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Il press tour ‘Luci a Sud Est’ a Corigliano d’Otranto, il Salento fra tradizione e innovazione

Il press tour ‘Luci a Sud Est’ a Corigliano d’Otranto, il Salento fra tradizione e innovazione

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#VisitPugliaCreativa: Luci a Sud Est’ fa tappa a Corigliano d’Otranto, tra luminarie e spettacoli, storia e modernità

Testo e foto Maurizio Ceccaioni

Continua la narrazione del press tour ‘Luci a Sud Est’, organizzato dal 5 al 7 agosto nelle Serre salentine dal Distretto Produttivo Puglia Creativa con la collaborazione della G.Local Tour Operator di Lecce. Questa tappa fa perno su Corigliano d’Otranto uno dei comuni dell’entroterra salentino della provincia di Lecce.

Corigliano d’Otranto, il recupero del centro storico per un turismo etico e culturale, tra storia secolare ed enogastronomia

 In meno di mezz’ora d’auto da Lecce, siamo in questo antico borgo. Stesso tempo da lì a Otranto e qualcosa di più per Gallipoli. Perché questo è il Salento, una striscia di terra tra due mari. Quella Terra d’Otranto, da dove già dal XIV secolo, l’olio prodotto partiva verso il mondo conosciuto,  e che da inizio XVI secolo, rifornì del cosiddetto “olio lampante”, le principali capitali europee: per l’illuminazione, per farne saponi o per la lavorazione della lana, durante la “pettinatura” e “filatura”. Lungo la strada si stringe il cuore a vedere le migliaia di ulivi secolari coi rami secchi, e rimane difficile – con quella distruzione davanti agli occhi – pensare alla Puglia come la terra dell’olio. Perché qui il problema della xylella non è una scusa per avere delle sovvenzioni, ma un dramma collettivo.

Veduta della Chiesa di San Nicola a Corigliano d’Otranto

Qui siamo nelle Serre Salentine; anzi, per meglio dire, nella Grecia salentina, dove in nove comuni c’è ancora una minoranza linguistica che parla il Griko, una lingua derivata dal greco antico, comprensibile per chi fosse interessato alla materia, grazie al ‘Vocabolario griko-italiano’ redatto nel secolo scorso da don Mauro Cassoni, un monaco benedettino che fu priore del Monastero cistercense di Martano, un paese qui vicino.

Corigliano d’Otranto, sta a 97 m s.l.m. e conta su meno di 6 mila abitanti, che diventano varie migliaia durante i periodi di vacanza. Paese ordinato e tranquillo, ci accoglie addobbato con le luminarie in allestimento per la festa di San Nicola, il patrono (che si è poi svolta il 22 agosto, ndr). A lui è dedicata la Chiesa madre (XVI sec.) in stile romanico, pavimentata verso la fine del XIX secolo con mosaici in stile romanico-bizantino con raffigurazioni di scene bibliche. Come anche la piazza centrale, con la fontana del Ventennio e la Torre dell’orologio (XVII sec.).
I partecipanti al press tour sono stati ospitati tutti in dimore storiche, recentemente ristrutturate per dare nuova vita al cuore di questi antichi borghi, svuotati nel tempo dalla mancanza di quel lavoro che, in tutto il Sud Italia, non è stato mai facile trovare. Sono spesso ricavate in ‘corti’, talvolta ancora distinte dagli stemmi nobiliari. Oggi, grazie alla legge 158/2017 sul ‘recupero e riqualificazione urbana dei borghi antichi e dei centri storici abbandonati’, queste abitazioni si stanno lentamente ripopolando, anche se spesso solo come B&B.

 

Corigliano d’Otranto, la torre dell’Orologio in piazza-S. Nicola e le luminarie in allestimento

L’Arco Lucchetti, tra credenza religiosa e superstizione

Dovunque si nota l’influenza del Barocco e le mura in pietra leccese lo ricordano, specie con i tanti portali scolpiti delle case. Vere opere d’arte segnate dal tempo, ma che mostrano ancora tutta la potenza artistica, del lavoro impresso nelle decorazioni dei mastri scalpellini.
Tra questi, spicca in particolare il cosiddetto ’Arco Lucchetti’ (XV sec.), un’opera rinascimentale di grande pregio con rappresentazioni simboliche e allegorie legate al cristianesimo. Ad illustrarne il contenuto, una guida di Swap Museum, un progetto diretto da un team di 14 giovani professioniste che operano nella valorizzazione museale, che in tre anni ha coinvolto 50 musei e 369 swapper, per un totale di 11200 ore di visite.
Sta in vico Freddo 3, al lato della Torre dell’Orologio, e introduce in una corte un tempo abitata dalla famiglia da cui prese poi il nome. Una sorta di libro inciso sulla pietra, ricco di simbologie e metafore della vita terrena ed eterna, che racconta storie e chiede buoni auspici. Come la scritta in alto a sinistra sull’arcata, che recita: ‘Hode delaudu dona gracia in casa decola robi’. Un’invocazione a Dio per la protezione della casa di Nicola Robi che, a quanto risulta, ne fu proprietario e autore dell’opera. Anche se qualcuno mette in dubbio che sia stata realizzata lì, confidando sui tagli irregolari dei tre blocchi che lo compongono, non combacianti negli altorilievi.


