FREE REAL TIME DAILY NEWS

Consumi: stop all'assalto di prosciutti e salami stranieri

By Redazione

Davanti all’assalto del «suino straniero» (875 mila tonnellate per un valore di oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro l’import del 2007, con oltre 60 milioni di cosce di maiale
fresche) bisogna salvare la qualità e le Dop dei prosciutti e dei salami «made in Italy» con adeguate politiche ed interventi mirati.

Da qui il pieno appoggio della Cia-Confederazione italiana agricoltori allo «sciopero» proclamato dagli allevatori che da tempo sono mobilitati per redditi più equi e contro
costi di produzione che rischiano praticamente di mettere fuori mercato le nostre produzioni di pregio (16 «gioielli» a denominazione protetta).

Solo nello scorso anno -ricorda la Cia- il prezzo medio dei suini è diminuito dell’8 per cento rispetto al 2006, mentre il costo dei cereali e dei semi oleosi indispensabili per
l’allevamento ha fatto registrare impennate vertiginose: il mais nazionale è cresciuto del 33,6 per cento, l’orzo estero del 44,6 per cento, la farina di soia estera del 30,7 per cento,
la crusca di frumento tenero del 55 per cento.

Proprio per evitare di far scomparire dalle nostre tavole prosciutti, come il Parma, il San Daniele, il Toscano, e salami della tradizione italiana (Salame di Brianza, Salame di Verzi, Salamini
alla cacciatora), gli allevatori -rileva la Cia- sono scesi sul piede di guerra reclamando una maggiore attenzione verso i loro problemi. Attualmente è in atto uno sciopero (insieme ai
maiali non viene consegnata la certificazione di qualità prevista dal disciplinare della denominazione prodotta) che, di fatto, impedisce la produzione delle Dop, il cui futuro si
deciderà il prossimo 20 maggio. Per questa data è, infatti, fissato a Reggio Emilia l’incontro interprofessionale che stabilirà se ci sono margini di trattativa tra
allevatori, industria e consorzi dei prosciutti Parma e San Daniele.

La giusta protesta dei suinicoltori italiani -sostiene la Cia- ha come scopo principale quello di denunciare un quadro ormai al limite del collasso. Gli allevatori sono allo stremo e non
possono più operare in queste particolari condizioni, con i redditi che, proprio per i crescenti e inarrestabili costi di produzione e per i prezzi praticamente al ribasso, in poco tempo
si sono dimezzati. Sono, quindi, nell’impossibilità di proseguire la produzione di suini pesanti, stante un prezzo di mercato che non li differenzia dal prodotto leggero da macelleria e
soprattutto da quelli esteri che sono meglio pagati.

Dunque, una protesta tesa a salvare il sistema delle produzioni suinicole italiane di qualità che, altrimenti rischiano, di uscire dal mercato e di non avere più materie prime per
le Dop dei prosciutti e dei salami.
L’importanza del settore suinicolo italiano -sottolinea la Cia- viene da numeri che sono significativi. Sono oltre 100 mila le aziende, con oltre 9 milioni di capi suini. Il valore al consumo
della carne suina è di 1,2 miliardi, quello dei salumi di 3,6 miliardi (460 milioni per le Dop). Solo nello scorso anno sono stati prodotti 9 milioni 900 mila prosciutti di Parma (con un
giro d’affari di 1,7 miliardi di euro), mentre quelli di San Daniele sono stati circa 2 milioni e 700 mila.

VISITA LO SHOP ONLINE DI NEWSFOOD