Trota più timida, pesca più difficile

24 Ottobre 2012
Quando si pescano le trote, bisogna tenere conto di vari fattori: tra essi, la psicologia, del pesce quanto dell’uomo.
A far luce su questo, una ricerca della Concordia University, diretta dal dottor Brown e pubblicata su “Behavioral Ecology
and Sociobiology”.
Gli scienziati sono partiti da una considerazione: per sopravvivere, le trote (come le altre prede) devono essere abili ad apprendere e conservare le informazioni, per gestire meglio future
situazioni di pericolo.
Allora, Brown e compagni hanno costruito in laboratorio un fiume artificiale, popolandolo con giovani esemplari di trota iridea (Oncorhynchus
mykiss).
Prima, i pesci sono stati messi a contatto con un predatore, in modo che potessero annusarlo. Dopodichè, in vari momenti nel tempo, sono stati messi in appositi serbatoi, con l’odore
della creatura in questione: le trote potevano o scappare o rimanere.
Risultato, dopo otto giorni, le trote “timide”, scappavano mentre quelle “audaci” restavano ferme.
Secondo Brown, ciò prova come una particolare psicologia aumenta o diminiusce le possibilità di sopravvivenza del pesce, modificando anche il suo comportamento di fronte a
predatori umani.
Matteo Clerici
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