Mangiare di notte fa male ai denti
4 Giugno 2010
Saranno buoni, ma fanno male. Gli spuntini notturni non si limitano a far salire il peso, ma fanno anche male ai denti. Questo perché di notte la bocca contiene meno saliva e ciò
favorisce una maggiore permanenza del cibo nel cavo orale e un maggior consumo di bevande acide e zuccherate, fattori in grado di danneggiare lo smalto.
E’ l’argomento di una ricerca dell’Università di Copenaghen (Danimarca), diretta dalla dottoressa Jennifer Lundgren e pubblicata su “Eating Beaviors”.
Gli scienziati si sono concentrati sul concetto di mangiatore notturno, cioè colui che assumono un quarto delle calorie giornaliere dopo cena o che si svegliano nel cuore della notte per
mangiare qualcosa almeno due volte a settimana.
Successivamente, i ricercatori hanno preso in esame 2.217 danesi (e la loro alimentazione) per 6 anni. Durante tale periodo 173 volontari (8%) sono stati classificati come mangiatori notturni e
proprio loro mostravano i denti più danneggiati e la peggior salute orale. Alla fine della ricerca, infatti, i mangiatore notturni avevano perso più denti degli altri, anche
eliminando altri fattori (come età, sesso e vizio del fumo).
Gli studiosi attribuiscono il fenomeno alla saliva che, presente in scarsa quantità, tende ad asciugarsi e risulta incapace nel rimuovere il cibo dai denti. Allora, essi ritengono che “I
dentisti dovrebbero conoscere le implicazioni dei pasti notturni e promuovere una maggiore attenzione per la salute dentale tra chi non riesce a smettere con gli spuntini di mezzanotte”.
Da non trascurare anche la prevenzione. Consiglia così la dottoressa Lundgren: “Per minimizzare i danni è importante spazzolare i denti due volte al giorno con un dentifricio al
fluoro, che rinforza lo smalto. E se possibile, consumare solo acqua per almeno un’ora prima di lavarsi i denti alla fine della giornata”.
Fonte: Jennifer D. Lundgren, Karen B. Williams, Berit L. Heitmann, “Nocturnal eating predicts tooth loss among adults: Results from the Danish MONICA
study” Eating Behaviors 2010, doi:10.1016/j.eatbeh.2010.02.003
Matteo Clerici
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