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Arance: i pomi d’oro nascono in Sicilia

Arance: i pomi d’oro nascono in Sicilia

By Redazione

Quando si parla di alimentazione, spesso storia, leggenda e politica si fondono. Ad esempio, è il caso delle arance di Sicilia.

Secondo la storiografia ufficiale, tale agrume arriva nella Trinacria sulle navi portoghesi di ritorno dalla Cina. A sostegno di tale tesi, la presenza nei dialetti italiani della parola
“portogalli”, dal portugaj del Piemonte al purtuallo della Campania.

Una tesi alternativa sposta indietro l’orologio, raccontando come il frutto raggiunse il Meridione d’Italia portato da mercanti di ritorno dalla via della seta.

Infine, poeti e scrittori hanno legato le arance ai mitologici pomi che Eracle dovette sottrarre dal Giardino delle Esperidi, che la mitologia colloca in Sicilia.

Comunque sia, il prodotto mette radici. La regione di Palermo è una delle zone più intensamente coltivate, un tempo un intero grande agrumeto. L’isola ha il primato della
qualità, ospitando due delle tre varietà tutelate con marchio IGP o DOP. L’Arancia Rossa di Sicilia (IGP) è disponibile nelle varietà tarocco, moro e sanguinello e
viene coltivata nelle zone di Catania, Enna, Ragusa e Siracusa. La polpa ha sfumature di rosso, il sapore è dolce.

L’Arancia di Ribera DOP ha invece sede nei dintorni di Agrigento e a Chiusa Sclafani in provincia di Palermo, nelle varietà brasiliana, Washington Navel e navelina. La sua buccia
è arancio chiaro mentre la buccia ha una tinta più marcata e ricca di succo.

Chiude il lotto l’unica estranea, l’Arancia del Gargano (Puglia), IGP. Tra l’altro, la regione Puglia offre uno dei Presidi Slow Food e lì gli agrumi maturano praticamente lungo tutto il
corso dell’anno. A Natale si raccolgono le arance Durette, ad aprile-maggio le arance Bionde, ma si possono mangiare fresche fino a settembre. In questa zona si trova anche il melangolo,
termine che solitamente indica le arance amare in generale, ma che in questo caso si riferisce a un’arancia di pezzatura medio-piccola, dal colore rosso intenso e lucente e dalla buccia molto
sottile, con succo tendente al dolce.

Ma l’arancia rimane cosa di Sicilia, pezzo base della sua vita e la sua storia.

Lo scrittore Giuseppe Bandi racconta così la vicenda dell’armistizio tra le Camicie Rosse di Garibaldi e le forze borboniche del generale Letizia e il colonnello Buonopane.

Secondo Bandi, gli emissari nemici “Trovarono Garibaldi seduto sopra una poltroncina, ed aveva tra le gambe una sedia, sulla quale erano diversi sigari, due o tre arance, un pugnaletto fuori
della guaina e diversi fogli”. Le arance vennero così usate per ammorbidire e facilitare la trattativa. “Mentre il colonnello così parlava, Garibaldi aveva mondato tutt’intera
un’arancia e l’avea aperta; ora, egli ne infilò uno spicchio con la punta del pugnaletto e lo porse a Letizia, dicendo: «A voi, generale»; e poi ne infilò un altro e
l’offrì a Buonopane, dicendogli: «A voi, colonnello»”.

In questo modo, furono lette le condizioni e firmata la tregua.

Matteo Clerici

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