Corigliano d’Otranto, Arco Lucchetti

Il Castello Volante, un contenitore culturale, tra arte, storia e spettacoli

Un tempo Castello de’ Monti, dal nome della nobile famiglia che per diversi secoli governò parte del Salento, il Castello Volante è il principale luogo d’attrazione dell’antico borgo, dopo essere passato, a inizio XXI secolo, in carico al Comune.
Costruito sul lato sud-est dell’antiche mura di difesa – di cui rimane solo la Porta Sud e piccoli tratti su via Don Bosco –  sta lì a testimoniare la storia che fu, e mette in mostra la sua maestosità dopo un lungo oblio. La struttura è trapezoidale, con quattro imponenti torrioni circolari, ognuno dedicato ad altrettanti Santi, con le allegorie delle quattro virtù cardinali: da sinistra guardando la facciata, San Michele Arcangelo (che rappresenta la ‘fortezza’), Sant’Antonio Abate (la ‘temperanza’), San Giorgio (la ‘prudenza’) e San Giovanni Battista (la ‘giustizia’). Non c’è più il ponte levatoio, sostituito da uno in pietra leccese, com’è fatto tutto il maniero; ma il grande portone d’ingresso ne è tutt’ora l’entrata principale. La facciata del Castello, decorata riccamente in stile barocco dal XVII secolo, mette in mostra vari personaggi, che emergono tra giochi di luce e ombre ai raggi del tramonto.

Il Castello Volante non è però solo un’attrazione turistica, ma è diventato anche un importantissimo luogo di produzione culturale, grazie a un’amministrazione che ha saputo creare valore aggiunto e posti di lavoro sul territorio.
Sono decine gli eventi che vi si svolgono tutto l’anno, grazie al progetto ‘Il Castello Volante di Corigliano’, promosso dalla Cooperativa Cool club, Big Sur e Multiservice Eco, e Comune di Corigliano d’Otranto.
Parliamo di festival, performance, spettacoli, laboratori, mostre, enogastronomia, artigianato, concerti e rassegne. Come la quinta edizione della rassegna di giornalismo e comunicazione politica ‘Io non l’ho interrotta’. Oppure la XVI edizione della Festa Cinema del Reale, con proiezioni, laboratori, incontri culturali e mostre fotografiche. Come quella della grande fotoreporter siciliana, Letizia Battaglia, ospitata nella ‘Tabaccaia’ del castello fino al prossimo ottobre.
Conosciuta per la potente bellezza dei suoi scatti e la passione militante, presenta 50 foto in bianco e nero di grandi dimensioni, che ripercorrono diacronicamente significativi spaccati di vita del nostro Paese.  Ma pure quella della fotografa e cineasta Marcella Pedone, con 100 foto sul sud Italia, o le rare immagini di pittogrammi dell’inaccessibile Grotta dei Cervi a Porto Badisco, del fotografo Leonello Bertolucci.
Nella nostra breve permanenza abbiamo anche assistito al concerto della cantautrice polistrumentista americana Joan As Police Woman, che si è svolto nel grande fossato del castello, ultimo degli spazi messi a disposizione dal Comune. Un evento targato ‘Sei – Festival Sud Est Indipendente’, organizzato da Cool Club (direzione artistica di Cesare Liaci), che porta in diverse location del Salento grandi artisti del panorama musicale internazionale.

 

Vista castello Corigliano d’Otranto dal torrione di Sant’Antonio Abate

Luci a Sud Est nel Castello Volante di Corigliano

L’iniziativa è stata presentato durante un incontro nei sotterranei del Castello (un tempo scuderie e poi frantoio) tra i partecipanti al press tour ‘Luci a Sud Est’ e gli organizzatori, tra cui Cinzia Lagioia, direttore del Distretto produttivo Puglia creativa, Cesare Liaci di Coolclub e Loredana Gianfrante, della Cooperativa Sociale Imago.  «La Puglia dov’è presente il ‘Distretto produttivo’, è divisa in 13 aree – ricorda Cinzia Lagioia – e dove circa 150 aziende operano in particolare in cinque settori: spettacolo dal vivo; industrie culturali; industrie creative; patrimonio; servizi a supporto dei settori. Tante competenze che sfociano in concetti operativi, con ricadute positive anche sulle popolazioni locali».
Al gruppo si è poi aggiunta il sindaco Addolorata (Dina) Manti, che di cultura se ne intende di certo. Eletta nel giugno 2015 con la lista civica ‘Corigliano città di tutti’, fu già assessore comunale al Turismo e alla Cultura e oggi ha pure la delega per la ‘Cultura e Turismo’ della provincia di Lecce. Della gestione del Castello Volante dice: «È stata una scommessa sulle persone, una visione che si è concretizzata poi con l’assegnazione a una cooperativa di giovani». Il suo obiettivo? «Realizzare infrastrutture nel rispetto dell’ambiente, tutelando il patrimonio materiale e immateriale specie dopo il tremendo flagello della xylella che cambierà abitudini ed aspetti del territorio».

