Terra ai giovani

20 Agosto 2009
Sta per partire ‘Rinascimento verde’: lo Stato affitterà terre demaniali a giovani agricoltori. Come funzionerà?
“Innanzitutto verrà fatto un censimento, perché non tutte le terre demaniali hanno vocazione agricola. Poi la mia idea è di fare un bando a progetto in modo che i possibili
assegnatari possano presentare un business plan. Vogliamo, infatti, che ognuno porti un progetto di fondazione di una nuova azienda agricola per evitare che ci siano appropriazioni di terre
demaniali per farci il nulla o per agricolture estensive. Da qui la mia idea di investire di più sui giovani visto che oggi rappresentano non solo una grande chance per il futuro, ma anche
una agricoltura di innovazione”.
Quindi il bando prevedrà limiti di età?
“Assolutamente. Bisognerà avere meno di 40 anni, visto che è l’età prevista per essere definiti giovani in agricoltura secondo i regolamenti comunitari. E poi conta il
progetto”.
Che cosa deve contenere?
“Il piano deve parlare di agricoltura intensiva e deve anche contenere una sorta di bilancio aziendale: un giovane deve dimostrare di che cosa vivrà, come guadagnerà, che lavoro
farà e soprattutto se l’azienda riuscirà a stare sul mercato con le proprie forze”.
Saranno privilegiati progetti ‘green’ come l’agricoltura biologica?
“Nel bando saranno privilegiati i progetti che io ho sempre definito di produzione identitaria. Per esempio: se in Campania, nella zona del pomodoro San Marzano o della mozzarella di bufala,
riceviamo due proposte, una per una produzione indifferenziata e anonima e un’altra per una produzione locale, sicuramente la seconda avrà più punteggio per avere la terra. In
Italia abbiamo 4.500 prodotti tipici: i giovani avranno in mano la salvaguardia delle! identit à produttive territoriali. E’ questa la forza del nostro progetto”.
Quanti giovani secondo lei parteciperanno?
“Migliaia. Oggi su un milione e 700mila aziende agricole, solo 1.700, il 10%, sono condotte dagiovani. E quindi penso che qualche migliaio di ragazzi chiederà di avere assegnate queste
terre anche perché i giovani non si occupano di agricoltura non perché abbiano ancora l’immagine del contadino con la pelle incartapecorita ma semplicemente perché il terreno
costa tanto”.
Tanto quanto?
“In Italia, in media, un ettaro costa 25.500 euro. Un prezzo enorme se confrontato con i 5.500 euro della Francia, i 6.500 della Germania e gli 8.500 dell’Olanda”.
Il suo piano è contenuto nel decreto anticrisi. Quanti posti di lavoro prevede di creare?
“E’ difficile dirlo con precisione. Però si può fare un conto: in tre anni potremmo dar vita a mille aziende, considerando un’azienda media con dieci ettari di superficie, cosa
possibile perché significherebbe impiegare 10mila ettari in tutta Italia, ovvero 500 ettari per Regione. Insomma, possiamo dire che compreso l’indotto si potrebbe parlare di 5-6mila posti
di lavoro. E tutti per i giovani”.
Prevede una forte partecipazione rosa al bando?
“Se non ci fossero le donne in agricoltura sarebbero guai. Moltissime aziende innovative come quelle del vino, del biologico e delle erbe officinali, hanno una presenza importante di giovani
imprenditrici. E’ auspicabile quindi che si continui con questi parametri statistici”.