Cambiamenti climatici: Il caso Groenlandia… terra verde
15 Settembre 2017
La Groenlandia (dal danese Gronland, terra verde), la più grande isola del mondo, è coperta per l’83% da ghiacci che raggiungono lo spessore di tre chilometri. Ma a chi è venuto in mente di chiamarla “terra verde”? E perché?
Secondo la leggenda, è stato il capo vikingo Eric il Rosso che lì fu esiliato attorno all’anno 1000. L’isola allora era talmente “calda” da consentire l’agricoltura, l’allevamento di bestiame e quindi l’insediamento di comunità. Ebbe persino un vescovo. E, secondo numerosi storici, da qui partirono i vikinghi alla scoperta dell’America quattro secoli prima di Cristoforo Colombo.
Il cambiamento climatico – con il suo seguito di uragani, innalzamento dei mari, desertificazione, scomparsa di specie animali e vegetali – è oggi oggetto dell’attenzione preoccupata di tutto il mondo (meno che dell’America di Trump) che attribuisce il riscaldamento progressivo della Terra all’inquinamento dell’uomo: infatti dalla metà dell’800 l’utilizzo di carbone e idrocarburi ha quasi raddoppiato nell’atmosfera la presenza di anidride carbonica considerata la principale responsabile dell’effetto-serra e quindi del riscaldamento globale.
E’ un fatto incontrovertibile che l’uomo ci ha messo del suo. Ed è altrettanto incontrovertibile che deve rimediare a quanto da lui malfatto. Ma non si illuda, ancora una volta, di modificare la natura che ha i suoi possenti cicli di glaciazione e di riscaldamento. Come dimostra il caso Groenlandia, ex e probabilmente prossima “terra verde”.
Benito Sicchiero
Pensierino della sera
in esclusiva per Newsfood.com