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10 #POSTCORONAVIRUS: OPINIONI A CONFRONTO PERSONAGGI, by Comolli

10 #POSTCORONAVIRUS: OPINIONI A CONFRONTO PERSONAGGI, by Comolli

By Giuseppe

DECIMA PUNTATA AGGIORNATA SUL POST CORONAVIRUS
Data: 6 aprile 2020

#postcoronavirus (10) … OPINIONI A CONFRONTO PERSONAGGI

#postcoronavirus (10)

Opinioni e personaggi a confronto. Captiamo da interviste l’impegno di molti di contribuire alla discussione. Più statalismo e concentrazione centrale serve realmente? Sforza Fogliani, banchiere, Cordero di Montezemolo, imprenditore:  fra liberalismo einaudiano e pragmatismo di impresa. Lavoro, burocrazia, tecnologia, socialità. Da entrambi emerge l’obbligo di un cambio “paese” sostanziale e strategico. Sa da fare indipendentemente
Corrado Sforza Fogliani

In questo delicato frangente, inizio fase2, capto dalla stampa due riflessioni, un po’ opposte, che reputo meritevoli di ascolto e soprattutto di valutazione. Lascio al singolo lettore la valutazione: sono riflessioni da me sintetizzate, spero bene, di due personaggi nazionali.  La prima è quella di un avvocato, Corrado Sforza Fogliani, giornalista, liberale,  presidente di Confedilizia, Cavaliere del lavoro, presidente dell’associazione banche Assopopolari, componente Abi, presidente di una piccola banca di territorio, Banca di Piacenza.

