Caffè: meno pause al bar, ma aumentano cialde e capsule

19 Novembre 2012
La crisi tocca anche il mondo del caffè: abitudini tradizionali perdono di forza, ma crescono nuove vie di gusto.
Questo il messaggio di Luigi Odello, presidente Centro Studi Assaggiatori Caffè, in questi giorni a Roma per una degustazione guidata all’Azienda Romana Mercati-Cciaa.
Secondo Odello, centrale un dato di fatto: gli italiani rimangono legati al piacere del caffè, ma cercano di spendere il meno possibile.
Ecco allora che si riducono le pause-caffè al bar ed aumenta il consumo di cialde o capsule. A provarlo, la mutazione avvenuta nei risto: meno macchine col macinino, più macchine
per cialde. Infine, tra i grandi classici resiste il pacchetto in polvere per la moka casalinga.
Tale analisi non trova tutti concordi: tra i critici più decisi, Lino Stoppani, presidente FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi.
In primis, sostiene Stoppani, “Non c è crollo al bar del consumo di espresso che, anzi, per taluni esercizi continua a rappresentare il 50% del fatturato. I prezzi poi sono rimasti
invariati, mediamente 0,93 centesimi la tazzina”. Vi è stata una crescita delle cialde, ma non è stata accompagnata dalla decadenza del caffè tradizionale.
A mettere d’accordo le due tesi, la centralità del caffè, “Prodotto di punta” della ristorazione italiana. Secondo i dati, il suo fatturato annuo oscilla dai 16,8 ai 18,9 miliardi
di euro, con un consumo annuo di 7 miliardi di tazzine, (ricavate in varia maniera).
Matteo Clerici