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Nuova influenza, Coldiretti: crollano i consumi di carne di maiale. SOS dalle stalle italiane

Nuova influenza, Coldiretti: crollano i consumi di carne di maiale. SOS dalle stalle italiane

By Redazione

Non si può accettare che la psicosi ingiustificata che ha provocato un calo del 10 per cento nei consumi di carne di maiale e derivati dia il colpo di grazia agli allevamenti italiani
che si trovano in una situazione drammatica per colpa della mancanza di trasparenza e delle distorsioni che si verificano nel passaggio dalla stalla alla tavola. E’ quanto ha affermato il
presidente della Coldiretti Sergio Marini in occasione della giornata nazionale degli allevamenti italiani con decine di migliaia di allevatori in piazza e di fronte ai centri commerciali in
tutte le principali regioni di produzione per salvare le stalle italiane e i primati qualitativi e di sicurezza del Made in Italy, con una capillare “operazione verità”. Al centro
dell’iniziativa della Coldiretti, la mancanza di trasparenza nella vendita dei prodotti e i troppi passaggi dal produttore al consumatore, con la grande distribuzione commerciale che fa
business sull’ambiguità dell’informazione al consumatore.

Sui banchi della grande distribuzione – ha denunciato Marini – due prosciutti su tre sono venduti come italiani, ma provengono da maiali allevati all’estero, due cartoni di latte a lunga
conservazione su tre sono stranieri senza indicazione in etichetta e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. In
Italia – ha precisato Marini – vengono importate circa 60 milioni di cosce di prosciutto dall’estero, 1,3 miliardi di chili di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 13 milioni di
polvere di latte destinate ad alimentare la vendita di prosciutti e formaggi del finto Made in Italy all’insaputa dei consumatori ai quali vogliamo anche far sapere che oggi – ha affermato
Marini – si stanno addirittura vendendo formaggi ottenuti con l’utilizzo di concentrati di polveri proteiche e dei caseinati in sostituzione parziale del latte.

Chiediamo che la grande distribuzione – ha precisato Marini – divida sugli scaffali gli spazi dedicati al vero prodotto italiano da quelli del finto Made in Italy, ottenuto con prodotti
importati, perché la mancanza di trasparenza alimenta l’incertezza soprattutto di fronte alle emergenze sanitarie che si stanno verificando ed alimentano inefficienze e distorsioni che
fanno chiudere le stalle. Se in media i prezzi del maiale che viene pagato poco piu’ di un euro agli allevatori aumentano del 2194 per cento nella trasformazione in prosciutto e del 552 per
cento in quella di braciola, per il latte fresco il ricarico è del 312 per cento, oltre quattro volte, secondo il servizio sms consumatori del ministero delle Politiche Agricole.

E’ necessario – ha chiesto Marini – rendere obbligatorio indicare in etichetta la provenienza dei prodotti alimentari venduti sugli scaffali già in vigore per la carne bovina e per
quella di pollo, ma che manca ancora per la carne di maiale,  il latte a lunga conservazione i salumi e i formaggi non a denominazione di origine, come previsto dalle iniziative di legge
del Parlamento e del Governo.

Da parte nostra – ha proseguito Marini – siamo impegnati nel progetto per costruire una “filiera agricola tutta italiana” per la vendita del prodotto agricolo “cento per cento italiano” firmato
dagli agricoltori, attraverso la piu’ estesa rete commerciale nazionale che coinvolge duemila mercati di campagna amica e duemila punti di vendita delle cooperative, mille dei consorzi agrari,
cinquemila agriturismi e diecimila aziende agricole, ma coinvolgerà anche la rete della ristorazione a chilometri zero e la distribuzione che intenderà partecipare. Un impegno per
smascherare il finto Made in Italy e combattere le inefficienze e le speculazioni per assicurare acquisti convenienti alle famiglie e – ha concluso Marini – sostenere il reddito degli
agricoltori che ad oggi per ogni euro speso dai cittadini in alimenti ricevono appena 17 centesimi.

LE PRINCIPALI RICHIESTE DEGLI ALLEVATORI COLDIRETTI

1) Alla grande distribuzione si chiede di tenere separati sugli scaffali gli spazi dedicati al vero prodotto alimentare italiano da quelli del finto Made in Italy, ottenuto con prodotti
importati;

2) Alla Politica di rendere obbligatoria l’indicazione della provenienza dei prodotti agricoli ed alimentari (dalla carne di maiale al latte a lunga conservazione) per consentire scelte di
acquisto consapevoli ai consuamtori.

GLI INGANNI A TAVOLA ALL’INSAPUTA DEI CONSUMATORI

– due prosciutti su tre venduti come italiani ma provenienti da maiali allevati all’estero;

– due cartoni di latte a lunga conservazione su tre che sono stranieri senza indicazione in etichetta;

– la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.

Fonte: Elaborazioni Coldiretti

LE IMPORTAZIONI DEL FINTO MADE IN ITALY IN UNA ANNO

60 milioni di cosce di prosciutto dall’estero

1,3 miliardi di chili di latte sterile

 86 milioni di chili di cagliate

13 milioni di polvere di latte

Fonte: Elaborazioni Coldiretti

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