Luca Cordero di Montezemolo
La seconda è quella di Luca Cordero di Montezemolo, laurea in legge, pilota di rally,  presidente della Ferrari, direttore generale di Italia ’90, Cavaliere del lavoro, già presidente Confindustria, presidente Fiat, presidente federazione editori giornali, vicino al senatore Monti, già presidente Alitalia.
Entrambi guardano al #postcoronavirus con schiettezza, concretezza, passione, da italiani Doc, ma con  malcelata apprensione. Entrambi entusiasti del grande lavoro lodevole e degli enormi sacrifici dei medici e infermieri che non si sono tirati indietro, di quelli in pensione tornati in prima linea a combattere con le cerbottane.
Eppure tutti lì, fra sanità pubblica e sanità privata, con perdite significative… non certo di vecchiaia, non certo per una banale influenza.
Sforza Fogliani   guarda alle misure emergenziali prese e a quelle più pesanti e durature in attesa di essere licenziate dai Dpcm del Governo Conte prendendo atto che, presentati come aiuti economici al sistema, mostrano – volutamente – una china per fare ancora più danni del virus stesso.
E’ evidente che i vecchi debiti pubblici italiani pesano anche in questo frangente: a fronte di 150-200 mld pronti via della Germania l’Italia prima pensa a 3-4 mld, poi 25, ora altri 30 mld/euro da mettere sul piatto della bilancia.
L’avvocato sostiene che la esposizione pubblica promette conseguenze ancora più tristi perché il governo sta allargando la sfera di incidenza del potere pubblico sia direttamente che anche come garanzia ultima su finanziamenti privati. Sostiene che un modello del genere porterà il sistema produttivo a pagare un prezzo altissimo nel futuro, colpa di queste decisioni.  Sarebbe prioritario quantificare e valutare tutte le conseguenze economiche sul bilancio statale e degli italiani, derivanti da quello che viene elargito, sapere prima come e con che criteri e sicurezze. Non è manna dal cielo, è una “moral hazard” come viene definita da economisti rigoristi, sulla stessa linea del reddito di cittadinanza.
Sforza Fogliani fa una semplice proposta concreta opposta: lo Stato deve rinunciare ad ogni imposta diretta nel 2020, proporzionalmente smagrendo tutto l’apparato pubblico. I tagli di spesa fissa pubblica sarebbero un segnale apprezzato dall’Europa e dallo spread. Bisogna rinunciare ad ogni nazionalizzazione, a iniziare da Alitalia. La funzione pubblica deve compiere quei sacrifici mai fatti.  Le risorse nazionali ed europee rese disponibili devono essere assegnate direttamente a chi è stato più colpito, senza passare per enti inutili, l’asfissiante percorso  burocratico che favorisce clientelismo, corruttele, evasioni fiscali e favoritismi ad personam.
Chiede anche di cogliere l’occasione per snellire la selva di regole e ridurre la pressione fiscale per incentivare, come dicono tanti economisti nel mondo,  investimenti e occupazione. Oggi più che ieri, conclude, non è possibile nessuna ricostruzione trasparente e certa se l’economia è governata dal gioco delle lobbies di tutti i tipi, piccole e grandi e da ostacoli fittizi e speciosi per chi vuol fare. Il pensiero e la proposta del banchiere piacentino è sostenuto da diversi sociologi, direttori di giornali, imprenditori e economisti di quasi tutte le Università italiane, da Verona a Bologna, da Roma a Trieste, dalla Normale alla Luiss.
Montezemolo è anch’egli molto diretto: ci vogliono iniziative economiche e misure che puntino nell’ordine di urgenza alla garanzia e salvaguardia di tutti i posti di lavoro, nessuno escluso. Denuncia che l’Italia è un paese fermo: non possiamo far finta di nulla quando ci dicono che il virus cammina più veloce della burocrazia, la pubblica amministrazione è una zavorra. Annunci senza niente di concreto, picchia duro l’imprenditore sul caos mascherine e tentennamenti. Il parere tranchant di Montezemolo appare su diverse testate. Anch’egli è contro la asfissiante burocrazia, a favore dell’autocertificazione responsabile con sanzioni pecuniarie e penali per chi dichiara il falso.
Bisogna però che ci sia un controllo immediato. E’ il momento per reagire, il virus deve essere una molla per tutte quelle cose che si sentono dire e proporre ma non vanno mai in porto. Dobbiamo decidere quale Paese Italia vogliamo, come lo vogliamo lasciare a figli e nipoti, quelli rimasti e quelli che possono ritornare se ci sono le condizioni. La priorità sanitaria non è in discussione, ma qualcuno deve anche pensare se è in sintonia con i tempi, con i bisogni e con le nuove malattie. 
Siamo in una crisi economica e sociale, quindi, dice l’imprenditore bolognese  Montezemolo, le due istanze devono essere integrate, legate.  Le polemiche vanno rimandate: propone un commando di persone valide di tutti i campi che indichi gli assi-asset del futuro. Le fabbriche vanno riaperte quando i lavoratori saranno in massima sicurezza possibile, come chiedono le parti sociali, ma come deve responsabilmente decidere l’Istituto Superiore di Sanità.
Montezemolo è preoccupato della aggressività commerciale che già stanno applicando e espandendo le industrie di altri paesi per aggredire i clienti e i mercati dei tanti settori chiusi in Italia. Su questo aspetto, secondo il sottoscritto,  ci vorrebbe un impegno forte, che non si vede,  di tutte le Ambasciate e Consolati italiani all’estero per contattare clienti, importatori, distributori,  assicurandoli e informarli con note ufficiali economiche e di sensibilità dimostrata dall’Italia. Un cliente che cambia fornitore difficilmente torna indietro, dice Montezemolo.
Sul sistema industriale, è molto chiaro: va difeso l’intero sistema economico e finanziario, protette in modo ampio e diffuso le aziende pubbliche e private che sono strategiche per il paese, che rappresentano la spina dorsale attiva, solida e la economia diffusa del paese. Perdere imprese industriali italiane, vuol dire che l’Europa perde rispetto a Cina e Usa. Ma le perdite in Italia si ripercuotono, volenti o nolenti, sui tulipani olandesi perché il dumping fiscale senza imprese e senza industrie che producono e fatturano non si va avanti. Andare contro l’Italia non aiuta gli altri paesi Europei.
Due personaggi siano assai diversi, ma molte cose sono comuni. Questa diversità di cultura e di approccio, anche fra un banchiere di lungo corso e un imprenditore delle diverse imprese compreso quella del manager, non mi pare così differente sulla individuazione della strategia “paese” da applicare. Questo mix di proposte e valutazioni potrebbe essere un altro pilastro importante. Spero che qualcuno ascolti.    

Giampietro Comolli
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Giampietro Comolli

Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici

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Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
Curatore Rubrica Assaggi in libertà

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