Attilio Scotti scopre in Francia che la Bresaola della Valtellina è prodotta da “schiavi”

5 Gennaio 2010
Attilio Scotti, in vacanza sul Rodano, in Francia scopre che la Bresaola della Valtellina è prodotta da “schiavi extracomunitari”.
L’articolo è apparso su Il Corriere della Sera di Sabato 2 gennaio 2009: a tutta pagina 29, “Schiavizzati per produrre Bresaole”, reportage a firma di Luigi Ferrarella:
lferrarella@corriere.it
Attilio Scotti:
– “Ho trascorso le mie brevi vacanze di fine d’anno a Lyon in una grande casa a bordo del grande fiume Rodano alla confluenza con la Saona: ho portato e cucinato tra applausi i pizzoccheri e la
grande breasola della Valtellina.
A fine cena il mio amico, mi ha messo sotto il naso il Corriere della Sera di sabato due gennaio 2010 e mi ha detto: perfetti i pizzoccheri ed ottima la bresaola ma per fare questo prodotto
buonissimo utilizzate gli schiavi!!”
Dal titolo a tutta pagina del Corriere della Sera si evince che i produttori di Bresaola della Valtellina sono dei negrieri di vecchio stampo ed utilizzano mano d’opera extra comunitaria non solo
pagando un vitto da fame per 14 ore filate di lavoro giornaliero ma addirittura togliendo dalla busta paga ben 220 euro non si comprende bene a che titolo.
E il tutto sarebbe organizzato da un pakistano che affitta i connazionali alle aziende valtellinesi che sarebbero ignare delle condizioni alle quali sono stati sottoposti questi lavoratori.
Da quando esiste il mercato del lavoro esistono purtroppo degli sfruttamenti, ma assolutamente non credo che i produttori valtellinesi di bresaole siano ricorsi a questi sfruttamenti ed
impiegato mano d’opera come indicato nel reportage del Corriere della Sera.
E che abbiano fatto finta di niente.
Per un motivo semplice: conosco bene i valtellinesi, non sono dei santi ma non sono dei negrieri, sono delle persone che lavorano sodo da mane a sera, non sono avvezzi al sorriso, non parlano
molto.
Spesso non conoscono la cultura dell’accoglienza, ma non sono, nè mai sono stati, dei negrieri, anzi oltre cinquanta anni fa sono stati sfruttati in Svizzera per i lavori pesanti.
Da qualche tempo, sulla Bresaola della Valtellina, appaiono sulla stampa nazionale articoli spesso diffamatori e assolutamente falsi su questo eccezionale prodotto: certamente invidia o altri
motivi atti a cercare di indirizzare i consumi su altri salumi.
Ed il sottoscritto, che firma questo articolo, non è stato, non è e non sarà mai a libro paga del Consorzio Breasola di Valtellina. Io sono solo una persona che
ama queste valli, spesso in disaccordo con alcune scelte, ma dove, per siglare un accordo, la stretta di mano vale più di una firma dal Notaio.
Ma non è finita qui: analizzerò con attenzione quanto riferito dal collega del Corriere della Sera.
Per ora BUON ANNO A TUTTI I VALTELLINESI E VALCHIAVENNASCHI ed a tutti i lettori di NEWSFOOD.com
Attilio Scotti
Enogastronomade senza se e senza ma
attilioscotti@bluewin.ch
Caro Attilio,
pubblichiamo volentieri il tuo scritto ed attendiamo con ansia gli sviluppi della vicenda.
Anche noi ci rifiutiamo di pensare che i produttori valtellinesi di bresaole siano dei disonesti.
Ovviamente però siamo disponibili a pubblicare commenti ed interventi di chiunque.
In particolare dell’esimio collega della carta stampata: Luigi Ferrarella.
L’articolo scritto non sarà certo basato su dicerie ma sicuramente su dati di fatto.
Giuseppe Danielli
Redazione Newsfood.com