FREE REAL TIME DAILY NEWS

Prosecco: urge un Leader capace, un Ambasciatore delle Bollicine nel mondo

Prosecco: urge un Leader capace, un Ambasciatore delle Bollicine nel mondo

By Giuseppe

Ultim’ora…  Qualcuno lamenta l’omissione di Asolo docg

Commento del 10/02/2016 alle 1:42 pm (senza firma)

Peccato che non si sia nominato l’Asolo docg, un’occasione persa per fare gruppo.

La risposta la dà direttamente Giampietro Comolli  (Vedi fondo articolo)

============================================

#VINOITALIA. PROSECCO SUPERIORE E PROSECCO DOC. UNA PIRAMIDE CHE NON FA SISTEMA DI RETE
Giampietro Comolli, il più grande esperto di vini italiani effervescenti e spumanti, inviato di Newsfood.com in Terra di Prosecco

Dai primi dati sui consumi dei vini italiani all’estero (… a breve su  www.ovse.org ) il Prosecco docg-doc è la prima denominazione italiana spedita all’estero, la prima consumata in tutto il mondo e quella più conosciuta. In recenti sondaggi, per esempio in Cina, su http://www.360doc.com o in www.baidu.com o su https://tieba.baidu.com appare molto evidente il testa-testa mondiale nella comunicazione e nei media fra Champagne e Prosecco, anche se si clicca o si cerca Asti, Franciacorta, Trento, Collio, Trentino, Oltrepo’, Altalanga…. Anche se la presenza reale di bottiglie sul vasto e diversificato mercato della Cina si limita a poco più di 3,1 milioni di bottiglie di Prosecco Spumante.

In Cina, gli Champagne fatturano 85 mil $, mentre la piramide Prosecco 15 mil$.  Purtroppo la comunicazione e l’approccio italiano su tale mercato difficile, composto da province autonome, con una differenza abissale fra città e campagna, con una cultura diversissima. Lo scontro è ancora titanico. Eppure le grandi aziende spumantistiche italiane fanno ancora – sul mercato cinese – gli stessi errori che già facevano negli anni ‘80 e ’90 del secolo scorso (quando ci provarono!), mentre i francesi avevano già allora una strategia nazionale. Oggi vediamo pubblicati su vari autorevoli portali “del vino” dichiarazioni vecchie, passate, antiche con un eccesso di fiducia sulle proposte di blogger, di giovani critici del vino, pensatori di mercati, propositori di soluzioni multimediali. Ma!

In attesa di trovare una soluzione, magari attorno a un tavolo con i maggiori esperti di vino… (ne abbiamo tanti… possibile che non si riesca a riunirli e a discutere seriamente? Ministro Martina, ci vogliamo provare? oppure ascoltando da ognuno dei maggiori esperti quali strategie adottare?…)

Ritorniamo a parlare invece in modo costruttivo, strategico, di lungo periodo del vino italiano con Giampietro Comolli, il nostro vecchio (anagraficamente) inviato in Terra del Prosecco, che ha approfondito ulteriormente le opinioni di giovani e meno giovani produttori di Bollicine Superiori. Dal resoconto di Comolli ci troviamo in quella area vocata e attraente che è la pedemontana trevigiana, da Vidor a Farra di Soligo, da Susegana a Vittorio Veneto, da Valdobbiadene a Colbertaldo per conoscere le reali condizioni, la forza, il valore diretto e aggiunto della zona, le prospettive, gli errori e i danni che, come in tutte le cose belle, si possono creare da soli, facendosi del male, come dice il proverbio.  Comolli, una domanda, abbiamo letto una sua dichiarazione alla stampa mondiale di circa 6 mesi fa, è vero?: << Sicuramente la “piramide territoriale” del Prosecco è meglio delle famose doc italiane “ a cappello di vitigno”.

Quest’ultime molto utili per partire negli anni ‘70, ma oggi obsolete, in pericolo di essere defraudate dall’Europa del loro tesoretto: il vitigno italiano. Sempre la “piramide” del Prosecco docg-doc legata ad una area è moto più strategica, molto più forte che la “piramide aziendale” francese soprattutto in Bordeaux e in Chamagne. Peccato che l’Italia non colga questa differenza storica che è un grande vantaggio di sicurezza, e in vece si punti tutto su “venditori di vino” indipendentemente dal valore, crescita, sviluppo. Questo è il vero problema enologico Italia. Le colpe sono di tanti…..>>.

Vediamo però che altri segreti e considerazioni i piccoli (ndr:… e molto bravi ) produttori di Prosecco Docg e Doc hanno confidato a Comolli, in veste di “confessore-inquisitore”. Abbiamo già visto la flebile forbice che esiste fra produzione uva docg e doc e relativo super-valore del vino sfuso all’interno dell’area, ora entriamo di più nel mercato del consumo per vederne gli effetti. Innanzitutto una voce unanime dei produttori è contro chi  gioca a spararle più grosse, perché fanno un danno enorme. Guardando al futuro, eliminando le “sparate” purtroppo interessanti solo per i media, i blogger e qualche smanettatore di computer, emerge dagli incontri che la << Gdo italiana ha fatto fare un salto di prezzo enorme alle bottiglie sullo scaffale disorientando il cliente.

