Il Presidente Vecchioni: “Crediamo ancora nell’Europa”

12 Ottobre 2009
“Noi agricoltori siamo stati europeisti da sempre e siamo abituati più di tutti gli altri al mercato comune senza frontiere, alla moneta unica e ad una politica, l’unica ad oggi, davvero
comune. Ed anche se i conti non tornano, noi crediamo ancora nell’Europa.” Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni aprendo l’incontro dei giovani agricoltori dell’Anga
con gli europarlamentari, che si è svolto oggi a Roma a Palazzo della Valle.
“Intanto perché i grandi problemi si affrontano con un impegno politico che solo il livello comunitario può garantire – ha spiegato Vecchioni – ma soprattutto perché
l’Europa ha deciso di cambiare le sue regole in maniera da aumentare la forza e la rappresentatività dei cittadini europei nelle istituzioni e quindi nelle decisioni che si assumono.”
Confagricoltura è convinta che la codecisione ed il maggior ruolo del Parlamento Europeo nel processo normativo concorrano a sviluppare una politica, a Bruxelles come a Strasburgo, che
guardi più da vicino alle esigenze del settore.
Per questo ha affidato anche al confronto con gli europarlamentari le aspettative delle sue imprese. Perché crede ancora nella possibilità di cambiare quello che a Bruxelles negli
ultimi anni non ha funzionato. Sperando che la “codecisione”, con la “doppia lettura”. non rallenti le scelte politiche.
“Abbiamo subìto – ha proseguito Vecchioni – una destrutturazione dell’agricoltura europea, soprattutto a carico di alcuni Paesi, come il nostro, che debbono ora riorganizzarsi e
ripartire con slancio per superare la difficile congiuntura.”
Mantenere una politica agricola comune e rafforzarla, dotandola di adeguate risorse anche dopo il 2013, privilegiando imprese agricole, senza esitazione come è stato fatto recentemente.
Continuare pure a lasciare aperti i mercati, ma tenendo conto che i nostri produttori affrontano la concorrenza internazionale con minore capacità competitiva a causa di costi e di
regole complesse. Semplificare a monte la legislazione. Consentire interventi tempestivi ed efficaci in caso di crisi. Aprire all’innovazione senza pregiudizi e senza paradossi, come quello che
vede l’Europa permettere l’uso degli Ogm, ma ostacolarne la coltivazione.
“Se faremo tutto questo – ha concluso il presidente di Confagricoltura – avremo davvero sfruttato la chancedel cambiamento che ci offre il Trattato di Lisbona per migliorare la
competitività dell’agricoltura e della nostra economia. In caso contrario, dovremmo dare ragione a chi crede che la via migliore sia tornare indietro rinazionalizzando le scelte di
politica agricola e magari risparmiando anche quelle risorse che oggi l’Italia offre sull’altare della solidarietà finanziaria. La politica, cui tocca valutare le nostre proposte,
dovrà dimostrare che il cammino che prefiguriamo può essere percorso.”