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BREXIT, EXPORT, CLIMA… VINO ITALIANO ED EUROPEO – I VERI PROBLEMI –

BREXIT, EXPORT, CLIMA… VINO ITALIANO ED EUROPEO – I VERI PROBLEMI –

By Giuseppe

BREXIT, EXPORT, CLIMA, VINO … BASTA all’improvvisazione!

Il vino italiano e il vino europeo che futuro hanno

DICHIARAZIONI SU DICHIARAZIONI… PRIMA UN ATTACCO… POI UN NUMERO DIVERSO… DOPO ANCORA ALTRE PRESE DI POSIZIONE. BASTA COMUNICATORI ALLO SBARAGLIO… IL VINO NON E’ UN CONCORRENTE DI PORTOBELLO O RISCHIATUTTO. ANCHE IL VINO HA BISOGNO DI SOLI PROFESSIONISTI NON DI FREELANCE FAI DA TE.

 

E’ vero, tutti, anche il sottoscritto, siamo sempre impegnati a cercare di capire cosa succederà, cosa accadrà. Viviamo oggi per domani, forse domani l’altro. E così fanno anche i politici al Governo perché li eleggiamo noi, loro, e noi siamo simili, sempre più gli stessi: oggi tocca a lui domani a me. Non c’è una classe dirigente politica formata, non ci sono direttori di consorzi di tutela formati, non ci sono manager di imprese vitivinicole cresciuti in ambito accademico… tutti pescati dal mercato, tutti o di qua o di là, prima in quella azienda e poi in una altra.

Ma qualcuno sa se veramente è stato utile all’impresa, è stato produttivo, o effimero? Anche i “commentatori” del vino sono subito pronti a guardare al domani. E le sconfitte, gli errori, le riflessioni di 10, 20, 30 anni del passato non servono a nulla?  Valgono ancora le DOC a cappello, ampie, di un solo territorio ristretto con 6, 12, 24, 48 sottodenominazioni, menzioni, tipologie diverse?

Riesce oggi un consumatore veloce, interattivo, abituato a pochi caratteri sul telefonino a saper  fare la differenza fra un Riesling italico e un Manzoni Bianco dell’Oltrepo Pavese? Un attento consumatore inglese o americano sa della differenza o come riconoscerla fra un Passito Terre Siciliane, o Passito di Marsala, o Passito di Pantelleria?

Dubito!

Solo il nome di vitigno esclusivo ” Zibibbo” può differenziarsi dal Moscato normale. Questo poi abbinato al “terroir” o al cambio climatico, diventa ancora più difficile, omogeneizzato. Ci ricordiamo della standardizzazione dei vini rossi alcolici, legnosi, carichi, pienissimo dopo la vendemmia 2003 e seguenti indipendentemente dalla Regione di origine?

Nel 2018 la produzione di vino è aumentata di circa il 20%; forse nel 2019 la vendemmia presenta un conto negativo del 16-18% quasi in equilibrio quantitativo. E l’equilibrio qualitativo?

L’Europa produce quest’anno da 150 a 165 mio/ettolitri, anche a fronte di un cambio climatico: in Champagne si sono toccati i 40 gradi nell’estate 2019, ma il consumo globale nel vecchio continente si è ridotto ancora del 10% circa, senza che ci sia la Brexit attiva e i dazi Usa in arrivo. La strada dell’export del vino europeo sarà sempre più agguerrita, con i paesi del Nord-Europa che si candidano a essere “nuovi” produttori.

A sud di Londra le superfici vitate stanno già aumentando, come in Irlanda. In più la produzione Usa di vino è in forte aumento, e la Cina si candida a essere il 4°-5° grande produttore di vino mondiale. Questo per dire che il “vino del futuro”  sarà più governato dal clima che dai consumi, più legato alla tipologia di vino che al canale di mercato con tutto quello che comporta.

Continuerà, in primis, il consumatore Usa e Uk, ad essere un grande bevitore e a pagare di più il vino italiano ed europeo? Forse! Quello che gli ultimi sondaggi e indagini di Ovse-Ceves www.ovse.org stanno registrando è che i consumatori top-spender si stanno spostando verso vini premium riducendo gli atti di acquisto e la quantità: quindi bevono più saltuariamente di prima, essendo anche consumatori più attenti alla dieta, alla salute, ai comportamenti corretti, al rispetto delle regole e al packaging, anche di formati piccoli, ma alzando tutti i parametri connessi alla certificazione e sostenibilità della qualità.

Esiste un altro fattore che inciderà su tutti i consumi: il protezionismo allargato verso le produzioni nazionali, indipendentemente dalla certificazione e qualità riconosciuta: le barriere d’entrata non saranno solo daziarie e economiche, ma anche normative, legali, giuridiche.

Per  questo richiamo l’attenzione,  oramai da anni, dell’Europa sull’importanza della difesa delle DOP con tutti gli strumenti, anche di brevetto industriale, anche di scambio e baratto con altre norme e regole. Il fatto poi che all’interno di ogni paese occidentale (ma ancor più di altri continenti) aumenti la lotta al consumo di alcool, senza fare differenze fra super alcolici e alcol minore (lo fanno sulla droga ma non fra vino e vodka!?) molti consumatori si spostano su altre bevande analcoliche o birra o cocktail.

La Brexit non aiuta, dopo 3 anni di caos, nessun risultato. Certo è che il vino italiano vede nel mercato UK il terzo paese acquirente con circa 850 milioni di euro l’anno fatturati, di cui più della metà fra Prosecco ed altre bollicine. Al momento suggerimenti e indicazioni anche dagli enti pubblici britannici, non vengono recepiti, tipo accordi bilaterali, accordi di libero scambio, controllo delle accise, controllo della circolazione delle merci.

Un caos che dalla “democratica” UK di lungo corso non ci saremmo mai aspettati. Dall’altra parte del mondo, la Cina , galoppa più lentamente ma cresce sempre oramai da 20 anni continui, ma soprattutto matura il consumatore e il mercato cinese sempre più dettagliato e segmentato, quindi un consumatore che guarda al prezzo anche dei vini premium, escluso quelli antichi e consolidati soprattutto francesi.

Il mercato dei vini low sta perdendo interesse, ma purtroppo molti importatori avevano fatto superscorte quindi diventa oggi difficile entrare nel mercato. Fatto salvo nuove crisi economiche, nuovi crolli di borsa, incrementi di disoccupazione, disordini in piazza, rivolte popolari (oggi Libano, Hong Kong, Cile, Bolivia, Brasile,  Venezuela, Barcellona, Belfast, Popolo Curdo, … sono segnali brutti ma con un denominatore comune) il “futuro del vino” almeno in volumi si rivolge a paesi come Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Serbia e tutta l’area paesi ex sovietici asiatici, e anche in Tailandia, Corea del sud, Singapore, Taiwan… speriamo.

 

Giampietro Comolli

Redazione Newsfood.com
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici

Mob +393496575297

Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
Curatore Rubrica Assaggi in libertà

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