Quale Europa? il dossier Padoan è molto realista. concreto e misurato, certamente non si dà martellate sugli attributi…
Data: 24 febbraio 2016
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan
IL GOVERNO ITALIANO: COSI’ VOGLIAMO L’EUROPA
Punti fondamentali, misure giuste, scelte di lungo periodo, un occhio allo sviluppo. L’Europa deve riprendere lo spirito dei Padri Fondatori
L’Europa, ovvero la originaria Comunità Europea, era nata con due grandi scopi politici e istituzionali: garantire la pace fra tutte le nazioni unendo in un primo nucleo vincitori e perdenti della seconda guerra e arrivare a creare una vera unione politica di Stati d’Europa. Adenauer, Spinelli, Monnet, Mansholt, Schuman, De Gasperi e altri, combattenti della resistenza o avvocati, un gruppo eterogeneo per cultura e storia, sono i padri fondatori, mossi dagli ideali di pace, unità di intenti e prosperità per tutti. Uomini e donne che non hanno mai negato l’origine cristiana dell’Europa, non hanno mai chiuso le frontiere, non hanno mai creduto in una unione solo bancaria, monetaria, doganale.
Si rivolterebbero nella tomba a sentire – oggi – certi discorsi. Pensarono a una USE fondata su realtà solide, su economia diretta, su sviluppo e prevenzione di disastri. Lungimiranti e forti. Sembra che –in parte – il ministro Padoan abbia in parte fatto resuscitare certe motivazioni, condizioni. L’Italia ha presentato in sole 9 pagine una Europa alternativa, una Europa soggetto politico non come somma di singoli, ma come una politica economica comune. Un documento scritto in ottimo inglese che richiama in primis le convergenze economiche attraverso investimenti, crescita occupazione, sviluppo di imprese. Il progetto parte dal perdurare di una crisi che continua ad essere finanziaria ed economica insieme: aver spinto per una parità monetaria con il dollaro è giusta, ma è un palliativo di breve durata, troppo volto all’export e agli investimenti fuori, che non ad investimenti e crescita dei valori e volumi interni, compreso produttività e forza lavoro.
Troppa diseguaglianza economica, lo dicevano già Spinelli, Bech e Schuman, può essere una grave scintilla per eccessi di disaffezione imprenditoriale, di fuga e di populismo che – come sottolinea la proposta progettuale italiana – sono una mina vagante per le forze anti-europeiste. Chi può dargli torto: si condivide un affitto, un comodato, un canone con inquilini che condividono un progetto. Non c’è il condomino che paga le bollette e quello che non le paga. Una visione unilaterale e di solo interesse nazionale è un rischio troppo grande da subire o da accettare, questa la voce forte alzata dall’Italia. Per il momento sola, ma forse per poco.
Purtroppo esiste una fascia di paesi che, più o meno forti e attenti, adagiati su posizioni aprioristiche e di braccio di ferro, anche prima ancora della crisi. Quasi a gufare che la crisi arrivasse e che durasse molto: questi non sono i principi dei Padri Fondatori. Certo 70 anni dopo certe paure e certi fatti sono sicuramente superati e cambiati, le motivazioni di base sono scemate, ma l0ideale, i principi, la costituente USE deve andare oltre, subito! Altrimenti si da ragione a chi rema contro: anzi hanno ragione a chiedere referendum e a cavalcare piuttosto un danno maggiore ma autoctono e autodeterminato, piuttosto che fare sempre i compiti come “Monti” senza curarsi del domani. il politico corto di mente e di prospettiva ha dimostrato di essere un danno globale per tutti. Padoan sta cercando di recuperare tutto il terreno perso, i buchi lasciati, le voragini aperte in seno a quella borghesia nazionale oggi tassata e alla frutta. Per il governo italiano l’Europa resta ancora la migliore opportunità per uscire dalla crisi, a condizione, però, che alcune importanti riforme vengano intraprese. Diversi i temi indicati da Padoan: ripensare al fiscal compact perché scritto quando tutto era rose e fiori e nessun pensava nemmeno ai derivati e tossici; formulare una legge sui debiti pubblici e privati in epoca di deflazione ( ndr : anche guardando ad una sana inflazione come leva dei consumi reali); equilibrio simmetrico dei fattori macroeconomici; usare lo spazio fiscale per alimentare investimenti pubblici e privati; utilizzare le misure e azioni UE anche per i mercati interni di ogni paese senza considerarli aiuti di Stato; mirare a emissione di bond di grandi reti di coesione transeuropee come i piani energetici, trasporti, clima, comunicazioni digitali.
In campo finanziario Padoan è molto preciso e chiede tempi brevissimi: una sola forte e unica banca europea favorirebbe anche – per bloccare i niet della Germania – la creazione del fondo comune per tutelare i depositi così da bypassare le resistenze su frammentazione e regole uguali per tutti; propone anche la nascita di un FME che interverrebbe direttamente in tutte le crisi bancarie senza intaccare la tutela dei depositi. Altro temi avanzati cui dare seguito sono il sussidio per la disoccupazione di tutta l’Europa visti i livelli raggiunti attraverso un sistema assicurativo pubblico contro la disoccupazione, eppoi gli eurobond dei progetti da finanziare, i fondi per la gestione delle frontiere, la promozione di lungo termine dei prodotti di alta qualità europei, l’equilibrio fra deficit e surplus, fra bilancio di paesi diversi aggregati per area o per temi. Da qui scaturisce chiara la proposta di Padoan di creare un unico ministero delle finanze per l’Eurozona. E noi sottolineiamo anche l’importanza di un unico ministero della Difesa e dell’Ambiente. Nelle 9 cartelle appare molto chiara la posizione molto “diversa” di Padoan rispetto alla Bundesbank, alle banche centrali del nord Europa e (ndr: strano) della banca di Francia.
Il ministero unico dell’Euro non può essere solo il guardiano o il vigilantes dei bilanci degli Stati membri e da via bacchettate a piacere e a discrezione! Forse 2 articoli in più non nuocevano né ai contenuti né al messaggio politico: uno sul futuro della Pac e dei grandi prodotti nazionali-europei dell’agroalimentare (ndr: difesa delle dop, della dieta mediterranea e della biodiversità del sud Europa) e uno sul clima-ambiente come curare le aree più sensibili, più sostenibili, più sussidiarie per tutta l’Europa. Speriamo che il tutto non resti lettera morta, e non sia l’ennesimo esercizio dialettico e di buona volontà, ma senza diversi vagoni il treno ha difficoltà a camminare. L’Italia riuscirà a raccogliere consenso fra Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Polonia, Inghilterra? La Gran Bretagna , da sola, ha ottenuto qualcosa di importante: la non ingerenza in fatti interni di carattere monetario , finanziario e produttivo, ma partiva da un gradino diverso. L’Italia deve fare grande diplomazia di politica sovrana. Subito!
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Giampietro Comolli
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Giampietro Comolli
“Cum grano salis, a cura di Giampietro Comolli“
Editorialista Newsfood.com
Rubrica di economia, food&beverage e Gusturismo ===================================
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