveso anche dati, sondaggi, indagini e ricerche sul campo fra imprese e consumatori.
L’Italia deve in Europa trovare una forte alleanza con Portogallo, Spagna, Francia, Grecia (poi si alleano anche altri paesi come Austria, Slovenia, Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia) su una nuova PAC 2020-2027.
A disposizione dei piani finanziari diretti e indiretti ci saranno ancora 400 mld/euro disponibili. Sarà il nuovo esecutivo eletto a maggio 2019 a firmare la nuova PAC che deve puntare su sostegni all’export verso paesi piccoli, emergenti, nuovi, da scoprire, da avvicinare.
Puntare anche sull’apertura di un nuovo capitolo di finanziamento ai paesi membri non solo con i soliti pilastri, ma con nuove misure OCM che guardino di più all’agricoltore singolo. E anche al consumatore, filiera per filiera, ambiente produttivo e tipologia di prodotto. Di conseguenza i nuovi PRS devono presentare misure e azioni differenti proprio a sostegno dei consumi, ricerca di nuovi mercati, sviluppo di una nuova cultura alimentare non contrapposta fra agricoltura normale e agricoltura bio.
Altri sono i presupporti, parametri, fattori che vanno risolti …almeno per l’Italia e la politica italiana deve saper chiedere con alleanze forti in UE. La PAC in vigore, seppur aggiornata ai tempi, rispecchia ancora “sostegni” di reddito con l’intenzione di “ridurre” le sperequazioni nazionali e dimensionali-produttive delle aziende agricole, incentivando premi sul non-uso del terreno, sul green obbligatorio, sulle quote latte ed altro…portando spesso a cercare soluzioni di comodo non-agricole, a danno dei singoli agricoltori e incentivando la vendita di terreni a speculatori del cemento. L’equilibrio di mercato è importante, il vincolo-obbligatorio della ecosostenibilità pure, il sostegno al basso reddito va bene…ma non ha dato i frutti sperati.
Oggi c’è un bisogno differente, non classificabile dentro il pilastro uno e il pilastro due. Oggi in tutti i paesi UE esistono da 2 a 3 agricolture diverse che necessitano non di pilastri diversi, ma di azioni-obiettivi e misure-funzioni basate sulle diverse attività agricole che vengono attuate in base ai territori differenti. Sul mercato interno , per i consumi di qualità, occorre più sviluppo e tutela delle dop-igp-stg ma soprattutto un piano di promozione e valorizzazione – non aiuto di Stato – finanziato con fondi europei a vantaggio della conoscenza, accompagnamento, consigli negli acquisti per il consumatore finale.
Unico modo per bloccare i prodotti fasulli e per aumentare certi consumi interni. Finanziare solo promozioni export non serve. Bisogna agire con programmi contemporaneamente orizzontali e verticali che vedo più la soddisfazione e la realizzazione dell’”Uomo Agricoltore” più che dell’impresa agricola e del mercato in senso lato e generico. Oggi anche la globalizzazione si sta segmentando su parametri differenti che nulla hanno a che fare con l’economia e i principi dell’economia creativa come invece era successo fino al 2009.
Le OCM devono essere di filiera di prodotto e non di imprese, devono avere parametri e misure diverse da prodotto e prodotto, e soprattutto l’OCM deve essere strettamente connessa al “luogo” di produzione e mono al luogo di consumo. Solo così l’elettore agricoltore europeo sentirà l’Europa Vicina.
In questo anche i PSR regionali , o meglio ancora, interregionali di regioni anche confinanti se riferiti allo stesso prodotto o filiera, devono adeguarsi. La progettualità della futura PAC può avere anche un grande scopo di avvicinare di più il consumatore finale alla burocrazia di Bruxelles attraverso proprio un nuovo livello di attenzione e di percorso.
L’equilibrio fra domanda e offerta dello stesso prodotto deve essere demandato con più forza alle singole associazioni o organizzazioni di prodotto in un sistema meno assistito e supportato, ma nello stesso tempo certe produzioni “delicate e sensibili” devono avere un approccio normativo, gestionale e contributivo diverso.
Il sistema floricolo olandese-danese non può essere paragonato con quello ligure come pure con l’universo olivicolo pugliese. La regola PAC base deve essere uguale, ma poi la stessa PAC deve sancire e regolamentare la differenza di lavoro-reddito-funzione che esiste fra una serra di tulipani da 1000mq e una serra di garofani liguri da 100 mq. Come pure allevare capre e pecore o bovini a 2000 metri di altezza, con lo scopo anche di presidio e funzione di mantenimento e prevenzione del suolo e del territorio, di cura idrogeologica preventiva, di cura e taglio continuo del bosco ceduo è completamente diverso – non solo in termini di sostegno reddito, di mercato e di sviluppo rurale come oggi sancito dalla PAC 2014-2020 – che governare un allevamento di 4000 suini o 1000 vacche da latte nella pianura di Modena o nella ricca e fertile pianura Utrecht-Holland dove si produce il Gouda!
In sostanza come Ceves chiediamo di passare da una visione di compartimentale multifunzionalità della impresa agricola, singola e associata, alla multisettorialità dell’agricoltore in stretta colleganza con ogni singola filiera di prodotto (il latte in Europa ha una sua consolidata forma, come però anche il pomodoro da industria e fresco ha tutt’altre esigenze) e con la localizzazione e la logistica della impresa agricola e della figura dell’agricoltore in primis.
La nuova PAC deve mantenere il pilastro uno per un certo tipo di agricoltura-agricoltore che ha multifunzionalità strettamente connesse al mantenimento di un sistema ecosostenibile ambientale. Deve mantenere prioritario il pilastro due per una diversa professionalità di agricoltura specializzata e diretta improntata alla più alta qualità alimentare dop-igp-stg compreso la tutela mondiale, infine un terzo pilastro separato per una agricoltura di pianura, di grandi aziende anche cooperative che necessitano più di finanziamenti diretti alla innovazione, tecnologia, concentrazione, economie di scala.
Giampietro Comolli
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
Mob +393496575297Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
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