La dieta vegana: Una scelta per la salute, per l’ambiente o per il portafoglio?

19 Gennaio 2011
Sabato 15 gennaio 2011 si è tenuto a Torino un seminario-conferenza promosso dalla Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, con lo
scopo di far conoscere al grande pubblico e ai medici i benefici salutari ed ecologici di una dieta prettamente a base di prodotti vegetali.
Tra i diversi relatori che hanno portato la loro esperienza professionale c’erano: Luciana Baroni, medico specialista in Neurologia e Geriatria, Nutrizione e dietetica, Luciano Proietti, medico
pediatra, e Luisa Mondo, medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva.
Numerosi studi scientifici hanno evidenziato che dall’inizio del XX secolo un aumento progressivo di malattie (ischemie cardiovascolari, diabete tipo II, vari tumori, epidemie) in paesi
“industrializzati”, può aver come causa principale cibi molto raffinati ed un consumo di grassi animali.
Consumare regolarmente cereali integrali o poco raffinati provvede all’organismo i macronutrienti in forma naturale di cui il corpo umano ha bisogno. Questo perché i cereali integrali
hanno un alto contenuto di fibre che favoriscono la digestione e le funzioni intestinali. Inoltre i cereali integrali, la verdura e i legumi, sono cibi in forma più naturale e quindi
vengono metabolizzati in modo naturale dal nostro organismo non provocando picchi di insulina o sforzi eccessivi per digerirli.
Il Dott. Luciano Proietti pediatra da quarant’anni a Torino ha parlato di studi ed osservazioni valutando le diete in base alle malattie, allo sviluppo e l’accrescimento nei bambini. I bambini
già a 6,7 anni di età smettono di produrre il Lattasi, l’enzima per digerire le proteine del latte, e quindi l’assunzione di latte vaccino o di altri animali non è
più fisiologico per il nostro organismo.
Le proteine vaccine favoriscono la produzione di mucose che quando si infiammano per virus influenzali o raffreddori provoca delle micro emorragie che causano anche la perdita di ferro nei
bambini. Questo spiegherebbe anche il continuo aumento delle epidemie influenzali nei bambini e negli adulti su scala mondiale.
Anche la carne è stata ritenuta elemento essenziale per la crescita, ma non è cosi. Infatti la carne, un concentrato molto denso di proteine e grassi animali, fa crescere molto
velocemente e non necessariamente porta ad una longevità nella popolazione. Infatti le carni erano consumate saltuariamente in Europa e solo dopa la Seconda Guerra Mondiale il consumo di
questi prodotti è aumentato esponenzialmente. Fino agli anni ottanta era possibile per l’uomo di crescere fino a 25 anni, ma dopo gli anni ottanta l’uomo si sviluppa fino a 18-19
anni.
Studi fatti su diverse specie di mammiferi hanno osservato che più la crescita nei mammiferi è lenta e maggiore sarà la loro longevità. Si sconsiglia quindi anche ai
bambini di mangiare molta carne e bere latte per la loro elevata acidità.
Dal 1986 in Germania sono stati fatti studi di Ecologia della Nutrizione tenendo presente la salute umana, l’ambiente, la società e l’economia. Questi studi hanno valutato l’impatto
delle scelte alimentari che gli individui fanno e la loro ricaduta in termini ecologici. Per produrre alimenti servono grosse quantità di risorse come energia fossile. Infatti per
produrre 1 caloria di proteine del grano servono solo 2,2 calorie di combustibile fossile, ma per produrre cibi animali ne servono molti di più in media 25 ( 40 per carne bovina e 39 per
le uova).*
Inoltre il 70% di acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall’agricoltura, ad esempio una vacca da latte beve circa 200 litri di acqua la giorno. Il settimanale
americano Newsweek ha calcolato che per produrre cinque chili di carne bovina servono 500,000 litri di acqua quanta nè consuma una famiglia media in un anno.(1)
Un altro problema a livello globale è la produzione di cereali destinati all’alimentazione di animali da allevamento. Infatti l’utilizzo sempre maggiore di risorse per sostenere gli
allevamenti di bestiame ha provocato la desertificazione di enormi aree forestali e una carenza cronica di risorse nei paesi più poveri. Infatti paesi in via di sviluppo pur avendo
milioni di persone malnutrite hanno aumentato enormemente la produzione di carni da macello per l’esportazione a paesi più ricchi. Ad esempio il Messico con milioni di persone malnutrite
nel 1960 il bestiame consumava il 5% di cereali prodotti e nel 2003 si è passati al 45%.(2)
Inoltre secondo la FAO il 77% dei cereali in Europa è destinato ai mangimi per animali negli USA l’87% , e su scala mondiale il 90% della soia e la metà dei cereali sono destinati
a nutrire gli animali anziché gli esseri umani. Il problema sta diventando sempre maggiore dove milioni di persone come in Cina stanno aumentando sempre di più il consumo di carne
per copiare l’ Occidente.
Un altro aspetto fortemente impattante sul territorio è l’inquinamento degli allevamenti e dell’agricoltura sul suolo. Foodwatch, un associazione tedesca indipendente per i consumatori,
ha pubblicato uno studio nel 2008 sull’impatto che ha l’agricoltura e gli allevamenti, lo studio ha tenuto conto dell’effetto serra (Co2) e le deiezioni prodotte dagli animali e dall’utilizzo
dei pascoli esprimendo l’impatto ambientale in consumo di km di un automobile.
L’alimentazione vegetale bio senza carne nè latticini ha un impatto pari a 281 km., vegana convenzionale 629 km. Lo stile alimentare vegetariano bio ha un impatto di 1,978 km vegetariano
convenzionale di 2,427 km. Mentre l’inquinamento prodotto dallo stile alimentare onnivoro bio di 4,377 km e convenzionale di 4,758 km ben otto volte superiore a una sana alimentazione vegana.
Un pasto vegano è sicuramente più conveniente di un pasto onnivoro fatto con ingredienti convenzionali. Molti legumi e cereali integrali costano in media € 3,5 al kilo mentre
la carne di pollame costa € 4,25 mentre carne bovina costa quasi € 18 al kg. (Dati dall’ Osservatorio Prezzi e Tariffe di una città di rilevanza con prezzi medi come Torino)
Vista la convenienza per l’ambiente e per la nostra salute senza considerare molti altri dati disponibili e le implicazioni etiche per la sofferenza degli animali da allevamento. C’è da
chiedersi se la mancanza di risorse per mantenere l’attuale stile di vita obbligherà le generazioni future a mangiare tutti in modo vegano?
Andrea Scappini
Nerwsfood.com
FONTI:
Dati ricavati principalmente dagli opuscoli informativi di SSNV http://www.scienzavegetariana.it
* – Sustainability of meat-based and plant-based diets and the environment by David and Marcia Pimentel, Am J. Clin Nutr 2003, 78 (suppl) 660S-3S
(1) – Fonte: Unimondo
(2) – Fonte : “Water Resources: Agriculture, the Environment and Society” by David Pimmetel, specialista in risorse idriche alla Cornell University. Ithaca, NY