Dalmazia, appunti di viaggio tra Spalato e Almissa

14 Maggio 2019
Dalmazia, appunti di viaggio tra Spalato e Almissa mentre l’inverno è passato e siamo in primavera inoltrata
Testo e foto Maurizio Ceccaioni
Anche se il pensiero va già alle vacanze estive, di questi tempi sembra avere sempre più senso quel detto: «Non ci sono più le mezze stagioni». Perché non è proprio un eufemismo dire che il tempo è sempre più bizzarro, come quello di fine aprile e inizio maggio. Lo avevamo lasciato alla partenza da Roma, ma subito ritrovato all’arrivo a Spalato.
Un tempo con variazioni repentine di temperatura, sole e pioggia, che ci ha accompagnati per tutta la nostra permanenza nella Regione Spalatino-Dalmata. Ma che prima di tutto aveva messo a dura prova il Bombardier Q400, durante il volo. Ma, seppure con qualche “strapazzo”, il turboelica della Croatia Airlines, ci aveva portati a destinazione.

Bene arrivati a Spalato
All’arrivo una prima sorpresa: l’aeroporto di Spalato-Castelli (Zračna luka Split/Kaštela), non lontano dalla splendida città marinara di Traù (Trogir), ha subito un importante restyling, sia dentro che fuori, rendendolo esteticamente più accogliente e funzionale. Lungo il percorso interno, addetti pronti a dare indicazioni in altre lingue, come gli altoparlanti, e controlli più rapidi ed efficienti.
Per chi non lo sapesse, pur essendo paese membro dell’Unione europea dal 1° luglio 2013, la Croazia non fa ancora parte dello spazio Schengen, che garantisce la libera circolazione dei cittadini Ue. Quindi va messo in conto di essere sottoposti a controlli di polizia come se si provenisse da frontiere esterne all’Unione europea. Inoltre, è tra i 9 paesi membri su 28, che non adottano l’euro come moneta ufficiale e la valuta in corso è la kuna croata (Hrk), con un rapporto attuale di circa: 1 euro = 7,40 kuna.
Lontani ricordi di gioventù
L’aeroporto dista circa 25 km da Spalato. Lungo la strada case basse e campi verdi che contrastano con il giallo delle ginestre in fiore. Un bunker seminterrato spunta all’improvviso sulla mia sinistra, forse ricordo della II Guerra Mondiale. Oppure retaggio storico della Guerra per l’Indipendenza croata (1991-95), quando, sulla spinta dei tanti nazionalismi, dei jeans e del rock, si dissolse nel sangue la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, che per circa 47 anni aveva unito Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Macedonia.

Erano gli anni 70 e 80 del XX secolo, tutta l’Europa era in fermento e in Occidente si guardava a un modello nuovo di società, con un occhio a Karl Marx e l’altro alla Londra dei Beatles, Rolling Stones e Jimi Hendrix. Un sogno che avevano anche i tanti giovani jugoslavi conosciuti. Perché specie Istria e Dalmazia, con le loro coste e isolette, erano le mete estive dei giovani squattrinati, che prendevano il traghetto ad Ancona, per venire in vacanza qui, con chitarra, zaino e sacco a pelo. Sapendo che con pochi soldi si poteva passare una bella estate al mare anche in città come Dubrovnik, ma principalmente Spalato, la più grande costruita dai Romani su questo lato dell’Adriatico e già da allora piene di gioventù e di vita.
Tra cultura ed enogastronomia in Dalmazia
Un sobbalzo del pulmino scaccia i ricordi, e la Ulica Domovinskog rata (via della Guerra patria) scorre rapidamente verso Spalato. Mentre a sud s’intravede il campanile della Cattedrale di San Doimo di Salona e il mare, lo skyline verso nord/est è segnato dalla corona dei palazzoni chiari del quartiere Pujanke, uno dei più popolosi della città, che per popolazione è la seconda della Croazia dopo la capitale Zagabria.
Del gruppo di undici giornalisti invitati al press tour organizzato dall’Ente per il Turismo della Regione Spalatino-Dalmata in collaborazione con l’Ente Nazionale Croato per il Turismo, solo in due siamo italiani. La nostra prima meta è l’hotel Cornaro, un elegante quattro stelle nella zona A, il cuore di questa città mediterranea tutta da esplorare e godere.
Il nostro accompagnatore, Dino Ivancic, prima di essere guida turistica multilingue è un professore di storia. Ma il primo saluto con Spalato è di tipo enogastronomico, con la cena all’aperto presso il ‘Mag Dog bistrò’. Un posto tranquillo di fronte all’hotel, proprio sotto le mura veneziane. Pasteggiando con petto d’anatra, filetto di tonno con polenta, riso con gamberi e pachino. Bevendo Rukatac-Vina Šariće, un bianco dell’isola di Lastovo (Lagosta) e un Stina-Brač 1903 Bogondon 2016, un rosso prodotto sulla vicina isola di Brazza (Brač).

