Proteste internazionali e del Distretto della pesca di Mazara del Vallo per l’accordo tra Federpesca e l’autorità della Cirenaica

13 Settembre 2019
Pesca Mediterraneo, dopo le proteste internazionali stop all’accordo tra Federpesca e l’autorità della Cirenaica
di Maurizio Ceccaioni
Erano già con le reti nelle acque libiche orientali alcuni pescherecci mazaresi , quando gli è stato ordinato di rientrare nel porto libico di Ras-al-Hilal. Il tutto dopo le proteste arrivate a livello internazionale e in particolare da Fayez al-Sarraj, capo del governo libico riconosciuto internazionalmente. Si sta parlando di un accordo quinquennale firmato lo scorso 12 marzo tra Federpesca (Confindustria) e la Libyan Military Investment and Public Works Autorithy, una holding che gestisce un fondo sovrano sotto il controllo del generale Khalifa Haftar e del suo Esercito nazionale libico.
Un accordo privato che aveva fatto storcere la bocca a tanta gente. Operativo dal 15 luglio, garantiva l’immunità di barche ed equipaggi durante la pesca in acque libiche, a fronte del pagamento di 100 mila euro al mese a peschereccio, come ha rivelato ‘Il Fatto Quotidiano’.
Come ha fatto osservare il quotidiano diretto da Marco Travaglio, questi soldi sarebbero andati nelle casse di Khalifa Haftar, che si ritiene molto vicino alla Francia ma acerrimo nemico di al-Sarraj, il presidente sostenuto dall’Onu e dall’Italia in primis. Quindi creando un problema di non poco conto.

Un accordo da subito osteggiato anche da Nino Carlino, presidente del Distretto della Pesca e Crescita Blu di Mazara del Vallo, che manifestando anzitempo la sua preoccupazione sull’accordo, dopo la diffusione della notizia sulla stampa nazionale, aveva dichiarato: «Senza voler entrare nel merito di quanto riportato dalla stampa, stento a credere che un’organizzazione così importante come Federpesca possa aver sottoscritto un accordo con un’autorità internazionalmente non riconosciuta, e dimenticato la competenza esclusiva della Unione Europea in materia di pesca, pena una procedura di infrazione. Ciò soprattutto senza tener conto della sicurezza e della incolumità dei marittimi e degli armatori, che a questo punto stanno rischiando sulla propria pelle pene molto severe per il loro operato».

A proposito della sicurezza dei marittimi, in un recente comunicato Carlino aveva lanciato un appello a tutti gli operatori ittici della marineria di Mazara del Vallo e non solo, per «evitare di effettuare in quella zona attività di pesca e anche soltanto di transitarvi, a causa della elevata tensione dovuta ai perduranti eventi bellici in Libia» ricordando che «Così come stabilito dal COCIST il 20 maggio scorso ma anche e soprattutto dal Ministero degli Affari Esteri Italiano, ed infine anche da questo Distretto della Pesca, che la zona prospicente la Libia fino a 70 miglia nautiche dalla costa, compreso il golfo della Sirte, rappresenta un area ad alto rischio per tutte le navi battenti bandiera Italiana senza distinzione di tipologia».
Per ora sembra avere prevalso il buonsenso, ma fino a quando?