Studio rivela i cambiamenti nella circolazione del Mar Glaciale Artico
6 Dicembre 2007
Fino a poco tempo fa, la circolazione del Mar Glaciale Artico era alimentata dalla formazione dei ghiacci piuttosto che dall’afflusso proveniente dalle acque profonde dell’Atlantico
settentrionale, come avviene oggi, questa è la conclusione di uno studio condotto da scienziati tedeschi, pubblicato sulla nuova rivista «Nature Geoscience».
Le attività umane stanno già esercitando un influsso sul Mar Glaciale Artico, indicato come luogo particolarmente vulnerabile al cambiamento climatico dal Gruppo intergovernativo
sul cambiamento climatico (IPCC). Indagare su come la regione abbia risposto ai cambiamenti del clima in passato è fondamentale per poter meglio comprendere i cambiamenti attuali.
Gli ultimi risultati si basano sulle analisi geochimiche di sedimenti ricavati da carotaggi eseguiti nei fondali del Mar Glaciale Artico nell’ambito del progetto ECORD (European Consortium for
Ocean Research Drilling), finanziato dall’UE.
Gli scienziati erano particolarmente interessati ai cambiamenti nel rapporto isotopico dell’elemento neodimio. Il neodimio ha diversi rapporti isotopici che variano in funzione dell’età
e del tipo di roccia. Con l’erosione delle rocce, l’elemento viene trasportato in mare, dove fornisce informazioni sull’origine delle acque dell’oceano. I carotaggi hanno consentito ai
ricercatori di studiare i cambiamenti dell’origine delle masse d’acqua del Mar Glaciale Artico, risalendo fino a 15 milioni di anni fa.
Gli scienziati hanno scoperto con sorpresa che la segnatura isotopica, per buona parte della storia dell’oceano, è molto diversa da quella attuale. I rapporti isotopici nella maggior
parte dei carotaggi corrispondono a rocce basaltiche come quelle presenti nella zona del Mare di Kara. Questo suggerisce che, nel corso della maggior parte degli ultimi 15 milioni di anni,
l’acqua marina al di sopra dei sedimenti è arrivata dal Mar Glaciale Artico stesso. Per contro, oggi le acque profonde del Mar Glaciale Artico provengono in prevalenza dall’Atlantico
attraverso lo stretto di Fram.
Come si spiega allora la presenza di neodimio sul fondale marino? «Durante le formazione di ghiacci marini, il sale è stato separato per congelamento e scartato, formando
così acque altamente saline, più dense dell’acqua marina circostante», ha spiegato Martin Frank, uno degli autori dello studio, dell’Istituto Leibniz per le scienze marine.
«Queste acque salate sono scese verso i fondali e hanno trasportato la segnatura isotopica di neodimio dissolto dei basalti sui fondali marini, dove sono stati recuperati i campioni di
sedimenti.»
I sedimenti mostrano che la circolazione del mare è cambiata solo negli ultimi 400 000 anni. Attualmente i fiumi russi sono responsabili di un massiccio apporto di acque dolci sulla
superficie del Mar Glaciale Artico, impedendo la formazione di acque profonde.
Per ulteriori informazioni visitare:
https://www.nature.com/ngeo
https://www.ifm-geomar.de