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E' l'export il futuro dell'Industria Alimentare Italiana

By Redazione

Nel percorso di avvicinamento a Cibus 2008, che si terrà a Parma dal 5 all’8 Maggio, l’Ufficio Studi di Federalimentare elabora e diffonde dati relativi all’andamento nel corso del 2007
dell’ Industria Alimentare Italiana (secondo settore del Paese con 6500 imprese, 400000 lavoratori e un fatturato di 113 miliardi di euro).

Con grande entusiasmo afferma Giandomenico Auricchio, Presidente di Federalimentare: «dopo gli ottimi risultati raggiunti nel 2006 era difficile ripetersi. Ebbene, l’alimentare italiano
è riuscito addirittura a migliorarsi, totalizzando esportazioni per circa 18 miliardi di euro e mettendo così a segno un 7,2% rispetto all’anno precedente.»

Federalimentare presenta alla Stampa lo studio che individua i primi 20 Paesi di sbocco dell’export 2007 e i comparti che hanno riscontrato maggior gradimento.

Export Paesi:
La medaglia d’oro va alla Germania che ha importato prodotti per oltre 3 miliardi di euro (17,7% dell’export totale), secondi classificati gli Stati Uniti d’America con circa 2 miliardi e 200
milioni di euro(12,3% del totale), terza la Francia che nel 2007 ha speso per cibi e bevande Made in Italy 2 miliardi e 115 milioni di euro(11,9% del totale). Seguono il Regno Unito (1,787
miliardi di euro), e, distanziate di qualche lunghezza, Svizzera (circa 750 milioni di euro) e Spagna (circa 700 milioni di euro).

Dai dati presentati emerge chiaramente che i mercati tradizionali costituiscono ancora il maggiore sbocco delle esportazioni alimentari. L’Unione Europea a 27 Stati rappresenta infatti il 65%
circa delle esportazioni che sommato al 12,3 degli USA ci dimostra come il resto del Mondo importi appena il 22% del Made in Italy Alimentare.
Sorprende in particolar modo l’Asia, continente dalle enormi potenzialità, che nel 2007 ha realizzato una quota di import dei nostri prodotti alimentari inferiore al 5%. Infatti i 4
principali Paesi asiatici totalizzano insieme appena il 3,4 % (Cina 0,4%, Corea del sud 0,4%, India 0,1%, Giappone 2,5%).

Segnali incoraggianti provengono invece dall’Est Europa, non tanto per le cifre realizzate (ancora irrisorie rispetto al totale) quanto per i risultati positivi che ci giungono rispetto agli
anni passati. La Russia e la Polonia infatti sono entrate a far parte della top 20 grazie all’exploit del 2007.

Export Prodotti:
Per quanto riguarda invece la classifica dei prodotti alimentari italiani che più solleticano il palato dei consumatori stranieri troviamo al primo posto il Vino che costituisce da solo
il 21,4% delle esportazioni.
Secondi classificati, i nostri Dolci rappresentano nella torta dell’export una fetta del 12%, al terzo posto si sono posizionati a pari merito la Pasta e i prodotti Lattiero-Caseari con l’8,6%
del totale. Seguono poi appaiati Oli e Grassi, Ortaggi Trasformati (7,8% dell’export totale) e le Carni preparate (5,1% di incidenza sul totale).
Un trionfo insomma di quei prodotti che maggiormente caratterizzano la dieta mediterranea e la «via italiana» ad una corretta e gustosa alimentazione.

«Come testimoniano questi dati, con la stagnazione del mercato interno, il futuro dell’Industria Alimentare Italiana è sempre più affidato al successo sui mercati
internazionali», prosegue Auricchio, «tuttavia la forza dell’euro, l’impennata del petrolio e soprattutto gli aumenti delle materie prime rischiano di vanificare gli sforzi che
abbiamo fatto negli ultimi anni, soprattutto se non saremo adeguatamente sostenuti dalle Istituzioni competenti (ICE, Buonitalia, Commercio Estero, Ambasciate, etc etc..)nell’attuazione di
incisive campagne promozionali all’estero».

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