Salviamo le api: Nuova petizione di Greenpeace al governo italiano e alla Commissione europea

9 Maggio 2019
Nuova petizione di Greenpeace al governo italiano e alla Commissione europea per salvare le api
Foto e testo Maurizio Ceccaioni
Per chi ha un giardino, specialmente in questa stagione, è molto facile vedere piccoli gruppi di api fare la spola da un pistillo all’altro, raccogliendo il polline che poi trasformeranno in miele. Ma da un po’ di tempo qualcosa sta cambiando, con morie estese di insetti impollinatori, tanto da far rievocare la predizione attribuita ad Albert Einstein, secondo la quale: «Quando le api spariranno, resteranno quattro anni di vita all’umanità».
Sì, perché questi splendidi insetti non sono solo un importante indicatore dello stato del Pianeta, ma senza il loro lavoro, l’impollinatura di frutta e verdura che noi mangiamo, dovrebbe essere fatta a mano. Come accade già in paesi come la Cina, dove l’uso spropositato dei diserbanti in agricoltura ha portato a queste estreme conseguenze in alcune zone, con costi molto elevati.
Perché, se non bastassero le tante patologie parassitarie che colpiscono la delicata salute delle Api da miele (Apis mellifera), come la Peste americana (Paenibacillus larvae), l’Acariosi respiratoria (Acarapis woodi) o la Varroasi (Varroa destructor), l’uso sempre più frequente di monocolture e i cambiamenti climatici, ad aggravare la situazione ci si mettono principalmente i pesticidi per l’agricoltura.

Un esempio è il glifosato, un diserbante non selettivo sintetizzato per la prima volta negli anni 50 del XX secolo e commercializzato dalla Monsanto Crop Protection con il nome di Roundup, dal 1974. Ancora oggi è l’erbicida più usato nel mondo e ci sono pareri contrastanti o nebulosi sulla sua dannosità per l’uomo, anche se per gli insetti è tutta un’altra cosa, evidentemente.
Sono molte le associazioni ambientalistiche che stanno lottando per nei vari Stati, per far mettere al bando questi prodotti chimici dannosi per le api, che portano vantaggio economico solo a chi li produce e vende e lasciano molte preoccupazioni tra i consumatori e gli operatori agricoli, per i potenziali rischi.
Tra queste, Greenpeace, che il 27 aprile 2018 è riuscita a far approvare una moratoria di due anni da 27 Paesi Ue, per tre dei sette pesticidi ‘neonicotinoidi’ più pericolosi per le api come l’Imidacloprid e il Clothianidin della
e il Tiamethoxam della Syngenta. Ma solo per lo spargimento all’aperto, dato che nelle coltivazioni in serre permanenti è ancora ammesso.
«Tra 100 anni potrebbero scomparire del tutto gli insetti dal nostro Pianeta e una delle cause principali di questo declino è l’uso massiccio di pesticidi in agricoltura.
Ora la battaglia – dicono da Greenpeace – si sposta negli Stati Uniti, Canada e resto del mondo, dove Bayer e Syngenta stanno facendo lobbying per continuare a usare questi veleni che uccidono miliardi di api muoiono e minacciano le nostre colture e il cibo».

«Ma sono anche altri gli insetticidi potenzialmente pericolosi sia per le api che per gli altri insetti impollinatori – ricorda ancora Greenpeace -. Come Acetamiprid, Thiacloprid, Sulfoxaflor e Flupyradifurone e altre sostanze quali Cipermetrina, Deltametrina, Clorpirifo e, in ultimo, il Sivanto, il nuovissimo pesticida della Bayer appena arrivato sul mercato e pubblicizzato dalla multinazionale come sicuro per api, bombi e coccinelle. Ma un team di ricercatori ha però rivelato che anche questo pesticida è in realtà letale per le api, se combinato con altre sostanze».
Per questo l’associazione ambientalista ha lanciato una Petizione indirizzata al Governo italiano e alla Commissione Europea, per «bandire l’uso di tutti i pesticidi dannosi per le api e gli altri insetti impollinatori, applicare rigidi standard per la valutazione dei rischi da pesticidi, aumentare i finanziamenti per la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione di pratiche agricole ecologiche». Allora non ci rimane che firmare. Perché se mangiare è una necessità, vivere in salute lo è ancora di più. E le api sono parte fondamentale della nostra vita.
Foto e testo Maurizio Ceccaioni
Riproduzione riservata
©Newsfood.com