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Dalla vite al tappo a vite, è l’evoluzione naturale del progresso intelligente del vino – Walter Massa (Video)

Dalla vite al tappo a vite, è l’evoluzione naturale del progresso intelligente del vino  – Walter Massa (Video)

By Giuseppe

Dalla vite al tappo a vite, è l’evoluzione naturale del progresso intelligente del vino – Walter Massa (Video)

Nota del direttore
Una volta si scriveva con la penna d’oca, poi la stilografica ma ora tutto è digitale. Un tempo c’erano le locomotive a vapore, oggi c’è l’Alta Velocità… In vigna si zappava la terra, oggi ci sono i trattori.
Il tappo di sughero ha fatto il suo tempo e la sua gloriosa storia è al tramonto… Se ne parla da tanto tempo, qualcuno lo usa già da quaranta anni… oggi è arrivato il suo momento: il tappo a vite entra a gamba tesa, ne sono convinti, a ragione, Walter Massa e gli Svitati.
Giuseppe Danielli

 

 

 

28 Marzo 2023

Testo e video di
Luca Lattarini

 

Una scelta sostenibile per il vino? Il tappo a vite!

La recente pandemia ha accelerato la tendenza verso l’utilizzo del tappo a vite, per varie ragioni.

Le restrizioni sulla produzione, la logistica e la disponibilità hanno infatti aumentato la domanda di soluzioni alternative, da utilizzare per la chiusura delle bottiglie di tanto prezioso nettare; è così che i nostri bravi vignaioli si son messi alla ricerca di alternative.
Alcuni sono andati alla ricerca di soluzioni più semplici, altri han cercato quelle meno costose, e alcuni, dopo averne prese in considerazione davvero un sacco, semplicemente le migliori.

Visto che stavano mettendo in discussione il vero motivo per cui chiudevano le bottiglie, hanno cercato di unire l’utile al necessario andando a prendere in esame i problemi che le chiusure con i tappi di sughero gli stavano dando. Aromi sgradevoli, secondo alcune stime, il “gusto di tappo”, causato dalla contaminazione del vino con il composto chimico tricloroanisolo (TCA), colpisce tra il 3% e il 10% delle bottiglie di vino chiuse con tappo di sughero, che si individua soprattutto in quelli di “agglomerati” contenenti resina.

Già, perché non sempre quando si dice “tappo di sughero” si parla di tappi ottenuti dalla lavorazione della corteccia della quercia da sughero ricavandone dei perfetti cilindri capaci di conservare il nettare degli Dei per decine di anni, spesso, direi, troppo spesso, ci troviamo di fronte a quelli agglomerati, ottenuti da granuli di sughero macinato e poi ricomposti.

I tappi di sughero agglomerati sono a loro volta divisi in due categorie principali: i tappi di sughero naturale ricomposti, ottenuti da granuli di sughero pressati senza l’uso di adesivi, e i tappi di sughero tecnici, ottenuti da granuli di sughero pressati con un adesivo a base di resina.

L’utilizzo di quelli agglomerati è stato sviluppato per fornire una soluzione più economica rispetto ai tappi di sughero monopezzo, purtroppo però quelli contenenti resina, possono rilasciare composti chimici, come il tricloroanisolo (TCA), che può inficiare il gusto e l’aroma del vino, causando un difetto noto come “gusto di tappo”. Anche i tappi di sughero naturali ricomposti, se la pressione utilizzata per unirli non è sufficiente e se la miscela di granuli di sughero non è uniforme, possono introdurre inquinanti nel vino.

Senza dimenticare che il “gusto di tappo” è spesso confuso con il “gusto di sughero” che può essere causato da un’ampia gamma di sostanze chimiche presenti anche nei tappi di sughero monopezzo, tra cui i composti fenolici, gli alcoli e gli acidi grassi. Queste sostanze possono reagire con il vino per produrre aromi e sapori sgradevoli, come muffa, carta bagnata, muffa di cantina e persino liquirizia rendendo il vino sgradevole e poco appetitoso.

Questo significa che ogni anno vengono sprecate milioni di bottiglie di vino a causa di questi difetti organolettici.

