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Fida-Confcommercio: nonostante crisi e fisco, resiste la vendita degli alimentari al dettaglio

Fida-Confcommercio: nonostante crisi e fisco, resiste la vendita degli alimentari al dettaglio

By Giuseppe

Fida-Confcommercio, nonostante crisi e fisco resiste la vendita al dettaglio negli alimentari

Osservatorio imprese dettaglio alimentare - Prampolini Manzini
Osservatorio imprese dettaglio alimentare – Prampolini Manzini

Cresce la fiducia delle imprese del dettaglio alimentare nei primi sei mesi del 2015 e le aspettative per il 2016, ma tasse e crisi congiunturale frenano sul rilancio di un settore che conta, solo in questa federazione nata nel 1986 dalla fusione delle associazioni sindacali dei Salumieri, Alimentaristi e Pastai, circa 60 mila associati. Questa la sintesi di quanto emerso durante la presentazione a Roma, dell’Osservatorio sulle imprese del dettaglio alimentare congiunturale, realizzato da Fida-Confcommercio in collaborazione con Format Research
di Maurizio Ceccaioni

DONATELLA PRAMPOLINI MANZINI -FIDA CONFCOMMERCIO
DONATELLA PRAMPOLINI MANZINI -FIDA CONFCOMMERCIO

Roma, 4 maggio 2016 – la Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione (Fida), ha presentato   nella sede nazionale di Confcommercio, in piazza Giuseppe Gioacchino Belli 2, il nuovo “Osservatorio sulle imprese del dettaglio alimentare congiunturale”, realizzato in collaborazione con Format Research.
Il primo lavoro ha riguardato l’andamento del commercio al dettaglio negli alimentari, frutta-verdura e pescherie, nel secondo semestre 2015 e i risultati attesi nel primo del 2016. Una ricerca fatta su un campione di 2000 persone intervistate telefonicamente col sistema Cati (Computer Assisted Telephone Interview), statisticamente significativo dell’universo dei circa 60 mila associati a Fida, che rappresenta i settori Ortofrutticolo, Drogherie, Dettaglio alimentare, Salumerie e gastronomie, Pollame e rosticcerie, Ittico e surgelati, Pasta fresca, pizza e dolciumi.
Nel suo intervento di apertura, la presidente Donatella Prampolini Manzini (che è anche vice presidente nazionale di Confcommercio – Imprese per l’Italia), ha fatto un ex cursus sulla situazione attuale dei comparti del commercio, denunciando le tante problematiche che devono affrontare quotidianamente i negozi di vicinato per sopravvivere alla crisi attuale, con l’aggressività sempre maggiore della grande distribuzione e il sistema fiscale italiano, che penalizza lavoro e imprese. «Un settore – ha detto accalorandosi con il suo accento emiliano – considerato erroneamente ormai superato da molti, ma che nonostante il momento che stiamo vivendo, sta resistendo alle burrasche del mercato meglio di altri settori».

ORTOFRUTTA
ORTOFRUTTA

Dati alla mano, parla dell’alimentare al dettaglio, come di un “bicchiere mezzo pieno”. «Ma non significa che la strada per uscire dalla crisi sia ormai spianata – ha continuato –. Dobbiamo puntare sulla qualità del servizio e sulla specializzazione di funzione, caratteristiche che meglio di altre mettono le nostre imprese in condizioni di agganciare la ripresa dei consumi».
Emerge anche il problema della liberalizzazione degli orari di aperura per gli esercizi commerciali, che si è subito evidenziato dopo l’entrata in vigore nel gennaio 2012, del decreto legge 201/2011 (“Salva-Italia”), con la possibilità di lavorare h24, domeniche e festività comprese. Aperture considerate “selvagge” anche dai lavoratori della Gdo (Grande distribuzione organizzata) – contestate con scioperi e flash mob da parte dei sindacati – che hanno penalizzato fortemente il settore del commercio al dettaglio, senza produrre nuova occupazione o maggiori introiti.
«Noi rispettiamo tutti ma non tutti rispettano noi», ha detto a proposito la presidente Fida.

«La liberalizzazione ha favorito solo la grande distribuzione, perché noi siamo in gran parte piccole aziende a conduzione familiare. La notte e la domenica siamo abituati a stare a casa, ed è falso pure che in Europa sono tutti aperti, ma solo in Irlanda, Bulgaria e Italia».

