Mangiare frutta e verdura rende più intelligenti

11 Settembre 2009
Un’alimentazione a base di frutta e verdura migliora il funzionamento del cervello, potenziando le capacità cognitive.
Questo è quanto evidenziato da uno studio dell’Università di Dusseldorf in collaborazione con altri atenei (tra cui l’Università di Perugia) pubblicato sul numero di agosto
di “Journal of Alzheimer’s Disease”.
Gli scienziati hanno lavorato con 200 persone sane d’età media, ed hanno potuto osservare come coloro che mangiavano in media 400 gr di frutta e verdura al giorno possedevano alti
livelli di antiossidanti ed livelli bassi di radicali liberi (“nemici del cervello”).
Inoltre, tali soggetti mostravano abilità cognitive più spiccate rispetto a chi assumeva 100 gr di tali alimenti.
Infine, il bonus fornito da frutta e verdura è indipendente dai fattori che di solito influenzano gli antiossidanti e lo sviluppo del cervello: età, sesso, peso, altezza,
istruzione, profilo lipidico e livello di albumina.
Lo studio tedesco ha provocato il positivo interesse di numerosi membri della comunità scientifica internazionale.
Sull’argomento si è espressa la dottoressa Maria Cristina Polidoro del Dipartimento di Geriatrica dell’Università di Bochum: “Era risaputo che esistesse una forte connessione tra
l’assunzione di frutta e verdura e le difese antiossidanti naturali del nostro organismo contro i radicali liberi. Si sapeva anche che cattive abitudini alimentari aumentano il rischio di un
impoverimento cognitivo, in presenza o meno di demenza. Con questa ricerca, però, viene mostrato un legame multiplo tra frutta e verdura, difese antiossidanti e abilità cognitive
in totale assenza di malattie, a qualsiasi età. Al di là del proprio stile di vita, è dunque vivamente consigliabile una consistente assunzione di questi elementi fin da
bambini, per evitare il più possibile il rischio di demenza in età avanzata”.
L’Università di Dusseldorf ha reso noto come il prossimo passo della ricerca sarà provare l’efficienza di frutta e verdura su individui affetti da Alzheimer o altre malattie
neurodegenerative.
Matteo Clerici