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Micotossine nei prodotti alimentari

Micotossine nei prodotti alimentari

By Redazione

Il Movimento Consumatori ha recentemente diffuso i risultati di un’indagine condotta su 80 campioni di prodotti alimentari allo scopo di ricercare l’eventuale presenza di allergeni, micotossine, PCB (policlorobifenili), contaminanti da contatto, in particolare (citiamo):.

“I risultati dell’indagine evidenziano come la contaminazione da micotossine (contaminanti classificati come cancerogeni o sospetti cancerogeni, oltre che responsabili di gravi tossicità croniche) sia un problema molto esteso, anche su alimenti di larghissimo consumo e su alimenti dietetici, destinati anche ai bambini. Su 10 campioni analizzati, 1 è risultato contaminato da Aflatossina B1 (agente cancerogeno genotossico) e da tracce di Aflatossina B2. Si tratta di un campione di biscotti dietetici con uva sultanina e cannella, gluten free, prodotti in Australia. La contaminazione è significativa e superiore ai limiti di legge fissati dalla normativa vigente, che è di 0,10 microgrammi/Kg.

Il valore riscontrato di 0,23 microgrammi/kg di Aflatossina B1 supera quindi abbondantemente questi limiti massimi. «Anche se in un solo caso si è superato il limite massimo previsto dalla normativa – ha detto Beppe Riccardi responsabile del settore alimentare del Movimento Consumatori – deve però far riflettere il dato complessivo, cioè la presenza di micotossine, in residui quantificabili o in tracce, sul 37,5% dei prodotti alimentari analizzati..»

Una delle aziende coinvolte, la Orgran Italia, ha però posto in discussione i risultati relativi ai suoi prodotti (citiamo):

“Si dubita dell’attendibilità scientifica dei riscontri effettuati, in considerazione del fatto che l’articolo pubblicato sul sito web non contiene alcuna indicazione in merito alle modalità di campionamento ed al metodo d’esame, né tanto meno l’identificazione dei laboratori presso i quali sarebbero state condotte le stesse. Movimento Consumatori prima di divulgare gli esiti delle analisi in questione non ha svolto indagini in contraddittorio con le società interessate, al fine di consentire di verificare la bontà dei risultati cui
si è pervenuti, né ha altrimenti fornito alcun elemento che possa comprovare tale attendibilità.”

Le nostre osservazioni:

# Innanzitutto (salvo errori da parte nostra) non ci risulta che il testo integrale dell’indagine di MC sia disponibile in rete, cosa che riteniamo sarebbe senz’altro utile a comprendere pienamente i risultati, consentendo ai lettori di separare i fatti dalle opinioni.

# Condividiamo pienamente le osservazioni di Orgran circa la necessità di conoscere le caratteristiche operative con le quali l’indagine è stata condotta. Scrive MC: “I campioni sono stati inviati presso laboratori europei accreditati ed analizzati con metodi molto sensibili.”

Non per mancanza di fiducia, ma quando si espongono risultati analitici (e, a maggior ragione, quando da questi si traggono giudizi) è prassi elementare precisare chi ha condotto le analisi e quali metodiche sono state usate. Né varrebbe giustificarsi (come troppo spesso avviene in questi casi) affermando che l’indagine è destinata ” non agli addetti ai lavori, ma ai consumatori” (si veda ad esempio il commento ad un nostro precedente articolo: Le etichette dei prodotti alimentari: 2° parte).

# Ed è proprio da addetti ai lavori che riteniamo valida l’osservazione relativa al mancato coinvolgimento preventivo delle Aziende oggetto di indagine. Si tratta di un modus operandi ormai consolidato in casi di questo genere e ciò non solo per ragioni di correttezza, ma anche per evitare (come ci pare sia avvenuto in questo caso) qualche scivolone.

# Venendo ai valori di riferimento:

Orgran afferma: “In merito ai limiti di legge citati si sottolinea che il limite massimo di aflatossine consentito nei prodotti alimentari (stabilito dai regolamenti comunitari nn.472/02, 2174/03 e 683/04), sia per i cereali che per la frutta secca destinati al consumo umano, sono fissati in 2,0 microgrammi/kg per le sole aflatossine B1 e in 4,0 microgrammi/kg per le aflatossine totali B1 B2 G1 G2, contrariamente a quanto affermato dal responsabile del Movimento Consumatori, che individua in 0,10 microgrammi/kg il limite massimo di aflatossine B1 “previsto dalla normativa vigente”.”

Dunque:

– Regolamento (CE) n. 472/2002 della Commissione, del 12 marzo 2002, che modifica il regolamento (CE) n. 466/2001 che definisce i tenori massimi di taluni contaminanti presenti nelle derrate alimentari

– Regolamento (CE) n. 2174/2003 della Commissione, del 12 dicembre 2003, che modifica il regolamento (CE) n. 466/2001 per quanto concerne le aflatossine

– Regolamento (CE) n. 683/2004 della Commissione, del 13 aprile 2004, che modifica il regolamento (CE) n. 466/2001 per quanto riguarda le aflatossine e l’ocratossina A negli alimenti per lattanti e prima infanzia

I tre regolamenti citati apportano tutti modifiche al regolamento 466/01, il quale, però, è stato abrogato e sostituito dal  regolamento(CE) n. 1881/2006 del 19 dicembre 2006.

Come si può notare, consultando il regolamento, i valori riferiti da Orgran sono corretti, ma si riferiscono alla frutta secca ed ai cereali e derivati e non ai dietetici. MC, invece, nel segnalare il superamento del limite di legge parla di biscotti dietetici, senza però precisare che detto limite è appunto valido solo per tale categoria.

Ognuno, a quanto pare, dà il suo piccolo contributo di imprecisione.

E gli altri 79 campioni analizzati? A quanto è dato capire, nessun’altro sembra aver superato i limiti normativi, sebbene le micotossine siano risultate presenti “in residui quantificabili o in tracce, sul 37,5% dei prodotti alimentari analizzati”. Ma quanto pesa un residuo quantificabile? E una traccia?

Forse ai consumatori avrebbe fatto piacere saperlo, per essere in grado di capire meglio.

# MC afferma: “D’altro canto la problematica potrebbe essere contenuta non solo con artifizi normativi, ma anche con l’adozione di buone pratiche di lavorazione, come riportato nel Regolamento CE 1881/2006: « È stato riconosciuto che, mediante la cernita o altri trattamenti fisici, è possibile abbassare il tenore di aflatossine nelle partite di arachidi, frutta a guscio, frutta secca e granturco»“.

L’espressione “artifizi normativi ” ci pare meritevole di un breve commento.

Come interpretarla? Forse il MC ritiene che i tenori massimi fissati dalla normativa siano troppo alti? O forse è il “sistema” ad essere messo in discussione? E in quale altro modo potremmo concretizzare le valutazioni delle Aziende che applicano buone pratiche di lavorazione, se non fissando dei limiti di legge?

Ci piacerebbe un chiarimento da parte degli interessati.

# La nota di Orgran così conclude:

“Dopo la nostra diffida presentata in data 12 settembre 2007 all’Associazione Movimento Consumatori, visti i molto possibili errori commessi nella valutazione, la stessa Movimento Consumatori ha provveduto ad eliminare immediatamente i richiami ad una presunta tossicità (presenza di micotossine) del nostro prodotto.

La Orgran Italia srl si sta apprestando a sporgere formale denuncia/querela per quanto accaduto.”

 

Attendiamo aggiornamenti e commenti.

Dott. Alfredo Clerici
Tecnologo Alimentare

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