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Aranciate e legge comunitaria: ci vediamo l’anno prossimo!

Aranciate e legge comunitaria: ci vediamo l’anno prossimo!

By Redazione

Nel Supplemento ordinario n. 110/L alla GAZZETTA UFFICIALE Serie generale – n. 161 del 14 luglio 2009 è stata pubblicata la LEGGE 7 luglio 2009 , n. 88 . Disposizioni per l’adempimento di
obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2008.

Come ampiamente previsto, il famigerato emendamento Casoli non c’è.
Poiché, però, il problema rimane, se ne riparlerà (chi sarà il temerario che tornerà, per la terza volta, alla carica ?) il prossimo anno.
Il merito dell’argomento è stato da noi ampiamente trattato e non ci ritorneremo (si vedano le note finali).

Vogliamo qui semplicemente tentare una valutazione dei comportamenti tenuti dai diversi soggetti interessati.

L’industria
In occasione dei due precedenti tentativi, Assobibe ha fatto sentire la propria voce con comunicati chiari ed esaurienti. Si poteva fare di più, per informare correttamente il pubblico?
Forse sì, anche se, oggettivamente, sarebbe stato molto difficile sovrastare la massa delle notizie false. E poi, si sa, quando parla l’Industria, lo fa solo per il proprio interesse…

Il mondo politico
Beh, che dire? Qualcuno ci ha provato a far presente che esistono “obblighi derivati dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee”, ma, come diceva Bismarck, la politica è la dottrina (o l’arte?) del possibile. Da ciò consegue che, nel caso in esame, fare la cosa giusta è risultato (per due volte!) impossibile.

Le Associazioni di Categoria
Niente da dire: hanno semplicemente tutelato i loro interessi (di categoria, appunto), sfruttando, mediaticamente, argomenti di forte presa sul consumatore (il fatto che fossero usati scorrettamente poco importa). Per quanto riguarda il MPAAF ed il suo ministro, l’impegno profuso nella vicenda li fa entrare di diritto in questa categoria e non nella precedente.

Gli Organi di Informazione
In tutta questa italica vicenda ecco chi ne esce peggio.
La faccenda delle ‘aranciate senza arancia’ potrebbe essere usata nelle scuole di giornalismo per illustrare come sia possibile imbastire una campagna di stampa su di un falso argomento, evitando accuratamente di fornire al lettore i necessari elementi di giudizio e giocando senza ritegno sull’indiscutibile impatto di titoli francamente vergognosi.

Qualche esempio:

La Repubblica
Prodotti “taroccati a tavola”… arriva l’aranciata senza arancia

Corriere della sera
Consumatori: “Attenti, arriva l’aranciata senza arance”

Quotidiano.net
L’aranciata perde il succo. E’ boom di cibi falsi

Panorama.it
L’aranciata perde il succo, il vino non ha l’uva. I trucchi UE sulle tavole italiane.

A questo punto si potrebbe obbiettare che, si sa, i titolisti a volte calcano un po’ la mano per attirare l’attenzione, ma poi, nell’articolo…

E invece no. Gli articoli, tutti fatti con lo stampino, si sono limitati a riportare, in massima parte, i testi dei comunicati che, quotidinianamente, uscivano dagli uffici di Coldiretti & C.
(+ MIPAAF, ahinoi!), senza mai fornire un minimo di elementi oggettivi di valutazione per consentire al lettore di capirci qualcosa. Che poi i giornalisti siano solo pigri o anche incompetenti, fate voi.

E poi la chiamano informazione…

NOTE FINALI, per chi vuole approfondire:

Normativa alimentare: chi informa i consumatori?

Aranciate e fantasia (poca): le solite frottole…

Aranciate e fantasia (poca): un po’ di controinformazione

Bibite di fantasia: un’altra occasione persa

Bibite e coloranti: la posizione dell’industria

 

LEGGE 7 luglio 2009 , n. 88

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Dott. Alfredo Clerici
Tecnologo Alimentare

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