Ecco i primi cru del Salento: Nomas, Remedia Amoris, Foglio 32 Bianco e Rosso

31 Marzo 2011
Tenuta Partemio è la prima azienda della Puglia a definire i propri cru, rendendo visibile, tracciabile e verificabile il territorio di ubicazione
dei vigneti e le loro caratteristiche. Le mappe sono ora disponibili sia sul sito, sia sui materiali divulgativi dell’azienda.
Cru è una parola francese che indica un preciso vigneto, o una sua parte all’interno di un territorio, in grado di conferire, per influenze pedoclimatiche, natura del terreno e della
flora, modi di lavoro consolidati, un vino dalle particolari caratteristiche organolettiche.
In Italia, a parte la zona del Barolo in Piemonte, non si è ancora diffusa la cultura dei cru, e questa definizione viene spesso usata – in maniera impropria – per definire i migliori
vini delle aziende. Ma i cru sono legati a un rigoroso lavoro di zonazione, dove lo studio preliminare, l’indagine pedopaesaggistica, lo stigma interazione tra vitigno e ambiente,
l’elaborazione statistica dei risultati, producono una delimitazione del territorio in zone omogenee e particolarmente vocate.
La Tenuta Partemio, dopo un iniziale lavoro di definizione, condotto dagli agronomi Pino D’Amico e Mario Colapietra, e dopo quasi venti anni di esperienza di gestione delle zone omogenee, ha
deciso di valorizzare i migliori cru dando a ognuno una precisa etichetta. Sono nati così il Foglio 32 Rosso (negro amaro, susumaniello,
primitivo) e il Foglio 32 bianco (chardonnay), che si affiancano al Nomas (susumaniello) e al Remedia Amoris (Aleatico), nuovo nome per uno dei vini più premiati dell’azienda. Per questi due nuovi vini si valorizza la tracciabilità a iniziare
dal nome, infatti nella mappatura aziendale, i vigneti che producono le uve destinate a questi vini sono classificati nel Foglio numero 32.
In merito alla interazione vitigno-ambiente sentiamo cosa ci dice Giovanni Dimastrogiovanni, enologo di Tenuta Partemio.
“Rileverei innanzitutto l’importanza e l’originalità del susumaniello, sia per le potenzialità di questo vitigno sia perché questa è la sua zona storica di
produzione. In azienda abbiamo dei vigneti storici di quest’uva – con cui produciamo il Nomas (un “Tre stelle” per Gigi Brozzoni della Guida Veronelli) – con piante anche di ottant’anni. Le
particolarità del susumaniello sono: maturazione tardiva (infatti abbiamo vendemmiato a metà ottobre); il colore, con tinte che tendono al violaceo; gli estratti e
l’acidità, che in condizioni di produzione controllata per ettaro, con uno, due, massimo tre grappoli per pianta, possono dare degli estratti di grande interesse, che poi si traducono in
una maggior durata nel tempo, maggior eleganza e piacevolezza.
Per il Nomas facciamo una macerazione di 15-20 giorni e poi subito in barrique dove rimane 18-20 mesi o anche 24. Nel Salento, l’abbandono di quest’uva fu a causa della maturazione tardiva, che
abbisogna di maggiori cure. Arrivare con grappoli sani a metà ottobre in queste zone non è facile, significa una giusta proporzione per ettaro, sfogliature, procedure di tipo
agronomico accurate. Con una bassa resa per ettaro il dà buoni estratti e, senza parlare mai in modo assoluto ma circostanziato al rigore produttivo, si può affermare che il
susumaniello, nel caso specifico il nostro susumaniello, può avere una longevità maggiore rispetto a primitivo e negroamaro, i dati e le osservazioni lasciano ben sperare, e
sarà interessante tra dieci anni proporre una degustazione verticale per verificare questa potenzialità”.
Le altre uve e gli altri vini?