Chi non conosce il Palazzo di Diocleziano?
A due passi dall’Hotel Cornaro c’è l lungomare di Spalato, quella famosa passeggiata adornata con palmizi chiamata La Riva. Piena di bancarelle dei souvenir, ristoranti all’aperto, negozi e bar, è un punto d’incontro di spalatini e turisti. Costeggia per la gran parte la bianca cinta muraria del Palazzo di Diocleziano, fatta con la pietra delle cave della vicina isola di Brazza. Il centro storico cittadino, tutelato dall’Unesco dal 1979, è racchiuso dentro e attorno a questo luogo simbolico da cui si è poi sviluppata la moderna Spalato e che nelle fasi iniziali del conflitto fu raggiunto dai proiettili sparati dalle unità navali dell’Armata federale Jugoslava che incrociavano al largo del porto.
Ma quello di Spalato non è che uno dei tredici siti croati entrati a far parte del patrimonio mondiale dell’umanità. Tra questi, la Città Vecchia di Ragusa (Dubrovnik); il complesso episcopale della Basilica Eufrasiana a Parenzo (Poreč), in Istria; la cattedrale di San Giacomo a Sebenico (Sibenik); il centro storico di Traù (Trogir); o la meno nota Piana di Cittavecchia (Stari Grad), sull’isola di Lèsina (Hvar) inserita nel 2008. Un riconoscimento, quest’ultimo dato alla caratteristica conformazione dei suoi terreni agricoli, suddivisi in piccoli appezzamenti geometrici separati da muretti in pietra a secco, rimasti così dal IV secolo a. C. quando fu la colonia greca di Pharos.

Tra questi siti Unesco, dal 1979 vi è anche il Parco nazionale dei laghi di Plitvice, nella Croazia centro occidentale, istituito nel 1948. Noto agli appassionati per le grandi foreste, laghi, fiumi e cascate, è il più grande e antico della Croazia. Ma pare che proprio in questi luoghi da paradiso, il 31 marzo 1991 avvenne il primo scontro a fuoco che segnò l’inizio della guerra d’indipendenza croata.
Una Dalmazia da vivere, gustare, scoprire
La Dalmazia è sicuramente una regione appetibile sotto il punto di vista turistico. Si affaccia per tutta la lunghezza sul Mare Adriatico e il clima mediterraneo, le ricchezze ambientali e culturali, le lunghe spiagge di sabbia bianca, ghiaia o scogliose, l’ottima enogastronomia, le uscite in barca e le strade adatte alle escursioni in bici (non come a Roma), la rendono sicuramente uno dei principali attrattori turistici europei, anche sulla spinta pubblicitaria del bel piazzamento della nazionale croata ai mondiali di Russia.
Una risorsa, ma anche un problema, se invece dei cinesi coi portafogli pieni che hanno invaso l’anno scorso Ragusa (+40%), le spiagge e le città – come accade a Venezia – dovessero essere invase dai turisti mordi e fuggi, che arrivano con grosse navi per fermarsi solo un giorno portando ben poco al territorio.

Secondo la Guida ufficiale della Dalmazia centrale, sono un’ottantina i principali posti da visitare, la cui lista si può scaricare anche come App dal sito. Tra questi, città storiche come Spalato, Zara e Ragusa, segnate architettonicamente dalle dominazioni romana e veneziana, i parchi naturali e le aree protette come il canyon del fiume Cetina; le acque cristalline di sorgente come quelle del Grab, che ancora fanno muovere le macine in pietra dei mulini nella Dalmazia interna. O luoghi storici della lotta all’invasione ottomana, come la Città fortezza di Sinj, con la Chiesa votiva dove è conservata l’immagine della Madonna della misericordia, salvatasi durante l’assedio turco del 1715; o le fortezze di Almissa (Omis), o Clissa (Klis), usata anche come location per alcune scene de ‘Il trono di spade’.
Un Paese con il 10% del territorio protetto, ci dice che la natura è un tutt’uno con la vita quotidiana, tanto da dare alla moneta nazionale il nome di un animale. Perché tradotto, kuna significa martora. Ma è un accostamento, per così dire, poco ambientalista. Perché la martora riprodotta sulle monete metalliche, con al rovescio l’usignolo, è un ricordo di quando nel Medioevo, come “moneta di scambio” nel commercio, si usava la pelliccia di questo animale.

La Croazia non è solo un piccolo paese ricco di cultura, storia, tradizioni e inventori, ma anche di campioni in tanti sport, dal ciclismo alla pallanuoto. Ma principalmente ci piace ricordare quelli che si sono fatti valere nei Campionati mondiali di calcio del 2018 in Russia, cedendo in finale alla Francia. Tra questi campioni, molti sono dalmati, a cominciare dal capitano, Luka Modrić (Zara), migliore giocatore del mondiale. Poi Dominik Livaković (Zara); Duje Caleta-Car (Sibenico); Bruno Petković (Metković), Ivan Perisic, Lovre Kalinić, Nikola Vlašić, Antonio Milić, Ante Rebić e Filip Bradarić (Spalato).
Nel nostro breve ma intenso soggiorno in Dalmazia, che racconteremo più dettagliatamente in seguito, abbiamo avuto occasione di visitare molti di questi luoghi spesso lontani dalle rotte turistiche di massa, ritrovando piaceri e sapori d’altri tempi. Conosciuto e ascoltato persone segnate ancora dal conflitto bellico, ma piene di vita. Anziani, ma anche giovani, molto legati alla loro terra e a quei sani valori della tradizione contadina, che in Italia si sono ormai in gran parte persi.
Foto di apertura:
Spalato, vista del centro storico dal porto
La foto di chiusura è stata fornita dall’Ente per il Turismo Regione Spalatino-Dalmata
Testi e foto di
Maurizio Ceccaioni
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Redazione Newsfood.com
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