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Il sistema del credito alle imprese artigiane nell'Unione Europea

By Redazione

Piemonte, 19 Novembre 2007 – La promozione delle micro, piccole e medie imprese rappresenta un nodo centrale nelle agende dei governi europei, a tutti i livelli istituzionali, l’Unione
Europea, attraverso i suoi programmi finalizzati allo sviluppo regionale ed al rafforzamento della competitività, mette a disposizione delle PMI ingenti risorse finanziarie. Anche a
livello nazionale e – in misura sempre crescente, a livello regionale – l’elaborazione e l’attuazione di politiche pubbliche di promozione e sostegno alle imprese costituiscono obiettivi
prioritari all’interno delle linee programmatiche in tema di sviluppo economico territoriale. In questo quadro si trovano le politiche in favore delle imprese artigiane: la ricerca si occupa di
questo specifico settore delle politiche per le imprese e, più in particolare, delle politiche in tema di accesso al credito.

L’Osservatorio sull’Artigianato della Regione Piemonte ha commissionato questa ricerca allo scopo di acquisire una conoscenza più approfondita sul tema dell’accesso al credito per le
imprese artigiane, così come esso si pone in altre realtà europee, e, in particolare, su come le autorità pubbliche dei diversi Paesi, a diversi livelli istituzionali, si
siano attrezzate per affrontare il problema.
La ricerca affronta i casi nazionali francese e tedesco: la scelta di studiare questi due casi è derivata dal fatto che i due Paesi europei sono quelli in cui l’artigianato presenta
delle caratteristiche più simili a quello italiano.

Francia e Germania hanno uno stock complessivo di imprese artigiane molto simile: 872.905 imprese in Francia contro le 934.000 tedesche. (L’Italia conta invece 1.468.721 aziende). I dati
considerati nascondono due realtà estremamente diverse. Considerando la concentrazione di imprese per mille abitanti, si rileva come in Francia, rispetto alla popolazione, vi sia un
numero di imprese artigiane decisamente più elevato: 14,2 per mille contro il 7,3 della Germania. Per quanto riguarda, invece, le dimensioni delle imprese, quelle tedesche risultano
essere mediamente circa il doppio più grandi di quelle italiane e francesi. Un’impresa artigiana tedesca ha in media 5 occupati, contro i 2,6 francesi. Inoltre un’impresa tedesca ha
mediamente un giro di affari stimato in oltre 500.000 ? annui, mentre un’impresa francese registra un valore inferiore ai 300.000 ?.

Francia e Germania si caratterizzano per una presenza significativa di imprese artigiane e per un sistema di “governo” del settore che presenta numerose caratteristiche comuni, pur facendo
riferimento a due “modelli” distinti: uno, quello francese, fortemente legato alle dimensioni delle imprese e alla natura dell’attività svolta, l’altro, quello tedesco, più legato
alla figura professionale dell’Handwerksmeister (il mastro artigiano).

Entrambi i Paesi hanno recentemente riformato la normativa quadro del settore. In Germania nel 2004 sono state apportate importanti modifiche all’Handwerksordnung (il codice dell’artigianato
tedesco) con le quali è stata decisamente alleggerita la rigida caratterizzazione “professionale” del settore, liberalizzando l’accesso all’esercizio di molte attività artigiane
che prima erano esercitabili unicamente dagli artigiani in possesso del titolo di Handwerksmeister.
In Francia la normativa quadro è stata modificata nel 1996 anche se ci sono state alcune leggi che hanno introdotto cambiamenti significativi ancor più di recente, vale a dire nel
2003 e nel 2005. Non c’è stata una vera e propria rottura con il passato: il tentativo è stato piuttosto quello di rendere più flessibili i criteri che permettono oggi ad
un’impresa artigiana di ritenersi tale; primo fra tutti, quello del numero di addetti, passato da 10 a 20 unità.
Considerando l’organizzazione e la rappresentanza degli interessi, entrambi i Paesi si contraddistinguono per un sistema di rappresentanza istituzionale forte, caratterizzato dalla presenza di
Camere specifiche per l’artigianato: le Handwerkskammern in Germania e le Camere dei Mestieri e dell’Artigianato in Francia.

Per quanto riguarda l’accesso al credito i dati indicano che sono le imprese francesi a fare maggiore ricorso a fonti di finanziamento esterne (l’85% almeno in riferimento al settore
dell’edilizia), anche se per le imprese tedesche il dato è comunque interessante: a fare ricorso a fonti di finanziamento esterne è una impresa su due con una percentuale che
tuttavia tende a crescere significativamente all’aumentare del fatturato dell’impresa.

“Le dimensioni delle imprese sono – ha dichiarato il vicepresidente e assessore all’artigianato Paolo Peveraro- sia in Francia, sia in Germania sia nella nostra regione un fattore determinante:
le imprese più piccole si caratterizzano per una minore propensione all’investimento e, notoriamente, hanno maggiori difficoltà nell’ottenere credito perchè non riescono a
presentare le garanzie richieste e l’ammontare dei loro investimenti è spesso troppo esiguo per le banche. In Piemonte ci sono 130.000 imprese con una media di 2,6 addetti ciascuna ma
ben 70.000 sono imprese cellulari ovvero con un solo addetto e per queste ultime le difficoltà di accesso al credito sono ancora maggiori. La Regione Piemonte ha messo in atto diversi
strumenti a favore delle imprese artigiane: il fondo rotativo gestito da Finpiemonte che ogni anno concede credito a più di 1000 imprese, i confidi tra cui cito Eurofidi che agevola la
gestione delle garanzie per ottenere credito ed infine Artigiancassa che abbatte in maniera significativa il costo del denaro attraverso contributi che arrivano dalla Regione”.

Con riferimento agli strumenti di finanziamento utilizzati dalle imprese artigiane, Francia e Germania presentano situazioni molto simili e peraltro in linea con quella che è la tendenza
delle PMI negli altri Paesi europei: nei due Paesi gli artigiani fanno affidamento principalmente su strumenti di finanziamento “classici” come i fidi bancari, i prestiti a medio e lungo
termine e le garanzie bancarie, mentre ricorrono raramente a strumenti di finanza innovativi (come partecipazioni e factoring), tranne nel caso del leasing che è utilizzato con
particolare frequenza.

Per far fronte alle difficoltà di accesso al credito delle PMI, nei due Paesi considerati, esistono sistemi di garanzia diversi. In Francia il sistema è strutturato su due
livelli, statale e regionale, mentre in Germania esistono in ogni Land banche di garanzia pubbliche che offrono fideiussioni alle piccole e medie imprese.

In conclusione citiamo un ultimo elemento emerso dalla ricerca: sia in Germania che in Francia i programmi di finanziamento per le imprese artigiane confluiscono quasi nella loro
totalità all’interno del più vasto insieme dei programmi rivolti alle piccole e medie imprese.

Quali lezioni si possono apprendere dai due casi analizzati e dal confronto con il caso italiano e quello piemontese? Ragionando in chiave comparata sui risultati emersi dall’analisi dei casi
francese e tedesco si sono individuati alcuni nodi di criticità che potranno essere punto di partenza per futuri adeguamenti legislativi.

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