Terrazza del castello di Corigliano d’Otranto

Un “castello matrioska”

Abbiamo visitato l’austera fortezza, cercando di comprenderne le potenzialità anche come punto d’incontro generazionale. «Questo è un po’ un castello “matrioska”», dice scherzando la nostra accompagnatrice di Swap Museum, accennando ai cambiamenti subiti dopo l’ampliamento avvenuto nel XVI secolo, con ambienti che ne hanno inglobato di precedenti, la nuova cinta muraria e i sotterranei dov’era il primo fossato.
Girando per quei luoghi, colpisce vederli spogli di mobili, quadri, suppellettili e quant’altro. A quanto pare, a causa della depredazione subita prima del passaggio al Comune.

Appena entrati, sulla destra dov’era la guarnigione, c’è l’accoglienza dei visitatori. Poi una sala con molti libri sulla storia del Salento e oggetti di artigianato. Tra le curiosità, al piano del fossato dentro il bastione di San Giovanni Battista, c’è la stanza dell’eco. Parlando da una certa posizione, si ha un effetto eco, che diventa stereofonico mettendosi su una particolare mattonella centrale. Salendo le scale esterne si notano i passaggi architettonici che ne hanno modificato l’iniziale struttura.
La terrazza, trasformata in un suggestivo roof garden al servizio della caffetteria interna con punto di ristoro, offre spesso serate letterarie o musica dal vivo, organizzati da Big Sur e CoolClub. A gestire la struttura, i due fratelli che sono titolari de La Puteca, una trattoria in piazza San Nicola che offre specialità tipiche salentine, che non potevamo fare a meno di degustare.

Lucio e Giulio Mariano della MarianoLight

Le scenografie luminose, tradizione salentina

Stando qui, come non fare un accenno ai “luminaristi” che stanno allestendo quelle strutture piene di lampadine, per le vie del paese. Nel Salento, quella delle luminarie è sempre stata una forma d’arte tradizionale, a partire da Scorrano, considerato la capitale mondiale delle luminarie.
Con le tecnologie odierne sono cambiate molte cose dai tempi dei ‘maestri paratori salentini’, ma si rimane sempre incantati a vedere quei giochi di luce durante le festività. Per soddisfare la nostra curiosità, su come si realizzano questi lavori, abbiamo visitato la Mariano Light, l’azienda che sta installando le luminarie. Ha una storia antica che prese il via nel 1898 come Mariano scenografie luminose, con Salvatore Mariano. Poi, di padre in figlio, ne hanno seguito le orme Eliseo, padre di Lucio, l’attuale proprietario, e ora Giulio, secondo dei suoi tre figli.

«Prima le scenografie si basano su antichi modelli, come i fregi architettonici delle chiese, ricostruiti in legno e poi arricchite con le luci», racconta Lucio Mariano. «Poi cambiò tutto, quando scoprii in un rotolo di carta ingiallita con cui giocavo da bambino, un vecchio progetto degli anni 60 del 900 a firma di Raffaele del Savio. Erano disegni per delle scenografie, che da allora sono state la base delle nostre realizzazioni».

L’evoluzione delle luminarie è andata di pari passo con l’internalizzazione dell’azienda, che dalle lampade a incandescenza comandate da interruttori manuali, oggi realizza vere e proprie installazioni artistiche e coreografie con tecnologia led e l’uso del computer. Luci multicolori per realizzare sogni luminosi al ritmo di musica, suonata dalla banda o da un’orchestra sinfonica. Come per l’inaugurazione della facciata restaurata della chiesa di Santa Croce, a Lecce, il 7 luglio 2019.

Performance che con altri artisti nazionali e internazionali, hanno approdato alla prima edizione di @t Fest, il festival di arti digitali e nuove tecnologie che si è svolto dal 24 al 29 giugno scorso tra Lecce, Castro, Taviano e Tricase. Ad organizzarlo, ArteAmica, una startup di Lecce formata da quattro giovani professionisti che punta a sviluppare strumenti innovativi per la fruizione del patrimonio culturale.

Il nostro press tour è poi continuato tra Capo Palascìa e Porto Badisco. Ma questa sarà un’altra storia.

Nella foto di apertura, il concerto di Joan As Police Woman durante il Festival Sud Est Indipendente

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