Parlando di salubrità poi…

Il tappo di sughero richiede la sterilizzazione con solforosa per rimuovere i batteri e prevenire la contaminazione. Inoltre, a causa della porosità del sughero, può essere più difficile mantenere la stabilità chimica del vino durante la conservazione, il che può richiedere l’uso di solforosa per preservare il vino, che, se il vino è rosso, può anche essere aiutata dai nostri amici “antociani” che svolgono un ruolo importante nella conservazione del vino, poiché sono antiossidanti naturali che possono proteggere il vino dall’ossidazione e dal deterioramento causato dalla luce e dall’ossigeno. Ma se il vino è bianco, purtroppo, meno ricco di questi preziosi alleati, i produttori son sempre stati costretti ad utilizzare conservanti, che nella stragrande maggioranza dei casi è l’anidride solforosa, la responsabile dei noti “cerchi alla testa” dopo le nostre piacevoli serate.

Ecco che l’alternativa del tappo a vite comincia a fare il suo ingresso trionfale, garantendo una maggiore tenuta e stabilità, con una porosità della membrana regolabile, il vino può essere conservato in modo sicuro senza l’aggiunta di quantità eccessive di solforosa e le nostre serate rimarranno un “ricordo piacevole”!

Questo fatto non solo ha benefici per la salute e l’ambiente, ma può anche migliorare la qualità del vino. L’uso eccessivo di solforosa infatti influenza negativamente anche il sapore del vino, mentre il suo minor impiego può consentire a profumi e sapori naturali di mantenersi per lungo tempo ed emergere piacevolmente all’apertura della bottiglia.

Il tappo a vite ha fatto molta strada negli ultimi decenni, passando da essere considerato una scelta inferiore rispetto al tappo di sughero a essere apprezzato per la sua efficacia e facilità d’uso. Ma c’è un altro vantaggio che spesso viene trascurato: la sostenibilità.

Infatti, il tappo a vite è un’opzione più sostenibile per il vino rispetto al tappo di sughero, poiché durante la produzione dei tappi di sughero, si utilizzano sostanze chimiche come il cloruro di metilene e il perossido di idrogeno, che possono essere dannose per l’ambiente se non vengono gestite correttamente oltre al fatto che, la produzione di tappi di sughero richiede la lavorazione della corteccia degli alberi di sughero, che può portare a problemi di deforestazione e perdita di habitat naturali. Al contrario, il tappo a vite è spesso realizzato in alluminio o altri materiali riciclabili e non richiede l’abbattimento degli alberi di sughero.

Nondimeno la maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo ai problemi di conservazione del vino e alla sostenibilità ha portato molti produttori a considerare l’uso del tappo a vite. Inoltre, l’industria del vino ha investito nella ricerca e sviluppo del tappo a vite, producendo soluzioni sempre più efficaci e di alta qualità.

Secondo un rapporto del 2020 del Wine Intelligence Report, nel Regno Unito il 78% dei consumatori preferisce il tappo a vite per il vino bianco, mentre il 60% lo preferisce per il vino rosso. Negli Stati Uniti, l’utilizzo del tappo a vite è aumentato del 20% nel periodo 2010-2019, raggiungendo il 37% del mercato del vino imbottigliato.

In Australia e Nuova Zelanda, l’utilizzo del tappo a vite è molto diffuso, con percentuali che superano il 90% per alcuni produttori di vino. Anche in Europa, dove la tradizione del tappo di sughero è più forte, l’utilizzo del tappo a vite è in costante crescita, con paesi come la Spagna, il Portogallo e la Francia che stanno adottando sempre di più questa soluzione.

Per quanto riguarda le realtà italiane, il 6 Marzo, a Villa Sorio di Gambellara (VI) s’è tenuto un evento di assaggio e presentazione di cinque tra i più noti produttori, gli “svitati”, Franz Haas,  Jermann, Graziano Prà, Pojer e Sandri e Walter Massa, dei Vigneti Massa, che abbiamo avuto il piacere di intervistare in occasione di un nuovo impianto di “Timorasso” giusto due giorni fa.

Cinque aziende che hanno iniziato la loro personale rivoluzione molti anni fa, consentendoci di assaggiare in quell’occasione alcuni dei loro migliori vini paragonando bottiglie chiuse nel medesimo giorno, anni fa, con tappi di sughero e con tappi a vite. Un’esperienza che ci ha entusiasmato e che vi consiglio sinceramente di fare personalmente.

Redazione Newsfood.com
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