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Cronache dal futuro: Festa Internazionale dell’Unità Mondiale di Berluscolandia

Cronache dal futuro: Festa Internazionale dell’Unità Mondiale di Berluscolandia

By Redazione

Cronaca dal futuro: Milano 1 aprile 2165
Dal nostro corrispondente in tele-NetWork-celebrale-inter(Milan)planetaria-comunicazione in esclusiva per Newsfood.com

Esattamente 150 metri sullo zenit della guglia più alta della Madunina, Silvio Berlusconi, pronipote del  grande brianzolo che, in occasione dell’Expo 2015, riuscì ad unire
tutti i popoli, dal suo grattacielo-astronave a levitazione, festeggia i 150 anni di Unità e di pace ininterrotta, senza guerre e senza litigi.
Impartisce la sua benedizione agli 8 miliardi di amici-sudditi, ascolta compiaciuto gli applausi, preregistrati, e torna a godersi la collezione del trisavolo dei derby Milan-Inter.
Anche nel calcio giocato sono migliorate parecchie cose: per evitare di affaticare troppo i giocatori si è provveduto a fornirli di un monopattino elettrico e per evitare contrasti ed
invidie, ad ogni calciatore è stato dato un pallone.
Si è finalmente risolto il dilemma che per secoli aveva fatto arrovellare i filosofi. Il quesito era: perchè mai 22 uomini in mutande, apparentemente nelle loro piene facoltà
mentali, rincorrono una palla di cuoio e per averla si affannano, si danno calci e spinte e quando l’hanno presa…la buttano lontano?
E che dire dei giudici di gara anche loro in mutande (bell’esempio che danno!) e con un fischietto in bocca?
L’arbitro, alla fine della partita è obbligato a non dare dispiacere al pubblico e pertanto deve dare la vittoria ad entrambe le squadre. Gli Ultras, anche quelli hanno i loro diritti e
possono fare quello che vogliono, l’importante è non nominare Silvio invano.

Nessun problema se qualcuno si ferma e va a mangiare qualche mela nel vicino giardino.

Ancora oggi non si capisce come mai, nella precedente gestione, si sia fatto tutto quel casino per una mela. Non aveva neppure il bollino e nemmeno era DOP! Sicuramente quel melo era una
copertura di riciclaggio.

Dopo 100 anni di Giustizia giusta si sono estinti gli ultimi giudici come anche i medici.

Non è più possibile infrangere la Legge, è bastato farla di materiale infrangibile.
Molto più facile è stato abolire gli ospedali e le voragini di spese per la Sanità:
un cartello  “Vietato ammalarsi” ha risolto il tutto, e tra poco si farà un referendum, (lo si fa per far contento il popolo) di cui si sa già l’esito,  per abolire
definitivamente le spese funerarie. Si pensa alle Foibe carsiche ma anche ad un impianto, tipo posta pneumatica, che scarichi direttamente nella Fossa delle Marianne.
In attesa, il solito cartello: “Vietato Morire, senza autorizzazione”.

I problemi alimentari sono ormai un ricordo: i terreni un tempo coltivabili ora sono ricoperti di pannelli solari.  Al mattino una pillola gialla come il sole, a mezzogiorno una azzurra come
il cielo e la sera una pillola più piccola e leggera, nera come la notte.
I grandi Chef? Non si sa perchè ma i migliori pare che siano nel grattacielo-astronave a levitazione, dove pare che sia custodito il meglio della Cucina internazionale con scorte per
centinaia di anni.

Gli animali sono tutti estinti ma di tutti sono stati fatti degli splendidi documentari, a colori, tridimensionali: in questo modo si sono evitati la puzza e gli antiestetici escrementi.

Il popolo islamico ora è retto da donne, gli uomini sono ormai tutti saliti in cielo, via kamikaze: i pochi rimasti sono patrimonio dell’Umanità e tenuti negli arem a
figliare.

I cinesi sono scomparsi.
E’ bastato tagliare loro il codino e distruggere il riso, fino all’ultimo chicco.
E’ terribile vedere un cinese  in stato di astinenza del suo cibo. E’ come un Panda senza il suo Bambù, un Koala senza Eucalipto, un giovane senza Nutella!…il grande Leader
Fondatore senza la F…(come si dice?)

Per questo “racconto fantastico” qualche malpensante mi accuserà di vilipendio al Tricolore e pertanto cerco di rispondere preventivamente.

Il 17 marzo 1961, il re Vittorio Emanuele proclamò il regno d’Italia a Torino e coronò il sogno di tanti Italiani di pensiero ma non ancora di fatto.

In verità mi sento cittadino del mondo ed oggi mi unisco a tutti coloro che riconoscono nell’Unità d’Italia l’unione dei dialetti, delle territorialità locali con le loro
radicate peculiarità indigene, accompagnate dai valori positivi della famiglia e delle tradizioni contadine di ognuno di noi.

La celebrazione dell’Unità d’Italia la vedo come un momento di comunione delle persone di buona volontà che mettono da parte l’egoismo personale e vogliono stringere la mano al
fratello, all’amico, ma anche allo sconosciuto che ha bisogno di noi.

In questi giorni è giusto festeggiare l’Unità di un popolo ma non dobbiamo dimenticare le tragedie che stanno sconvolgendo il mondo: a partire dai drammi familiari alle speranze
di libertà soffocate in Libia, alla grande prova che è costretto a superare il popolo dei Samuray. Ne usciranno spossati ma più forti di prima. Non è con gli ozi che
un popolo diventa grande. I grandi uomini hanno conosciuto la povertà e gli stenti e non si sono mai risparmiati.

E’ da loro che i nostri giovani devono prendere esempio e noi, dai capelli bianchi, dovremmo imparare ad essere meno saccenti. Io per primo!

La mia Italia ideale è l’Unità di tante Unità, un Brescello da 8 miliardi di  Peppone e Don Camillo, le creature specchio di quell’Italia vera dipinta da Guareschi.
Due nemici nell’ideologia ma leali e generosi amici nel bisogno. Viva l’Italia, Viva gli Italiani!

Giuseppe Danielli
Newsfood.com

 

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