Gran Bretagna. Vino in carta: l’idea dal Suffolk contro l’inquinamento

15 Novembre 2011
Un vino in una bottiglia fatta di carta. Per alcuni, può sembrare una bufala. Per i puristi un affronto: il vino deve andare nel vetro, con i contenitore di cartone accettati ma non
graditi.
Per Martin Myerscough, imprenditore del Suffolk e creatore del prodotto, è la risposta al problema dello stoccaggio di rifiuti.
Come spiega Myerscough, intervistato tutto nasce durante una visita alla discarica locale, che ha fatto conoscere come le bottiglie di plastica siano le peggiori da smaltire. Incuriosito,
l’imprenditore si è informato, scoprendo come il problema vada oltre i confini locali.
Attualmente, le discariche britanniche ospitano 15 milioni di bottiglia di plastica, con un tempo di decomposizione stimato di 500 anni. Mettendo questo in relazione con la disponibilità
di territorio, alcuni ipotizzano come, al massimo nel 2018, il Regno Unito non avrà più terreno da destinare alla discarica.
Ecco allora il progetto della bottiglia di carta. Questa pesa 55 grammi contro i 500 della bottiglia di vetro: risultato, minori spese di spedizione. Stesso discorso riguardo le emissioni di
anidride carbonica, inferiori del 90% rispetto alla bottiglia tradizionali. Vittoria con ancora meno discussioni se si analizza la capacità di decomposizione: inseria nel composter, la
bottiglia si decompone nel giro di qualche settimana.
La bottiglia di Myerscough viene prodotta dalla Greenbottle (greenbottle.com), oggi in una fabbrica della Turchia, a breve in una della Cornovaglia. A convincere Greenbottle, tanto il rispetto
dell’ambiente quanto le possibilità commerciali. L’industria ha brevettato i macchinari che producono le bottiglie di carta e potrebbe venderle ad altri produttori in loco.
Tuttavia, Myerscough e la Greenbottle devono superare il grande scoglio del gradimento dei clienti.
Il fatto che i consumatori britannici abbiano accettato (e gradito) da tempo non le bottiglie di latte di carta non vuol dire che la stessa operazione col vino abbia lo stesso risultato.
Tra i pessimisti, spicca Adam Lechmer, editore di “Decanter”, una delle riviste più note del settore.
Per Lechmer, gli amanti di vino sono tradizionalisti feroci, attaccati ai rituali della loro passione. Allora, premere sull’ecologia e sullo sviluppo sostenibile potrebbe non convincere i
possibili clienti a dire addio alla vecchia e sacra bottiglia di vetro.
FONTE: Colin Fernandez,”Raise a glass to the environmentally friendly paper wine bottle”, Mail Online, 14/11/011
Matteo Clerici
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