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Franco Antonio Pinardi: Senza Giustizia, non può esservi pace (Karol Wojtyla)

Franco Antonio Pinardi: Senza Giustizia, non può esservi pace (Karol Wojtyla)

By Redazione

Milano, 8 luglio 2013
Franco Antonio Pinardi non è un cittadino qualunque che si lamenta per il gusto di lamentarsi, non è uno che quando piove si mette a imprecare contro il Governo e nemmeno dice
che tutti i Giudici siano dei fannulloni schierati politicamente o che l’apparato della Giustizia sia tutto da
rivedere ma sa benissimo che certe situazioni potrebbero essere risolte
semplicemente con un po’ di buon senso, per evitare anche inutili tragedie.

Il buon senso dovrebbe essere l’essenza della Giustizia, dove il rispetto delle Leggi e il rispetto per l’individuo dovrebbero camminare insieme.
Franco Antonio Pinardi è il Segretario Generale di Confederazione Giudici di Pace e Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari.

E’ un addetto ai lavori che sa perfettamente come funzionano (e anche come non funzionano) i vari comparti dei Tribunali, oggi ci parla della lentezza e delle incongruità della
Giustizia che come al solito va a discapito dei più deboli.
E’ indubbio che non sia facile amministrare la Giustizia in modo equo, è indubbio che non sia semplice far
quadrare i conti del Bilancio della Stato ma con un po’ di buona volontà e la riduzione degli sprechi, si potrebbero ottenere risultati strabilianti e un “effetto domino” di comportamenti
positivi dei cittadini.
Mi viene un dubbio… in diverse aree del Sud la popolazione era tenuta nell’ignoranza e nell’indigenza perchè così faceva comodo a qualcuno, non è che la malagiustizia e il
malgoverno servano allo stesso ignobile scopo?

Giuseppe Danielli
Direttore e Fondatore
di Newsfood.com

La lentezza e le incongruità della Giustizia spesso condannano il cittadino prima ancora dell’invocato giudizio. (by Franco Antonio Pinardi)

Inizio messaggio inoltrato:
Da: Franco Antonio Pinardi
Oggetto: articolo per internet “La lentezza e le incongruità della Giustizia spesso condannano il cittadino prima ancora dell’invocato giudizio”
Data: 08 luglio 2013 16:33:41 CEST

Come non soffermarsi sulla lentezza e le incongruità della Giustizia quali insopportabili cause della crescente sfiducia manifestata dal cittadino che, sempre più spesso, per via
dei famigerati rinvii, o per altre ben tristi note cause, pur sostenendo le ingenti previste spese, non riesce a far valere i propri diritti nella sede naturale, altresì proprio all’uopo
deputata.

Per meglio dettagliare questa mia prima riflessione, cito due casi recentemente accaduti allo scrivente o a suoi congiunti.
Il primo riguarda un ricorso ex art. 700 cpc, promosso al fine di tutelare la proprietà di un marchio registrato in Unione Europea e arbitrariamente utilizzato da persone non autorizzate.
Per meglio dettagliare, chi richiede “un 700” lo fa in quanto, questo “procedimento d’urgenza”, è proponibile in tutti quei casi in cui risultano non utilizzabili, per mancanza dei
relativi presupposti, le misure cautelari tipiche (sequestro conservativo, sequestro giudiziario, denuncia di nuova opera e danno temuto).

In tale prospettiva, il ricorso ex art. 700 cpc, si caratterizza per essere un rimedio atipico e sussidiario. L’atipicità consiste nella possibilità di chiedere i provvedimenti
d’urgenza che, secondo le circostanze appaiono più idonei ad assicurare provvisoriamente gli effetti della decisione sul merito.
Quindi, in primis, ci si aspetterebbe, da parte del Giudice a cui il Tribunale affida tale sollecitato compito istruttorio, una decisa “sensibilità”, “velocità” e
“concretezza”.

