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L’Italia che vorrei… se avessi la lampada di Aladino by Giampietro Comolli

L’Italia che vorrei… se avessi la lampada di Aladino by Giampietro Comolli

By Giuseppe

L’Italia che vorrei! Alcuni punti per migliorare il giudizio sul nostro paese.

In attesa del piano ”Marshall” previsto dal Conte 2

 

Gli italiani si meritano un progetto di alto profilo: pochi punti ma fondamentali. La scelta: o da parte della domanda (uso dei beni) o dall’offerta (fabbricazione)  

Sento parlare e scrivere spesso da economisti autorevoli sull’”economia della conoscenza” , come una strada alternativa alla globalizzazione-liberalistica. Qualche spunto può essere utile a riflettere, ma non è da prendere chiavi in mano per l’Italia, non certo l’ipotesi della guida di pochi acculturati.

 

Una vera alternativa – sempre con l’obbligo della individuazione dei mezzi e strumenti necessari – è quella della ridistribuzione del reddito nazionale secondo modelli di opportunità, di sviluppo, di investimenti e non certo di elite equitaria sociale. Ecco allora che l’incrocio dei principi fondamentali dell’economia, sia liberale che sociale, può determinare nuovi scenari macroecomomici in cui l’interesse del più ricco collima con l’interesse del più povero attraverso percorsi sociali e civili diversi ma che in determinate condizioni (studio, età, luoghi, tempi…) si scambiano il ruolo e si presentano opportunità diverse per chi sa coglierle. In questo le imposte, un settore pubblico smagrito ed efficentato sulla ottimizzazione della spesa marginale e globale, gli investimenti del singolo privato su beni reali e uno sgravio interessante sugli investimenti che hanno valenza ambientale, sostenibile, di aiuto sociale, di valore civile… possono creare un patrimonio di diversi miliardi di euro l’anno utili per abbassare il debito pubblico.

Piuttosto che una patrimoniale totalmente privata. Nessuna soluzione politica di distribuzione di un reddito stagnante può promuovere un vero sviluppo durevole che offra opportunità (a domanda e a offerta) in modo alternativo, interscambiabile, fruttifero. L’Italia non può continuare a barcamenarsi con un Pil 2019 uguale a quello del 2007.   Nel 2019 la crescita è a zero, il deficit annuale e il debito pubblico aumentano, i cittadini consumano poco, le banche prestano sempre di meno e le imprese diminuiscono gli investimenti.

Tutto è stagnazione: il mercato del lavoro, il sistema educativo, il funzionamento della giustizia…

Tutto è stagnazione: il mercato del lavoro, il sistema educativo, il funzionamento della giustizia, gli investimenti infrastrutturali, i controlli pubblici, le spese pubbliche, i buchi senza fondo….sono solo alcuni dei limiti del paese Italia. 10 anni di blocco, di inerzia, di diatribe fra Ue e Italia, di insulti, di colpevoli a tutti i costi sono moltissimi, eppure i gravi problemi italiani (non solo economici e finanziari ) vengono da molto lontano. Risanamento del sistema fiscale, crescita imprenditoriale inclusiva su territorio nazionale, eliminazione totale della evasione di tutti gli obblighi/doveri di imprese e cittadini possono essere i primi punti su cui l’Italia deve dimostrare di essere un grande paese.

Riforma globale della scuola a tutti i livelli, partendo dalla scuola materna…

Questo deve andare di pari passo, se non prima, con una riforma globale della scuola a tutti i livelli, partendo dalla scuola materna fino alla terza media: educazione morale etica civile, saper includere, insegnare due lingue da piccoli, non far ripetere tre volte la vita di Dante a memoria, insegnare ad usare tutti i dispositivi elettronici con tempi, modi sani e corretti rispettando gli altri e veramente la privacy verso tutti.

Urge una Giustizia Giusta dove la Legge sia davvero uguale per tutti…

Un altro aspetto importante che tutti gli italiani vogliono veder realizzato a breve è una giustizia semplice, veloce, reale, concreta dove la prescrizione serva per abbreviare i tempi non ad allungarli, dove i giudici devono essere separati per tempi e gradi, in cui i reati minori siano sanzionati amministrativamente, dove la condanna sia rispettata fino in fondo. Inoltre la questione ambientale e climatica deve essere un punto fondamentale, collegata alla cultura e al paesaggio, perché l’Italia vive di turismo e come tale deve essere al centro di un sistema di sviluppo e di controllo, di sicurezza e di rispetto attraverso norme moderne: questo comparto può creare occupazione, servizi, svolgere compito di salvaguardia anche imprenditoriale e territoriale soprattutto in area interne, difficili, disagiate per viverci per cui si devono mettere in atto politiche pro-attive per nuove imprese famigliari.