Dopo anni di prezzo intorno a 3-4 euro la bottiglia docg-doc (dal 2009 al 2015), oggi si viaggia da più di 4,5 euro in su, sullo stesso scaffale. Il motivo è derivato in gran parte dalla uniformità del prezzo dell’uva e del vino sfuso all’origine per docg e doc>> Se la “piramide territoriale” è stata la scelta migliore con più prospettive perché si è allargato l’asset produttivo all’asset enoturismo, cantine aperte, aumento delle vendite dirette….anche  il consumatore che vive a Milano, a Palermo, a Barcellona e a Shanghai vuole/deve recepire lo stesso messaggio del consumatore che acquista in cantina. Non è filosofia, non è una chimera. E’ il corretto e lungimirante trasferimento al consumatore finale globale di un dato di fatto reale attraverso un rapporto identità/valore che si manifesta in un costo definito. Non è più la solita litania del buon rapporto qualità/prezzo per rincorrere ogni cliente, per puntare solo alla vendita con l’aberrante logica, per i vini di primo prezzo, di giocarsi i clienti con sconti di 10/15 centesimi alla bottiglia. Per  10 centesimi oggi in zona-Prosecco si prendono o si perdono clienti da 30mila, 100mila bottiglie!!  << Il mercato, il mondo vuole Prosecco e basta, pochissimi elitari su milioni di consumatori sanno la differenza e cercano la Docg o la Doc.

Noi piccoli produttori non abbiamo paura di un fratello minore, non gemello, anzi anche per chi è nato e vissuto nella Docg ha bisogno della Doc per differenziare sempre più i due vini, fare formazione e informazione al consumatore globale, cercare di rendere il gap più ampio in termini di valore, ma motivati e dimostrati non solo come “ contratto” commerciale più comodo. Il Doc è un apripista, deve servire non per fagocitare o inglobare o emarginare il Docg, ma solo per creare valore aggiunto maggiore ad uno, mentre il doc contemporaneamente deve trovare il giusto equilibrio fra volumi/valori in senso plurale. La Docg ha invece un valore individuale singolo>>.

Ci è sembrato, quindi, di capire che il modello perseguito è quello della squadra, fare sistema e rete, senza competizione, ma tanta organizzazione, programmazione, controllo.  Appare chiaro che per il piccolo produttore di Valdobbiadene o Farra o Colbertaldo più il Prosecco doc aggredisce e vince competitori (vedi Cava o Cileni o Australiani) nella prima fascia, più si diffonde, più fa conoscere la tipologia, più stimola il consumo di bollicine tricolori… poi, con un salto del 30-40% di prezzo, penetra anche il Valdobbiadene docg che può occupare un 20-25% del mercato totale mondiale della piramide Prosecco.

I piccoli produttori di Superiore dicono anche che << sono i consorzi di tutela a dover garantire il sistema e la piramide, devono governare le diversità produttive, devono gestire e capire la reale percezione del prodotto, altrimenti perché siamo soci? Perché paghiamo una quota? Molti di loro sono allarmati dalla bolla speculativa che si è creata in questo ultimo anno. se non si trova subito una soluzione il primo a risentirne sarà la Doc , poi la Docg. Una colpa va ricercata anche nella “giovinezza” degli imprenditori, nella non stabilità dei numeri e del commercio, nella crescita di tanti marchi. Va fermata l’ ingordigia (ndr: bellissimo termine) e la presunzione di poter arrivare all’infinito, ci vuole un accordo fra piccoli e cantine sociali, senza intermediari. Questa è la vera “filiera corta” positiva. Viceversa la speculazione esploderà, ma sarà troppo tardi>>.

Riflessione molto importante fatta davanti ad un vigneto in letargo, moderno, chiuso in un brolo, su una curva ampia, a Farra di Soligo, verso Soligo.

Direzione
Newsfood.com

 

==========================================

Commento del 10/02/2016 alle 1:42 pm (senza firma)

Peccato che non si sia nominato l’Asolo docg, un’occasione persa per fare gruppo.

La risposta la dà direttamente Giampietro Comolli (11 febbr. 2016, ore 17:44)

Giampietro Comolli:  << quando in un articolo c’è scritto Prosecco Superiore o Prosecco docg……o Docg è fuori discussione che si parla di Conegliano-Valdobbiadene-Asolo-Cartizze… è una comoda abbreviazione giornalistica viste le tante denominazioni. Ad ogni modo felice di fare “UN” giro esclusivo in area Asolo Docg Prosecco Superiore e ascoltare cosa ha da dire  il sig ………… Anzi se vuole mi faccia avere la sua opinione sul tema con qualche dato economico e produttivo dell’Asolo docg ( dati veri) , come fa il Conegliano-Valdobbiadene-Cartizze e il Prosecco Doc. pubblicheremo subito con grande piacere. Se poi fa arrivare anche qualche bottiglia faremo le inserzioni degustative, sempre come fanno tutti i “ DOCG” . grazie >> 
logo OVSEO.V.S.E.-C.E.V.E.S. Founder&Chairman
Italian Bubble Wine Economic Observatory
Osservatorio Studi Economici Vini Effervescenti
Via Rinaldo Ancillotti 5,  29122 Piacenza – Italia
www.ovse.org info@ovse.orgcomolli@ovse.org

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: