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Coldiretti: un manifesto per dire stop agli inganni nel carrello della spesa

Coldiretti: un manifesto per dire stop agli inganni nel carrello della spesa

By Redazione

Attenzione al carrello della spesa: rischia di riempirsi di «falsi made in Italy» anche facendo acquisti nei nostri supermercati. Con danni ai produttori e problemi per i
consumatori, soprattutto per chi vorrebbe acquistare prodotti italiani, del nostro territorio ed invece rischia di comprare «un nome» o un «marchio» che di italiano
ormai ha poco.

In una ricerca svolta su iper e supermercati della nostra regione risulta la mancanza di trasparenza sull’origine dei prodotti venduti con una carenza di informazioni che possono provocare
distorsioni nelle scelte dei consumatori.

Solo un prodotto su tre di quelli venduti nella grande distribuzione – sottolinea Coldiretti – è realizzato con prodotti agricoli nazionali, senza che nessuno lo sappia. L’Italia importa
60 milioni di cosce di prosciutto e due prosciutti su tre venduti come italiani provengono in realtà da maiali allevati all’estero, senza nessuna indicazione in merito. Quattro cartoni
di latte a lunga conservazione su cinque sono stranieri,. In pratica importiamo 24 milioni di litri di latte al giorno, pari a 86 milioni di quintali di latte all’anno contro una produzione
nazionale di 110 milioni. In Emilia Romagna, su 17 milioni di latte prodotti, le importazioni ammontano a quasi 11 milioni.

«Ciò che nessuno dice – commenta il presidente di Coldiretti Ferrara, Mauro Tonello – è che più del 50% della spesa che il consumatore fa, resta anonima, a volte con
sotterfugi che possono trarre in inganno il consumatore».

L’indagine svolta da Coldiretti regionale nella grande distribuzione e presentata stamattina a Parma, ha evidenziato situazioni di poca trasparenza a partire da prosciutti cotti con bandiera
italiana in cui l’etichetta non indica nessuna provenienza della carne; formaggi definiti «nostrani», senza neanche l’indicazione se sono fatti con latte pecorino o vaccino; miscele
di formaggio in cui compare un non meglio definito «formaggio stagionato» insieme con Parmigiano Reggiano e Grana Padano.

La ricerca di Coldiretti Emilia Romagna ha interessato 21 iper e supermercati rilevando 23 referenze  nei settori lattiero caseario, salumi, carni fresche suine, per un totale di 1.380
prodotti rilevati. Nessuna indicazione di provenienza delle carni usate per produrre mortadella, prosciutti cotti e anche quelli crudi non a denominazione d’origine. Un mondo di anonimato si
nasconde dietro i prosciutti affettati e confezionati in vaschetta. Oltre all’anonimato, nel settore dei prosciutti la vera «trappola» per i consumatori sono i prezzi.

Mentre al produttore agricolo un maiale viene pagato attorno ad un euro al chilogrammo, il prezzo del prosciutto crudo può variare dai 19 euro al chilogrammo di quelli anonimi ai 24 euro
in media di quelli a denominazione d’origine. In vaschetta questi prezzi arrivano quasi a raddoppiare superando anche i 40 euro al chilogrammo. Nel settore del latte a lunga conservazione, su
21 prodotti rilevati, solo uno ha indicato l’origine (Austria); mentre tutti gli altri sono anonimi.; nella sola Emilia Romagna vengono importati 275 milioni di litri di latte a lunga
conservazione.

Di fronte a questi dati Coldiretti Emilia Romagna ha lanciato una petizione popolare in cui si chiede alla Grande distribuzione «di applicare la massima trasparenza, assicurando la
presenza sui propri scaffali di prodotti nazionali indicando in modo chiaro la provenienza del prodotto utilizzato» e contemporaneamente ha chiesto al Governo di impegnarsi perché
venga approvato al più presto il disegno di legge che prevede «Disposizioni in materia di etichettatura dei prodotti alimentari».

«Dobbiamo scegliere – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – se vogliamo assicurare all’agricoltura italiana la centralità nell’economia e nella
società perché possa continuare a svolgere il suo ruolo sul fronte della qualità, della sicurezza del prodotto italiano, la tutela dell’ambiente e la valorizzazione del
territorio, o se, invece, vogliamo farne un settore ai margini dello sviluppo».

UN PRESIDIO DI COLDIRETTI FERRARA AL  BENNET DI COMACCHIO INCONTRA I CONSUMATORI PER UNA SPESA  PIU’ CHIARA.

Contemporaneamente all’iniziativa regionale, Coldiretti Ferrara ha incontrato i consumatori presso il centro commerciale Bennet di Comacchio distribuendo volantini sui prodotti made in Italy e
sulla necessità di maggiore chiarezza soprattutto da parte della grande distribuzione nel proporre i prodotti sugli scaffali senza «ingannare i consumatori», considerato che
2 prosciutti su 3 sono di origine straniera, 4 cartoni di latte su 5 sono stranieri ma non c’è l’indicazione dell’origine, metà delle mozzarelle non a denominazione d’origine
è fatta con cagliata estera, oltre un terzo della pasta è fatta con grano non coltivato in Italia e che circa il 20% del pomodoro in scatola venduto è di origine cinese.

Un problema che si riflette sulle scelte dei consumatori e sui redditi dei produttori agricoli, che un euro riescono a realizzare a malapena 17 centesimi, mentre 23 vanno all’industria e 60
alla distribuzione.

Nel corso della mattina centinaia di consumatori sono stati contattati e hanno potuto rendersi conto dell’importanza di una battaglia per la trasparenza e la chiarezza che Coldiretti ha
iniziato già nel 2000 e che oggi, con il lancio della «filiera agricola tutta italiana» rilancia con un nuovo patto con il consumatore per un vero made in Italy
agroalimentare.

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