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Allergie alimentari: i bambini si proteggono con la desensibilizzazione orale

Allergie alimentari: i bambini si proteggono con la desensibilizzazione orale

By Redazione

Le allergie alimentari sono un problema che colpisce l’8% dei bambini in giovanissima età. Tali problemi causano una risposta immunologica errata verso alcune proteine degli alimenti,
con un ventaglio di conseguenze che vanno dall’asma all’orticaria ai problemi intestinali.

Tuttavia, i medici possono gestire diverse opzioni d’intervento, tra cui la desensibilizzazione orale, tecnica efficace nell’80%.

Questi ed altri temi saranno al centro di “I bambini ci guardano”, titolo del 66° congresso nazionale della Società’ italiana di pediatria (Sip), che si terrà a Roma dal 20 al
23 ottobre.

In particolare, la desensibilizzazione orale incontra l’approvazione di Alberto Ugazio, presidente Sip, ed Elio Novembre, responsabile della struttura di Allergologia Pediatrica dell’A.O.
Universitaria A.Meyer di Firenze.

Come spiegano i due esperti, la desensibilizzazione orale (DO) si basa sulla lenta e graduale ma progressivamente somministrazione al paziente dell’alimento “proibito”. Lo scopo finale è
rendere in grado l’organismo di tollerare il prodotto. La prima fase della terapia inizia in ospedale (ricovero o Day Hospital); in seguito, il bambino torna per ricevere la dose incrementata
ma sempre in un ambiente attrezzato per le emergenze. In rari casi, la terapia è svolta a casa, tramite dosaggio indicato dal medico.

Tuttavia, i due scienziati ricordano come la desensibilizzazione non è una procedura standard, ma deve essere ritagliata sulle esigenze del minore e della sua famiglia.

Inoltre, la tecnica non è piva di effetti collaterali: tra i più comuni, prurito ed edema delle labbra, mal di pancia, tosse, asma e difficoltà’ a deglutire. Tali problemi
sono però quasi sempre gestibili e di durata temporanea.

Sul fronte dei risultati, i pediatri sostengono che l’80% dei pazienti ottiene buoni risultati (la tolleranza completa o parziale del cibo) mentre nel restante 20% la terapia deve essere
sospesa.

Matteo Clerici

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