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Rimini Capitale dell'olio di qualità

By Redazione

Rimini – «Rimini può essere definita una piccola capitale dell’olio di qualità, ha infatti una limitata produzione di olio extravergine che incarna
però i principali valori guida del settore: innanzitutto grande attenzione alla qualità e poi forte propensione alla produzione certificata – Dop (Brisighella e Colli di Romagna)
– e in terzo luogo con una connotazione di prodotto che riflette il territorio».

A dichiararlo è stato Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna a margine del convegno «Origine, tracciabilità e funzione salutistica
dell’olio» che si è tenuto a Oro Giallo, manifestazione fieristica sull’eccellenza in tema di olio extravergine d’oliva in corso di svolgimento a Rimini Fiera fino a martedì
26 febbraio.

Rabboni ha poi testimoniato l’impegno della Regione nell’espansione della coltura dell’olivo che negli ultimi anni ha messo a segno un raddoppio delle superfici coltivate (negli ultimi tre anni
sono state messe a dimora 240 mila piante di olivo in Romagna). Ha poi ricordato che sono state finanziati progetti di ricerca per le varietà che più si adattano al territorio e
per recuperare le varietà più antiche che «uno studio del CNR conferma essere le più adatte al territorio perché nei secoli si sono adattate agli sbalzi
climatici ltipici della zona». Rabboni ha quindi ricordato che un importante contributo allo sviluppo della cultura dell’olio di qualità è stato fornito dal recente decreto
che ha previsto l’obbligo dell’origine da apporre in etichetta. E ha concluso con una neppur tanto velata polemica nei confronti di Bruxelles: «Non si capisce perché in Europa si
può dichiarare l’origine del vino e della frutta fresca, ma non quella dell’olio».

Giovanni Lercker, direttore Dipartimento Scienze degli Alimenti, Università di Bologna ha poi aggiunto che «origine e qualità non devono essere importanti
solo per quanto riguarda la materia prima, ma anche per il modo in cui viene lavorata». E ha ammonito che se da una parte è importante aumentare la produzione dell’olio dall’altra
non si può rinunciare alla qualità; anche perché la conformazione del territorio italiano non permette grandissime produzioni. E’ dunque più necessario incrementare
la cultura dell’olio intesa come conoscenza dei diversi prodotti e delle tradizioni che li accompagnano.

Per Antonio Ricci, direttore scientifico di «Olivo e Olio», il nome dei brand e la relativa storia che li guida sono di fondamentale importanza, e ad accorgersene
sono stati gli spagnoli che «stanno facendo incetta di marchi italiani di cui sfruttano il nome e tramite i quali commercializzano olio proveniente da fuori Italia».

Ettore Franca, presidente di O.L.E.A, ha messo in guardi gli operatori del settore: «siamo ancora all’anno zero della comunicazione: in Italia il consumatore è
sistematicamente disinformato. Basti pensare che meno del 15% della popolazione conosce la differenza tra olio d’oliva e olio extravergine d’oliva». Il valore della comunicazione è
inoltre confermato da un ulteriore dato: il solo fatto che si usi il termine biologico – che nell’immaginario dei consumatori riconduce alla qualità – in breve tempo ha tatto raggiungere
alle vendite dell’olio biologico la quota del 16% del mercato globale.«

Giuseppe Bitonti, Food Development manager di Cermet ha poi concluso ricordando che la percezione della qualità è legata alla percezione del consumatore; e
andando oltre a ciò che riesce a garantire l’esigenza esplicita o implicita del consumatore.

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