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Ravenna: Una nuova normativa regola l’organizzazione comune del mercato vitivinicolo

Ravenna: Una nuova normativa regola l’organizzazione comune del mercato vitivinicolo

By Redazione

Ravenna – E’ in vigore la nuova normativa che regola l’organizzazione comune del mercato vitivinicolo. “I meccanismi di
erogazione dei contributi del settore sono cambiati” spiega l’assessore provinciale all’agricoltura Libero Asioli.

“Alcune misure di  intervento – la ristrutturazione e riconversione dei vigneti – sono le stesse; altre – la distillazione facoltativa e gli arricchimenti – sono diverse. Abolito il
magazzinaggio privato dei vini da tavola e dei mosti. Fra le novità, il premio per l’estirpazione volontaria dei vigneti e la vendemmia verde.”

La ristrutturazione e riconversione dei vigneti riguarda 189 aziende; di queste, 102 sono finanziabili per una superficie di 148,35 ettari e un importo di 1 milione 163mila euro.

“Le aziende attualmente escluse dal finanziamento potrebbero essere finanziate in seguito con i fondi resi disponibili da economie su altre misure: distillazione, arricchimenti, economie da
altre regioni sulla stessa ristrutturazione” precisa Asioli.

Rispetto alla precedente normativa, nella zona della pianura ravennate è considerevolmente aumentato il contributo. I produttori sono stati così incentivati a rinnovare impianti
ormai obsoleti e non meccanizzabili nemmeno parzialmente. Sempre per la pianura  è stata inserito, fra le forme di allevamento consentite, il Guyot.

“Non c’è più il vincolo di dover realizzare almeno il 50% dei vigneti per la  produzione di vini V.Q.P.R.D. (Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate).
L’acronimo è frutto di una normativa dell’Unione Europea che tutela la qualità dei prodotti regionali (delimitazione della zona di produzione, estensione dei vitigni, rendimento
per ettaro di terreno, tecniche di coltivazione, metodi di vinificazione, titolazione alcolimetrica volumica minima naturale, analisi e valutazione dei caratteri organolettici).

E anche il vincolo di limitare gli impianti con vitigno Trebbiano al 20% prima e al 50% poi, che aveva limitato il numero di aziende ammissibili ai contributi, sussiste più. La provincia
di Ravenna  è caratterizzata dalla presenza della vite in vaste zone di pianura dove non è consentito produrre V.Q.P.R.D., e il vitigno Trebbiano rappresenta oltre il 70% del
coltivato.”

L’estirpazione volontaria dei vigneti riguarda 515 aziende, 331 sono quelle finanziabili per una superficie di 442,47 ettari e un contributo di 6 milioni 118mila euro.

Le aziende finanziabili hanno optato per l’estirpo totale. Restano escluse 16 aziende che potrebbero essere finanziate in seguito agli aggiornamenti della graduatoria nazionale.

“Il dato – commenta Asioli – è positivo se la complessiva riduzione della superficie viticola dell’Unione europea serve a riequilibrare un mercato che negli ultimi anni ha manifestato
sofferenza, nonostante gli aiuti al settore, e se l’estirpazione interessa aziende dove la viticoltura rappresenta un’attività marginale.

L’Unione europea non vuole  privilegiare solo la produzione di vini di qualità ma anche di quelli che trovino una loro collocazione sul mercato, con l’obiettivo  di stimolare i
produttori a valorizzare e promuovere i propri prodotti su fasce di consumatori di livelli differenziati. Tutto l’operazione suscita però perplessità se l’estirpazione, che non
origina diritti di reimpianto, riguarda impianti di dimensioni elevate e ancora produttivi, che comunque rappresenterebbero una parte importante della PLV aziendale.”

“La miglior strategia resta sempre l’attacco. E anche in questo settore l’Unione Europea deve proporre azioni innovative e forti per conquistare nuovi mercati e per sostenere e difendere la
qualità dei nostri prodotti” conclude Asioli.

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