Enoturismo, un asso da giocare

13 Marzo 2019
Enoturismo, un asso da giocare che trascina la promozione di tutto il territorio
ENOTURISMO ECOMMERCE INTERNAZIONALIZZAZIONE CONSUMI CONSAPEVOLI INTERNI
Il 2018 conferma, per il vino Italiano, una crescita del valore assoluto e relativo e un calo dei consumi totali, forse salvati dalla continua performance positiva dei vini spumanti, frizzanti e un po’ i rosati.
Soprattutto all’estero nei 3 grandi nostri mercati: Usa, Uk, Germania dove va il 60% del nostro export.
Speravamo da anni in un maggiore fatturato per le aziende (e anche al consumo come fondamentale percezione del valore/identità), ma non a scapito della quantità. In ogni caso meglio così. Il segnale d’allarme può venire più dalla staticità del mercato interno e da un eccesso di concentrazione dei mercati, per cui determinati fatti ( Brexit, embarghi, trattati, cambi Moneta) possono lasciare il segno.
Certamente il tema si risolve con una politica coordinata a 360 gradi, dalla PAC europea alla difesa delle Dop, da ottimi accordi bilaterali a investimenti pubblici, da una buona legge forte unica chiara sulla politica strategica del vino, non solo per gli aspetti fiscali e burocratici.
Accogliamo con grande favore l’impegno del ministro Centinaio di fare velocemente una legge sull’enoturismo.
Consigliamo di allargare l’obiettivo, contestualmente e non separatamente, al commercio online, al webdigital, al sostegno del consumo nazionale, alla internazionalizzazione tramite la vendita diretta, alla incentivazione della vendita in cantina, alla salvaguardia del lavoro vitivinicolo in zone svantaggiate, alle misure e azioni PAC da prevedere per luoghi din origine difficili, bisognosi di un presidio umano.
L’Ocm vino è importante, ma deve avere più una “chiave” Italiana, deve consentire di appoggiare non solo la promozione in nuovi paesi (all’Italia ne mancano 60 rispetto alla Francia) ma di puntare sulla cultura del consumatore a bere consapevole, a iniziae dal consumatore italiano verso i vini italiani, vista la particolare eterogeneità delle tipologie.
Ben vengano “linee guida e standard minimi di qualità” ma l’enoturismo italiano (2,5 mld/euro per 14 milioni di utenti contro 5 mld/euro e 13 milioni di utenti in Francia) ha bisogno di supporti e-commerce, sostegni vendita diretta, aperture mercati, creazione di figure professionali eno-tourism travel seller (i navigator dell’enoturismo).
Benissimo definire che cosa è l’enoturismo, giustamente per non alimentare disparità di trattamenti, ma quello che conta sono gli strumenti, i contatti, le interazioni, le azioni collaterali fattibili e mettibili in campo per favorire il miglior approccio in cantina.
Per un consumatore-utente anche estero, ma anche per il produttore.
Per esempio gli “standard minimi” devono essere collegati e interagenti con tutto il restante sistema turistico tradizionale “fuori dalla cantina”.
E’ una occasione buona per fare squadra non solo a parole, ma mettendo tutti gli attori della filiera difronte a un impegno che va condiviso per avere supporto, sostegno, appoggio pubblico statale e regionale .
Ben venga un logo, meglio un marchio-logo di filiera unico e nazionale… eventualmente declinabile geograficamente solo a discrezione delle singole regioni.
Così ci saranno anche strumenti di analisi del funzionamento e riscontri annuali di chi ha lavorato bene.
Analisi e valutazione utile per rinnovare fiducia e mezzi l’anno successivo.
In questa ottica occorre anche vedere come salvare o non salvare, integrare o non, le strade dei vini e dei sapori che esistono solo sulla carta e per le riunioni consigliari.
Senza fondi destinati non vanno da nessuna parte e potrebbeo essere una mano importante per formazione, informazione cultura degli addetti ai lavori.
Giampietro Comolli
Redazione Newsfood.com
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
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Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
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