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'Sciopero del prosciutto', tantissime adesioni

By Redazione

Lo ‘sciopero del prosciutto’ sta ricevendo un numero di adesioni sempre maggiore, prende forma l’azione messa in campo dai suinicoltori italiani, dalle Organizzazioni agricole e dalle
Associazioni di prodotto per contrastare la grave crisi del comparto, denunciando l’impossibilità di allevare maiali italiani di qualità: in base all’adesione degli allevatori
alla protesta risulta che oltre il 70% dei suini allevati in Italia è già pronto ad essere sottratto dal circuito delle grandi dop.

Lo sciopero, lo ricordiamo, prevede che i suinicoltori non consegnino più, insieme ai maiali, le certificazioni di qualità che consentono la commercializzazione della salumeria a
marchio d’origine. E’ un’azione che rischia di provocare la scomparsa di prosciutto e salumeria certificata Made in Italy dalle tavole degli italiani.

«Siamo pronti a partire, con il primo giorno di giugno. La percentuale di adesione già raggiunta è notevole, ma nei prossimi giorni lavoreremo per incrementarla
ulteriormente, soprattutto nella nostra Regione – evidenzia Assuero Zampini, Direttore di Coldiretti Cremona -. Siamo determinati e andremo fino in fondo: di fronte ad una crisi gravissima
della suinicoltura italiana, quella proposta è l’unica strada per convincere la grande industria di trasformazione e stagionatura dei prosciutti Dop a riconoscere agli allevatori un equo
prezzo per i suini. La qualità che nasce nei nostri allevamenti, base imprescindibile per le grandi Dop, deve essere riconosciuta e premiata».

Il 20 maggio è già fissato un incontro a Reggio Emilia con Assica e i Consorzi di Tutela Parma e San Daniele, per fare il punto della situazione e per mettere sul tavolo gli
obiettivi e le richieste. Dopo l’incontro, una conferenza stampa nazionale illustrerà le ragioni e le varie fasi della mobilitazione. «Mentre i consumatori affrontano le
difficoltà degli alti prezzi al mercato, ai nostri allevatori vengono riconosciute quotazioni inaccettabili. E intanto le spese di produzione, per le imprese agricole, sono drasticamente
aumentate – sottolinea Zampini -. Basti pensare che, per ogni suino grasso allevato, l’impresa agricola ha una perdita di 56 euro».

«Lo sciopero del prosciutto vuole denunciare che, alle presenti condizioni, non è più possibile produrre e garantire suini, e dunque prosciutti, di qualità –
evidenzia Pietro Scolari, responsabile dell’Ufficio economico Coldiretti -. E’ importate ribadire che la decisione di sottrarre milioni di maiali dal circuito delle produzioni a denominazione
di origine non rappresenta un’azione contro i cittadini. Al contrario, è il modo con cui gli allevatori italiani cercano di contrastare una situazione ormai insostenibile, a tutela del
comparto e della qualità italiana».

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