Tutto questo è indice di una particolare attenzione del consumatore ( ma soprattutto di istituzioni pubbliche a qualunque livello e di persone che operano nei vari settori di enti pubblici) al comportamento etico nei confronti del luogo dove si vive: il rispetto della cosa pubblica è superiore anche della proprietà privata.
C’è una attenzione alla salute e all’ambiente che spesso appare maniacale, per esempio circola pochissimo danaro cartaceo e monetario, quando le strade gelano non si usa il sale ma solo piccola ghiaia, gli operatori ambientali lavorano in orari non di traffico, certi negozi legati alla salute e ai bisogni salutistici delle persone sono quasi sempre aperti. E anche questo si trasferisce sul bere e sul cibo.
In certi ristoranti a buffet, i migliori a volte quasi stellati, vicino ad ogni piatto c’è la ricetta scritta con ingredienti ben chiari in almeno due lingue, e poi un inserviente è subito pronto, se ti vede titubante davanti ad un piatto, a spiegarti come è fatto. Recentemente mi è capitato di cenare in un ristorante che aveva 20 tipologie diverse di pesce (è vero è il loro cibo base), soprattutto pesce azzurro, con altrettanti modi di cottura e/o presentazione e/o salse differenti.
In una serata penso di aver degustato dalle 30 alle 40 ricette diverse, tutte ben spiegate, tutte molto chiare in cui si sottolineava l’origine, provenienza, peso, valore nutritivo, elementi salutistici… Quasi una lezione di cucina ogni volta che si va a cena. Poi si inizia a cenare anche prima delle 17 (indipendentemente dalla stagione) e si può andare avanti fino alle 21 volendo.
Tornando al vino: è possibile bere e trovare facilmente un ottimo vino mondiale a 10 euro, con vicino una bottiglia simile a 100 euro, ma quello che mi ha stupito è di aver trovato certi vini italiani, etichette molto note e meno diffuse in Italia, ma di grandi territori come Amarone, Barolo, Montalcino, a prezzi identici – se non inferiori – sullo scaffale del consumatore finale svedese. Un bel aiuto al consumo!
Questo a dimostrazione anche della politica di prezzo, di analisi del prezzo che il monopolio fa del vino in generale e di alcuni vini, garantendo una certo equilibrio fra vini differenti… in un paese dove la vita è molto più costosa che in Italia. Questo confronto, questo vantaggio di prezzo rispetto alle enoteche italiane, mi è capitato di riscontarlo su uno Chablis e un Sauternes di grandi aziende francesi che sono solito acquistare in Italia. Ho speso circa un 10-14% in meno. Da meditare.
Infine, dopo il solito giro di analisi-indagine-sondaggio sul vino, mi riservo un giro in centro, sull’isola Gamlastan e nei vicoli di Stortorget, per un appuntamento-invito al Nobelmuseet molto interessante, dove si parlava delle diverse attività e azioni che ogni paese oppure anche associazioni liberali potevano mettere in atto localmente per sottolineare l’importanza della Pace nel mondo.