“Il primitivo e il negroamaro in questo territorio hanno note speziate particolari, sono più complessi. Il fiano tende nel tempo a tirar fuori mineralità interessante. Lo
chardonnay assume note di frutta tropicale e buona struttura. L’aleatico è una varietà interessante, come per tutte le uve da vini dolci è importante la parte finale della
maturazione, ma anche il lavoro in pianta con l’appassimento naturale. Abbiamo ottime soddisfazioni se ci sono le condizioni climatiche perfette, un’attenta gestione delle chiome, un giusto
carico per ceppo, sfogliature per far arieggiare il grappolo, e poi una macerazione a temperatura controllata di 15-20 giorni, per estrarre polifenoli e precursori che stanno nella buccia, che
sono fondamentali essendo una varietà aromatica. L’ultima vendemmia è stata difficoltosa ma buona, ora vedremo l’evoluzione del vino.
Direi che finora la migliore espressione del nostro Remedia Amoris Aleatico l’abbiamo avuta con il 2007, un passito che si caratterizza per fittezza e concentrazione semplicemente eccezionali,
che non a caso ha ricevuto molti riconoscimenti da Guide e Premi. Grazie al lavoro qualitativo di progettazione fatto una decina di anni fa, è ora interessante verificare anno dopo la
qualità del singolo vigneto. È la zonazione che si prolunga nel tempo, che implementa i dati, che verifica il rapporto simbiotico tra terreno ed età della vite, un sapere
che solo il tempo e il rigore di registrazione dei dati può dare”.
TENUTA PARTEMIO. Vini autoctoni dal Salento tra terroir e progetto
Ascoltiamo ora l’approfondimento di Giuseppe Dimastrodonato.
“All’inizio degli anni ’90 ci siamo trovati di fronte a un bivio: approfittare degli incentivi per lo svellimento o continuare con la produzione vitivinicola. Abbiamo scelto di continuare
mutando tutto o in gran parte e scegliendo la qualità. Così, dopo un lavoro impegnativo, minuzioso, scientifico, approfonditi studi di zonazione, analisi dei terreni, divisione –
secondo le peculiarità – in cinque zone e recupero di selezioni massali molto accurate di vitigni autoctoni, abbiamo deciso di cambiare i sistemi di allevamento e dedicare a particolari
terreni le varietà viticole più consone.
Dalle viti di ottant’anni di susumaniello abbiamo tratto le marze per i nuovi impianti, abbiamo scelto i cloni più adatti di negroamaro, di primitivo, di aleatico, di fiano, e abbiamo
individuato nell’alberello e nella controspalliera a cordone speronato – con una densità che varia dai 5.000 ai 5.500 ceppi a ettaro – i sistemi di allevamento più adatti al
nostro progetto. Le rese per ettaro variano sugli 80 quintali, ma arrivano fino ai 30-35 nelle vigne di susumaniello del Nomas, uno dei nostri vini più conosciuti. I vitigni sono tutti
autoctoni, tranne lo chardonnay, che ben si è acclimatato, e a cui il terroir dona una personalità individuabile”.
A proposito di squadra, avete dei collaboratori eccellenti…
“Nel 2003 è nata la collaborazione, tuttora in corso, con Franco Bernabei, enologo eccelso, che ha scelto di accettare la consulenza dopo aver verificato la serietà e le
potenzialità dell’azienda. Ci ha aiutato tantissimo a crescere e a individuare un piano qualitativo rigoroso. Nel 2007 è iniziata la collaborazione anche con Giovanni
Dimastrogiovanni, devo dire che non è stata una scelta facile ma non potevo lasciarmi sfuggire un’occasione così importante: avere un enologo salentino con esperienze
prestigiose”.
Al Vinitaly – Verona 7-11 aprile – l’azienda Tenuta Partemio è al Padiglione 7, Stand A9
Clicca qui per il depliant Tenuta Partemio
TENUTA PARTEMIO
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