Questo perché i presupposti per poter azionare l’art. 700 cpc sono:
1) la «parvenza di buon diritto», cioè l’esistenza di sufficienti presupposti per far valere le proprie ragioni ed ottenere così la pronuncia di determinati
provvedimenti del giudice (fumus boni iuris);
2) il fondato motivo di temere l’insoddisfazione del proprio diritto e un pregiudizio imminente ed irreparabile che minacci il diritto durante il tempo per farlo valere in via ordinaria
(periculum in mora). Nel caso in questione, il Tribunale di Roma, ha assegnato la causa al Giudice lo stesso giorno del deposito del ricorso. Il Giudice ha fissato l’udienza di comparizione parti
dopo un mese e, ad oggi, dopo ben 15 giorni dall’udienza, non ha ancora sciolto la riserva…..il tutto mentre coloro che abusivamente stanno utilizzando i marchi continuano a trarne indebito
profitto. Questo è il così detto provvedimento d’urgenza!

Il secondo caso riguarda una causa di lavoro per la rivendicazione di straordinari non percepiti, altre consistenze retributive e competenze di fine rapporto.
In questo caso, l’azione di rivendicazione dei propri diritti in sede giudiziaria, è stata promossa nell’aprile 2011, con una serie di difficili udienze che si sono protratte sino al 16
gennaio 2013 e fissazione della discussione orale con la lettura del dispositivo il 4 luglio 2013.
Ora considerate le cause e i disagi che portano un lavoratore alla perdita del posto di lavoro e della legittima rivendicazione di quanto gli è dovuto. Considerate le spese e i costi che
questi deve assumere per adire le vie del così detto “diritto”.
Considerate la difficoltà di far capire al Giudice tutti i risvolti di una situazione deterioratasi nel tempo anche per via proprio di una malversazione economico salariale passata,
mediante l’imposta alterazione dei dischi cronotachigrafi, per un lavoro straordinario non pagato e vincolato da grossi rischi per il lavoratore stesso, nella misura in cui, se non obbediva al
diktat aziendale veniva licenziato, ma se veniva “pescato” durante l’attuazione di detti impropri comportamenti, avrebbe perso la patente e quindi perso anche il lavoro.

Bene, (n.d.r …Male) quando dopo tre anni di “calvario”, di udienze rimandate ecc. ecc., l’avvocato si è recato, 20 giorni prima dell’udienza, per depositare le note conclusive,
così come disposto dal Giudice, si è sentito dire, con assoluta normalità dalla cancelleria competente, che il ruolo era congelato e che tutto era fermo a data da destinarsi
a causa del trasferimento del Giudice alla Corte d’Appello.

Cosa vuol dire tutto questo? Che dovrà essere nominato, chissà quando, un nuovo Giudice. Che questi dovrà assumere tutto il ruolo, cioè tutte le cause lasciate dal
predecessore e stabilire quindi un nuovo calendario di udienze per tutti. Ed infine, dobbiamo augurarci vivamente che, prima di esprimersi, trovi il tempo e la dedizione per “studiarsi” tutto il
fascicolo, che ben comprenda le ragioni del lavoratore senza altresì aver sentito niente e nessuno e che finalmente poi emetta la tanto agognata pronuncia.

Questi, solo due dei casi che, quotidianamente, caratterizzano la vita della Giustizia italiana, casi che, sempre più spesso, dissuadono il cittadino nell’adire le vie giudiziarie per la
rivendicazione dei propri diritti, per sanare le ingiustizie e le prevaricazioni e i torti a vario titolo subiti.

Questi alcuni dei motivi per cui la gente non crede più nella “madre Giustizia”, una Giustizia che deve tornare con forza ad essere, per un democratico vivere civile, il nostro principale
alleato, la nostra principale dimora e riferimento, perché una giustizia ritardata non è giustizia (Montesquieu) e perché, senza Giustizia, non può esservi pace (Karol
Wojtyla).

Cav. Franco Antonio Pinardi
Segretario Generale:
Confederazione Giudici di Pace
Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari

Redazione Newsfood.com

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