La nuova scuola, deve avere una qualità di formazione “europea”

La scuola, la nuova scuola, deve avere una qualità di formazione “europea” e poter fornire maestranze e lavoratori che trovino occupazione in Italia, secondo le opportunità e i bisogni della società: sfornare laureati senza futuro, illudendoli, non è da paese civile. Un modello economico aperto, ma controllato, liberale e sociale, impone non solo che tutti paghino le tasse nella misura giusta e più bassa dell’attuale, ma che anche certe rendite o redditualità derivanti da speculazioni o da vantaggi indiretti o da plusvalenze commerciali o da ristorni di valori aggiunti all’esportazione di imprese e di privati possano essere tassati con una patrimoniale crescente e verticale ponderale, non lineare e non solo per fasce di reddito.

Una equità nazionale non si misura solo sui finanziamenti

Una equità nazionale non si misura solo sui finanziamenti al sud o alle casse bancarie geografiche o alle autonomie regionali, ma soprattutto su una applicazione di prelievi per ridistribuire il reddito. Certo con la garanzia assoluta (prevista la galera immediata) che quei prelievi siano dedicati al 100% solo a risanare il debito pubblico. E’ la Costituzione stessa che ci ricorda la progressività fiscale (e tributaria). Costituzione da salvaguardare, ma anche da aggiornare in tutti quei punti, delicati, che sono stati scritti con un preciso scopo preventivo, ostativo, esclusivo oltre 70 anni fa e che a volte è stato interpretato, soprattutto negli organismi e nell’ambito legislativo e esecutivo, in modo troppo autofavorente e autoaccomodante.

Migliorare il nostro paese con  la semplificazione della burocrazia

Un altro punto di alto profilo per migliorare il nostro paese è la semplificazione burocratica, compreso le filiere decisionali, eliminazione degli uffici e enti inutili, favorendo gli amministratori unici in certe società. La macchina pubblica, soprattutto romana e delle capitali di regione, è troppo ricca, troppo avvinghiata su se stessa, troppo autoreferenziale, compartimentale, spesso congregativa e corporativa. Tutti principi da eliminare con affidamento di responsabilità soggettive e non oggettive come avviene nel mondo privatistico.

L’Europa non deve essere vista come la mamma cattiva…

Infine, l’Europa non deve essere vista come la mamma cattiva, ma neanche una bella statuina gestita dagli altri: l’Italia deve essere più presente nei punti cardine. Oggi abbiamo un commissario economico che politicamente può contare e incidere su misure e azioni, meglio di un alto commissario diplomatico avulso fuori dai contesti che poi non ha mai tutelato interessi stranieri italiani. L’Europa ha una funzione straordinaria, ma dobbiamo saperla governare e non subire, partendo dai piani dell’alta burocrazia. L’uscita dall’Europa per l’Italia non sarebbe come la Brexit, seppur con tutti i problemi affrontati dal Regno Unito. L’Europa ha curato troppo gli aspetti monetari e finanziari, per tutelare in primis il valore dell’euro negli scambi commerciali, dimenticando totalmente la funzione di mercato di prodotti, di coesione e condivisione di pace e di sviluppo degli europei insieme. Gli allargamenti sono stati fatti più per una ambizione politica e di ampliamento territoriale che per una soluzione di problemi o di necessità comuni: a Schengen non ha corrisposto un Dublino che disegnasse accessi e approdi su un unico suolo comunitario. Si è fatta l’unione solo sulla moneta. Bisogna con urgenza andare oltre. L’Italia ha subito il fenomeno migratorio: meglio prepararsi a nuove ondate e non pensare che la questione sia chiusa. Buonismo o cattivismo non è la soluzione: meglio un raziocinio europeo ragionando su opportunità e bisogni reciproci

 

 

Giampietro Comolli

Redazione Newsfood.com
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici

Mob +393496575297

Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
Curatore Rubrica Assaggi in libertà

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