FORNO-PASTICCERIA
FORNO-PASTICCERIA

Parlando della concorrenza della Gdo che ha fatto chiudete migliaia di piccoli esercizi, spesso assorbendoli, Donatella Prampolini ha ribadito che «Non ci possiamo permettere di competere con loro su questi argomenti, ma la nostra forza sono la tipologia dell’esercizio e i rapporti di fiducia e sociali che abbiamo con la nostra clientela. Modelli che adesso cerca di copiare anche la grande distribuzione. Ma a loro manca la risposta immediata alle esigenze del cliente, quella “vicinanza al consumatore” che può dare solo chi ha a cuore quell’attività, come l’imprenditore».
Ma prima degli orari di apertura, per la presidente Fida il problema principale è la troppa pressione fiscale che soffoca le imprese, e si accalora quando fa riferimento ai dati diffusi annualmente sulla stampa, dove spesso risulta che i dipendenti guadagnano più degli imprenditori. «In genere, le imprese con maggiori sofferenze e dove il titolare fa maggiori sacrifici, sono quelle con meno di cinque addetti, ma noi non ci sogneremmo mai di licenziare un collaboratore che sta con noi da anni – dice -, perché è come perdere un pezzo di noi stessi, della nostra storia. Anche a costo di tagliarci i guadagni».
Sul lato delle politiche chiede al governo di mettere mano agli ostacoli alla crescita delle imprese, ed evidenzia i quattro punti che per Fida e Confcommercio potrebbero incrementare il clima di fiducia tra gli operatori. «Il taglio all’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive, ndr) – ha detto la Prampolini – è stato positivo soprattutto per le imprese di grandi e medie dimensioni, ma non è stato avvertito dalle piccole imprese». Per questo chiedono l’adozione dell’Iri (imposta sul reddito imprenditoriale) per le piccole imprese e le ditte individuali. Ma anche la totale deducibilità dell’Imu (Imposta municipale unica), per gli “immobili strumentali” e la revisione degli studi di settore. «Devono cambiare logica ed essere percepiti come uno strumento di compliance tra imprese e amministrazione».
Dai dati spiegati dal presidente di Format Research, Pierluigi Ascani, si evidenzia il mancato miglioramento della redditività delle imprese e la persistente stagnazione dei prezzi. Migliora l’occupazione e un ruolo decisivo sembra averlo svolto il Jobs Act, con circa il 10% degli operatori del comparto, che ha utilizzato le agevolazioni principalmente per fare nuove assunzioni a tempo indeterminato. 
Se per Ascani il dato sull’occupazione è «l’aspetto che più degli altri concorre a configurare il 2015 come il primo anno di vera ripresa», a livello economico si nota anche una leggera crescita nelle capacità di far fronte agli impegni finanziari. Circa l’82% degli intervistati ritiene che le tasse sulla propria attività siano aumentate negli ultimi due anni e la metà delle imprese è riuscita a far fronte al peso della pressione fiscale con molta difficoltà. Per questo, «anche se c’è una maggiore fiducia, la via della ripresa è ancora lunga e complessa», chiosa Pierluigi Ascani.

 

Maurizio Ceccaioni
Corrispondente da Roma

NOTA DELLA FIDA

Roma, 5 maggio
FIDA-Confcommercio ha presentato ieri a Roma l’osservatorio sulle imprese del dettaglio alimentare. L’osservatorio, realizzato da FIDA – Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione di Confcommercio – Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research, registra un incremento nel clima di fiducia ma appare chiaro come la via della ripresa, per quanto imboccata, sia ancora lunga e complessa. «Il settore del dettaglio alimentare -spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente nazionale FIDA e vicepresidente nazionale Confcommercio- è stato a lungo considerato superato, decotto e passivo. Abbiamo sempre combattuto per smentire questo falso mito: oggi i numeri ci danno ragione».
In che senso, presidente Prampolini?
«Il dettaglio alimentare ha confermato la propria capacità di resistere alle burrasche del mercato meglio di altri settori: migliora il clima di fiducia, aumentano i ricavi, crescono l’occupazione e la capacità delle imprese del dettaglio alimentare di far fronte ai propri impegni finanziari».
Ma la ripresa non è ancora una strada in discesa…
«Manca ancora un miglioramento della redditività e persiste la stagnazione dei prezzi. Non dimentichiamo, poi, che la metà delle nostre attività è riuscita solo con molta difficoltà a reggere il peso della pressione fiscale, che rimane un fattore di ostacolo alla crescita delle imprese».
Quindi?
«I margini sono ancora bassi perché il peso del fisco è insopportabile. Per questo chiediamo una politica fiscale equa e seria: istituzione dell’imposta sul reddito d’impresa, tassazione del reddito per cassa, deducibilità totale dell’Imu dagli immobili strumentali, riduzione dell’Irap e revisione degli studi di settore».
E le armi delle imprese?
«Gli imprenditori stanno dimostrando che puntare sulla qualità del servizio e sulla specializzazione di funzione sono caratteristiche che meglio di altre le mettono in condizione di agganciare la ripresa dei consumi. Noi rappresentiamo le imprese, piccole medie e grandi del dettaglio alimentare. Quello che ci contraddistingue, dunque, non è la dimensione: è la presenza dell’imprenditore dentro al punto vendita e, a differenza della GDO che viene a copiare i nostri formati, abbiamo la velocità per rispondere al mutare del contesto. Perché i dettagli sono importanti, e lo sono anche i dettaglianti».

FIDA – Federazione Italiana Dettaglianti

per Newsfood.com

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